A Messina siamo al giorno tredici, tredici giorni senza acqua. Senza acqua corrente nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nelle mense. Tredici giorni! E per tredici giorni nessuno, nessuna autorità civile o politica o potere o governo locale o sindaco o assessore o locale Protezione civile o vigile urbano o tecnico dell’acquedotto ha mai detto la verità.
Hanno detto in sequenza in questi tredici giorni almeno sei volte l’acqua è tornata, sta tornando. Era falso ma loro, sindaco ecologico e alternativo in testa, andavano in radio e in televisione a dire: è tornata al 50, no anzi al 60 per cento, se a casa tua non è arrivata è perché sei nell’altra parte della città, magari quella alta…
In questi tredici giorni almeno quattro volte hanno detto: il peggio è passato, ci vuole solo il suo tempo perché l’acqua che è tornata a scorrere espella dalle condotte l’aria…
Era falso, era tutto falso. Mentivano. Ma non per cattiveria d’animo o di governo. Mentivano per abitudine, attitudine, consuetudine. La bugia infatti appare in Italia al responsabile di qualcosa, di qualunque cosa, praticamente un dovere. Un dovere addirittura civile. Mentivano obbedendo alla regola, più o meno da tutte le autorità e istituzioni osservata, secondo la quale l’ultima e la peggiore cosa da fare è la verità. La verità alla pubblica opinione, alla gente, agli interessati va nascosta, velata. Per il loro bene, ovviamente. Perché non la reggerebbero, perché nessuno ormai in questo paese isterico e sovra eccitato regge nessuna verità.
A Messina un sindaco, una Protezione civile, una società dell’acquedotto, una politica e amministrazioni locali non teatranti potevano fin dal primo giorno dire la verità. La verità era (ed è): cari cittadini ci vorranno molti giorni, forse settimane, non sappiamo quanto…sarà dura, durissima, diamoci tutti una mano…il danno della frana, frana che è solo una parte del danno che tutti noi ci infliggiamo costruendo dove non si deve e come non si deve, è grave, gravissimo…è come se dovessimo rifare l’acquedotto…è una prova dura per la città, la supereremo solo se capiamo cosa abbiamo di fronte e ci organizziamo di conseguenza…
Ma nessuno ha avuto il coraggio di dire la verità. Dire alla gente settimane senza acqua? Sarebbe panico e rivolta! Dire che la frana non è un castigo della divinità ma un guaio che a Messina ci siamo chiamati? Ma sei pazzo, dove vuoi arrivare? Informare la gente sulla realtà e quindi chiamarla ad organizzarsi? Pericoloso, mai tentato, e poi chi se la prende la grana di organizzarla la gente? Con questi e altri simili argomenti tutti incapaci di dirla a Messina la verità su Messina senza acqua.
Incapaci di dire la verità come sono ormai tutti i “responsabili” di qualche cosa. Incapaci di dire la verità i “responsabili” perché il prendersi una responsabilità in Italia è considerato tra il suicida e il folle. Quindi le autorità mentono, la gente lo sa e così si alimenta e moltiplica il cerchio della sfiducia e inattendibilità di ogni pubblica e ufficiale informazione. Non ci si fida reciprocamente tra istituzioni, autorità e gente, cittadini. I responsabili mentono, i cittadini non accettano e rifiutano la verità, spesso la rigettano come fosse offesa e attentato ai loro danni…Così si resta non solo senza acqua, che prima o poi torna. Così si resta neanche tanto alla lunga senza cosa pubblica, Stato, comunità…perfiuno civiltà.