TORINO – “A chi la vuole, io mamma dico: Stamina non funziona”. E’ la sintesi dell’intervista fatta da La Stampa a Laura Piumetti, madre di Davide, un figlio colpito dalla sclerosi che, tra i primi, si è rivolta ed ha creduto a Vannoni. “Mi creda – dice la Piumetti -, io li capisco quei genitori che vorrebbero abolita la lista d’attesa all’ospedale di Brescia. Li capisco perché anche io avevo bisogno di qualcuno che salvasse mio figlio. Ma stiano attenti, perché quella cura non funziona”.
Laura Piumetti e suo figlio Davide sono loro malgrado una sorta di “pionieri” del metodo Stamina. Era il 2008 quando, spinti dalla disperazione, come spiega la mamma, si rivolsero a Vannoni, allora ancora sconosciuto alle cronache e al grande pubblico. Sperano, credono e s’indebitano. Le cure miracolose costano, e non poco. Laura ipoteca il suo stipendio, attraverso la cessione del quinto, per trovare i 28 mila euro necessari per accedere alle cure. Ma dopo due anni di trattamenti, e quattro punture ricevute a San Marino, di risultati nemmeno l’ombra. Al dolore per la malattia, allo strazio di vedere un figlio giovane ed una volta energico si aggiunge la frustrazione dell’essere stati truffati. E così anche loro si rivolgono alla magistratura dove, sul tavolo di Raffaele Guariniello, cominciano ad impilarsi le segnalazioni su Vannoni e il suo metodo.
“Dopo due anni di terapia – racconta la Piumetti a Grazia Longo -, quando ci siamo accorti che non servivano a nulla ho deciso di andare dai carabinieri del Nas. In quel periodo incominciavano ad essere pubblicati i primi articoli sulle indagini del procuratore Guariniello sul caso Stamina e allora ho capito che non eravamo stati presi in giro solo noi”.
L’intervista della mamma di Davide è innanzitutto un invito, un monito agli altri genitori che oggi chiedono a gran voce di poter accedere al contestatissimo metodo. “Come madre – dice la Piumetti – sei disposta a tutto. Sei pronta a credere a tutto e a tutti, anche ad un santone, anche al professor Vannoni”. E proprio qui sta l’aspetto più odioso della vicenda Stamina, non tanto nell’assoluta assenza di riscontri scientifici del metodo proposta da Vannoni e nemmeno, se possibile, nelle ultime rivelazioni sul cocktail iniettato ai pazienti, ma nell’aver agito facendo leva sulla disperazione di persone che non hanno altro in cui credere.
Di fronte alla sentenza “non curabile” tutti, semplici cittadini come illustri scienziati, sono ovviamente disposti ad affidarsi a chiunque. La speranza, come si dice, è l’ultima a morire e, in nome di questa, ci si affida anche ai classici falsi profeti. Di santoni e cure tanto miracolose quanto inefficaci né è piena la storia dell’uomo. Non li è riusciti a sconfiggere la scienza e, anzi, i moderni mezzi di comunicazione ne hanno persino aiutato la diffusione.
“Ho visto dei miglioramenti”, giurano alcuni genitori. E su questa semplice frase schiere di disperati sono disposti a provare non avendo, in fondo, nulla da perdere. Ma la disperazione può far vedere anche quello che non c’è. “A parte il fatto che bisognerebbe capire se il miglioramento è stato riconosciuto anche dai neurologi – continua la Piumetti -, le posso dire che il mio Davide all’inizio aveva manifestato qualche progresso. Sembrava riuscisse a muovere le gambe, ma è durato poco, pochissimo, qualche minuto appena”. Non lo dice la Piumetti ma, la sua ricostruzione, somiglia molto alla suggestione.
E difficilmente di altro potrebbe trattarsi se non di suggestione, specie dopo le ultime rivelazioni sul contenuto delle fantomatiche iniezioni. Poche e quasi inesistenti le tracce di cellule staminali contenute nel preparato di Vannoni dove, al contrario, si segnalano antibiotici e liquido fetale bovino di dubbia provenienza. Un cocktail certamente non efficace e persino potenzialmente dannoso, vista la possibilità di contrarre con questo Hiv ed epatite.