Obesi di Mostre: 30 al giorno. Il 60% è pubblicità e favori

Florens 2012

ROMA – Oltre diecimila ogni anno in quattromila sedi differenti, un’inaugurazione ogni 45 minuti per un costo di circa due miliardi di euro l’anno. Sono i numeri delle mostre nel nostre Paese. Tante, tantissime, ma sono tutte utili si domanda La Stampa? A far cultura forse no, ma a far girar denaro e “consenso” certamente sì.

La Fondazione di Venezia e la Fondazione Florens hanno commissionato una ricerca sull’universo delle mostre italiane a Guido Guerzoni, dell’Università Bocconi. Ed è da questa ricerca che vengono i numeri appena citati. Ricerca che ha preso in considerazione il 2009 e il 2011 per elaborare i dati e ricerca che dice che le mostre, almeno per numero di visitatori, sono un successo. Ogni anno circa 40 milioni di italiani le frequentano, più di quanti affollano gli spalti degli stadi. Ma se questo dato potrebbe essere preso come positivo, altri aiutano a svelare meglio la natura non sempre limpida delle mostre che punteggiano il nostro Paese.

Dall’indagine di Guerzoni emerge infatti un primo dato sospetto: in periodo pre elettorale il numero di mostre aumenta. Ed è questo il sintomo di come spesso vengono intese, male, le mostre. Non cioè come grandi eventi culturali ma come semplici occasioni per far girare denaro, stringere mani e farsi vedere.

Delle oltre 9 mila mostre del 2009, così come delle circa 6 mila del 2011 (a cui va aggiunto un 10% di iniziative non censite), solo una piccola parte ha avuto risonanza nazionale. Solo una piccola parte ha avuto come teatro luoghi simbolo della cultura italiana come le scuderie del Quirinale o palazzo Strozzi e solo una piccola parte ha riguardato grandi artisti di ieri e di oggi. La maggior parte dei vernissage, lo zoccolo duro delle mostre, ha invece una natura molto diversa: locale. E non che una connotazione ‘locale’ o ‘piccola’ sia di per sé negativa. Ma la maggior parte delle mostre nella sua località esprime il suo limite perché riguarda artisti che artisti non sono ed è stata ospitata in luoghi non sempre adatti. Strumento, questo tipo di vernissage, più che di cultura di relazioni sociali e politiche. Un modo come un altro per far girare denaro. Tanto è vero che, sempre secondo lo studio di Guerzoni, in Italia ci sono ben 3.584 persone che come professione fanno i curatori di mostre. Una vita non sempre facile e agiata, ma un numero decisamente alto.

La ricerca rileva anche che gli allestimenti prosperano soprattutto al Nord (60%) e nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, Firenze) e che, oltre che nei 4.120 musei italiani si espone anche in altri 3.876 spazi di varia natura, adatti o meno alla funzione: dalle scuole ai padiglioni industriali recuperati, dai castelli restaurati ai palazzi antichi rimessi in funzione. Su 100 mostre poi, 66,36 (più dei due terzi) riguardano l’arte contemporanea. Definizione dietro cui si nasconde di tutto, dall’artista affermato sino alla collezione di centritavola fatta dalla zia dell’assessore.

Non storcano il naso gli amanti delle piccole mostre di paese, anche nel piccolo si possono trovare arte e cultura. Ma non basta esporre le tele di un pittore della domenica, sotto la scritta ‘mostra’, per aver organizzato un evento culturale degno di questo nome. Mai come in questo caso la quantità non fa la qualità.

 

Published by
Emiliano Condò