ROMA – Lo strano caso della telefonata del Cavaliere. Non rientra, il domandarsi e tentare ipotesi sull’origine e la ragione della telefonata in cui Silvio Berlusconi accusa il Colle, nella banale dietrologia ma, al contrario, nella logica del tentare di capire. Capire come una simile privata conversazione possa diventar pubblica. A chi questa pubblicità possa giovare e chi, tra il parlamentare del Pdl e lo scaltro giornalista, sia l’ingenuo di turno, il vero ingenuo.
Perché, se una certezza c’è, è che tra i due uno ha recitato la parte in commedia del fesso: o il parlamentare che si è fatto registrare la telefonata non capendo che sarebbe stata resa pubblica e quindi “tradendo” la privacy politica, diciamo così del Capo. Oppure il giornalista che inseguendo lo scoop ha abboccato al classico trappolone e ha messo in pubblico e in rete quel che Berlusconi voleva gli fosse “scippato” al telefono. In questo secondo caso il parlamentare e/o il Cavaliere volevano che la conversazione venisse resa pubblica, magari per mandare un messaggio proprio al Quirinale. Sono ipotesi, però delle due l’una.
Il Presidente Giorgio Napolitano avrebbe fatto pressioni e ottenuto che i giudici della Cassazione tagliassero lo “sconto” a Mediaset nella sentenza sul caso Mondadori. La Suprema Corte, rispetto alla sentenza d’Appello, ha ridotto di 24 milioni di euro la cifra che il biscione dovrà pagare alla Cir di De Benedetti, se il Colle non fosse intervenuto il taglio sarebbe stato di circa 10 volte tanto. E’ questo quello che sostiene Silvio Berlusconi nella telefonata “rubata” dalla trasmissione de La7 Piazza Pulita.
Le virgolette sull’aggettivo rubata sono de La Stampa, ma i dubbi sul come e sul perché questa conversazione tra il Cavaliere e un parlamentare Pdl sia divenuta di dominio pubblico travalicano, e di gran lunga, i confini del quotidiano torinese. Una storia che emana cattivi odori, come può una simile conversazione uscire? Ingenuità del parlamentare per ora ancora anonimo, o al contrario grande malizia? L’avvocato Niccolò Ghedini promette azioni legali, ma non basta certo questo a soddisfare tutti gli interrogativi.
“Mi è stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata – dice testualmente Berlusconi nella trascrizione della telefonata mandata in onda dalla trasmissione di Corrado Formigli -. Tu (rivolgendosi all’anonimo parlamentare) non riesci ad avere nessuna informazione su quello che è successo alla sezione civile della Cassazione per il lodo De Benedetti?”. Riferisce quanto avrebbe saputo e cerca informazioni il Cavaliere, e spiega come Napolitano avrebbe “fatto ritelefonare Lupo (Ernesto Lupo, consigliere giuridico del Quirinale) al Presidente della Cassazione, che ha chiamato il Presidente di Sezione costringendolo a riaprire la camera di consiglio. Cosa che non succede mai”. Un’accusa, per quanto in forma dubitativa, nascosta dietro la formula del “mi è stato detto che”, parente prossima della scusa “le sigarette sono di una mia amica” tipica degli adolescenti beccati col pacchetto di bionde nello zaino, che si arricchisce di ulteriori dettagli. “La Sentenza – svela Berlusconi al forse ignaro parlamentare e con lui ai giornalisti de La7 – era già pronta il 27 di giugno. E riaprendo la camera di consiglio hanno tolto circa 200 milioni di quelli da cui… che de Benedetti doveva avere in meno. E’ una cosa gravissima”.
E certamente “una cosa gravissima”, anzi di una gravità inaudita sarebbe se questa ricostruzione rispondesse a verità. Il Quirinale seccamente smentisce: “Un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria”. E anche senza voler proporre verità che non si conoscono appare effettivamente poco credibile l’immagine del Capo dello Stato che telefona a dei giudici chiedendo di infrangere la legge per far pagare più soldi a Berlusconi.
La questione non è però quella della supposta “invasione di campo” di Napolitano a cui, tutti o quasi, danno poco o nessun credito. Ma è invece quella della telefonata e della sua diffusione. Ghedini promette querele e quant’altro, ma come potrebbe non farlo? Non sarà forse che questa telefonata possa inserirsi nella lotta tra Berlusconi e il Colle con l’ex premier che da tempo accusa il Quirinale di non offrire gli aiuti che lui ritiene doverosi? Non serve essere dietrologi professionisti per domandarselo ma basta un po’ di buon senso.
La ricostruzione ufficiale racconta di un “povero” pidiellino trovatosi nella sfortunata circostanza di ricevere una telefonata del Cavaliere, e che telefonata, proprio mentre si trovava con i giornalisti di Formigli. Una sfortuna sfacciata ma possibile. Ma non è tutto. Il parlamentare in questione avrebbe inserito il viva voce, e qui la ricostruzione comincia a scricchiolare, e non lo avrebbe tolto nemmeno sentendo il tema che Berlusconi proponeva. In tutto questo poi quelli de La7, dimostrando acume e velocità d’esecuzione, avrebbero registrato tutto. Eccezionalmente veloci o altrimenti non colti di sorpresa e, magari, usati come inconsapevole megafono.
Una ricostruzione che può anche essere vera, e anzi lo sarà certamente, ma che appare davvero incredibile. Prendendo per buono questo svolgimento dei fatti appare chiaro che uno dei due attori, parlamentare Pdl e giornalista de La7, è molto furbo mentre l’altro molto ingenuo. Sarà stato ingenuo il parlamentare Pdl che ha, involontariamente, diffuso informazioni che mai sarebbero dovute uscire? O sarà invece l’ingenuo il giornalista de La7 che immaginando uno scoop, altro non ha fatto che realizzare un disegno da altri pensato? Certezze non ce ne sono, conoscendo però Silvio Berlusconi è molto probabile che l’ingenuo non sia lui.