I negozi negano il pacchetto al regalo, parabola di un Natale scorbutico

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MILANO – Regali sì, ma senza fiocco. Li compri ma in negozio il pacchetto regalo non  te lo fanno oppure te lo fanno pagare a parte. Regalo senza pacchetto: metafora e parabola di un Natale avaro e scortese. Nell’annus horribilis dell’economia italiana, il Natale in arrivo sarà un Natale di crisi, povero. Nonostante questo però sotto l’albero i regali ci saranno, magari meno e più modesti rispetto al passato ma saranno al loro posto. Con la differenza che il pacchetto ce lo saremo dovuti fare da soli perché, se la crisi non ha tagliato i regali, ha certamente contribuito alla scomparsa dei negozi che impacchettano i doni. Fino a qualche anno fa era dato per scontato, almeno in periodo natalizio, che le commesse confezionassero per i clienti un bel pacchetto, magari col fiocco, pronto per essere consegnato. Ora non più. Nel migliore dei casi il cliente che vuole il pacco regalo deve pagare un sovrapprezzo, nel peggiore si deve rassegnare a fare un salto in cartoleria per comprare carta, scotch e nastri.

Crisi, mancanza di tempo o altro, sta di fatto che sono sempre più i negozi che non confezionano i pacchetti per i clienti. Grandi catene in testa. La scena della commessa che con la forbice arriccia il nastro appena legato è una scena sempre più rara. Le risposte alla richiesta del pacchetto regalo variano: si va dai negozi che chiedono 1 o 2 euro in più per la confezione, e la fanno; a quelli che ti regalano la carta ma il pacchetto lo devi fare tu. I migliori sono i negozi che oltre a farti pagare la carta e i fiocchi, ti mettono a disposizione un tavolo dove impacchettarti il regalo. I più schietti quelli che dicono: “Mi spiace no, non abbiamo tempo”. Niente pacchetto da Zara e da Abercrombie. Al Disney Store se vuoi il contenitore di cartone lo paghi due euro e mezzo. Biffi ti “regala” solo una busta, solo Intimissimi ti fa il pacchetto.

E allora eccole lì, torme di nonne, mamme e papà che si arrabattano per confezionare dei pacchetti presentabili per i loro bambini. Mariti che litigano con lo scotch e carte di dubbio gusto. Il danno non è certamente gravissimo, sopravviveranno gli italiani e con loro anche i regali. Ma il dispiacere resta, eravamo abituati a sentirci domandare giunti alla cassa: “è per un regalo?”.

Ovviamente, alcuni grandi classici sopravvivono, come il pacchetto turchese di Tiffany, e ci sono anche lodevoli eccezioni. Ma la scomparsa dell’abitudine dei negozi di fare in pacchetti sembra una metafora del Natale che ci apprestiamo a vivere. E dire che, in ogni regalo, che sia per Natale o per qualsiasi altra ricorrenza, il pacchetto è parte integrante del regalo stesso. E’ la sorpresa ed è la forma del regalo prima che la sostanza ne venga svelata. Ma di questi tempi è meglio pensare alla sostanza.

 

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