ROMA – Padova, Istituto Tecnico F. Severi. Un docente, un prof come usa dire, si vede assegnata una cattedra. Ma non ci si siede su quella cattedra fin dal primo giorno, neanche per un minuto. Chiede ed ottiene congedo per motivi familiari fin dal primo giorno dell’anno scolastico. E fin qui tutto regolare, normale, comprensibile. Ci possono essere eccome motivi familiari che giustificano il congedo e non sono fatti nostri indagare quali siano.
Infatti la scuola provvede e cerca e trova insegnante supplente per la cattedra vacante. Dirà poi la preside Nadia Vidali che la ricerca del supplente (sarà una supplente) risulterà anche fortunata. Perché la prof supplente sa del suo lavoro, le piace, è appassionata e piace come lavora agli studenti. Insomma, ex malo bonum per dirla con lingua antica, da un guaio (i motivi familiari e l’insegnante in congedo) un esito positivo (una brava prof supplente e relativi vantaggi). Fin qui…
Ma non finisce qui la storia raccontata dal Corriere della Sera. Il 23 dicembre, lo scorso 23 dicembre, ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, il prof in congedo si presenta in Istituto e formalmente, solo formalmente per carità , riprende possesso della “sua” cattedra. La sua apparizione in organico, anche solo per un giorno, cancella dall’organico la supplente. Dopo le vacanze quindi sarà il prof fino ad allora in congedo a lavorare e insegnare? No, il prof in congedo di è presentato solo per interrompere il periodo di congedo e quindi a norma di burocratica norma poterlo riprendere…il congedo.
Lui non insegnerà alla ripresa delle lezioni, torma dov’era, in congedo. La supplente non può tornare, a norma di regolamento e disposizione il prof in congedo comparendo un giorno l’ha di fatto espulsa dalla scuola. Bisogna cercare altro/a supplente e che la fortuna la mandi un’altra volta buona alla scuola e ai suoi studenti. E la supplente brava si rammarichi pure, ha ragione. Ma il prof in congedo l’ha messa fuori gioco.
Ed è qui che preside Nadia Vidali non ci sta, rende pubblica la storia e pubblicamente domanda al prof in congedo: “Ma lei cosa ci è venuto a fare a scuola il 23 dicembre?”. Sottinteso e neanche tanto sotto: va bene i suoi diritti ma perché far danno ai diritti altrui?
Buttare la croce sul prof in congedo? Può non piacere la figura di chi va in cattedra ma non ci va. Ma, si è detto, poteva avere validi motivi familiari. Però poteva risparmiarsi il bis o forse no. Certo poteva risparmiare alla scuola il danno collaterale della sua visita di un giorno che cancella la brava supplente e la caccia dal lavoro che faceva bene. Buttare la croce sui regolamenti? Sulle burocrazie? Sui permessi e congedi più o meno facili? Non buttiamo la croce su niente e nessuno, non sappiamo a sufficienza per farlo. Però qualcosa di storto c’è in questa storia e questa storia storta mostra con tutta evidenza che qualcosa di storto c’è nel come funziona il triangolo diritti dei prof, diritti della scuola, diritti degli studenti. Lo storto è che ci sono tanti sacrosanti diritti e praticamente nessun dovere. Ed è uno storto che tanto si vede quanto si è sicuri nessuno lo raddrizzerà .