ROMA – L’unico a mostrare se non un briciolo di dignità almeno una punta di buon senso è l’organizzatore della festa a base di ancelle e maiali Carlo De Romanis: “Mi ricandiderò? Intanto, dev’esserci qualcuno disposto a ricandidarmi…”. Qualcuno, probabilmente, De Romanis alias Ulisse lo troverà. Ma almeno sembra non dare per scontato che così debba essere. Cosa che invece fanno diversi suoi colleghi, da Franco Fiorito a Chiara Colosimo. L’ex capogruppo alla Pisana infatti, come la capogruppo per appena quattro giorni e altri, lo danno assolutamente per scontato: alle prossime elezioni loro ci saranno. Con chi poco importa perché, come candidamente ammettono, la politica è il loro lavoro, un negozio o l’altro, un ufficio o l’altro, un’insegna o l’altra poco cambia per chi non ha altro “mestiere”. E che ha assaporato, delibato le “certezze del mestiere”, cioè il potere innaffiato dai soldi pubblici.
Non vogliono mollare, non saprebbero che altro fare e pensano di riuscirci a continuare a farlo. Sembrano matti ma attenzione, non è detto che lo siano. Perché questa non è “Casta” che non vuol fare un passo indietro, “nominati” dai partiti e mai votati da nessuno. Questa è gente che i voti li ha presi, comunque li abbia presi, e tanti. E che quindi pensano, da esperti, di poter tornare a prenderli. Nelle Regioni, nel Lazio, i candidati non sono scelti e imposti dalle segreterie. Si vota con le preferenze e Fiorito, come la Colosimo e come il presidente del consiglio regionale Mario Abruzzese, di preferenze ne hanno incassate non poche. Sono stati scelti. Dagli elettori, non dai partiti.
Chiedono, vogliono, preparano un altro giro sulla giostra. E a dar a tutti l’esempio è in fondo colei che li guidava tutti fino a ieri: Renata Polverini ha fatto affiggere nella città manifesti dove si dice, anzi si legge: “Questa gente la mando a casa io e ora facciamo pulizia”. Capito? La Renata Polverini che si è scelta uno ad uno gli assessori, compreso quello al bilancio che firmava, la Polverini che aveva consiglieri eletti nella lista Polverini che erano ilo leader della spesa pro capite per ristoranti, la Polverini che quattro giorni fa diceva rivolgendosi al suo Consiglio regionale: “Ce l’abbiamo fatta, è tornata la politica pulita” deve essere un’altra da quella che firma questi manifesti. La Polverini due, quella che aspira ad un altro giro magari cambiando carrozzina sulla giostra, invita a far “pulizia” di quelli che quattro giorni fa aveva indicato come la “politica pulita” e si intesta il “mandare a casa” quelli che quattro giorni fa era quelli con cui “se la sentiva” di andare avanti. Altro che Ulisse, Prometeo multiforme era un bambino a fronte della Polverini.
Il “laziogate”, come è stato ribattezzato, ha mostrato la faccia peggiore della politica locale nostrana. E ha svelato, raccontato e dato corpo e vita ad una serie di personaggi che forse nemmeno i Vanzina avrebbero osato tratteggiare. Personaggi a cui Cetto La Qualunque deve o dovrebbe molto e personaggi che, raggiunti dal Corriere della Sera, hanno tutti serenamente e decisamente affermato di voler certo ricandidarsi.
“Ecco invece Chiara Colosimo, 26 anni, ex cubista del Gilda e nuova capogruppo del Pdl da nemmeno quattro giorni, succeduta a Francesco Battistoni, che a sua volta era succeduto a Francone Batman Fiorito (personaggi pazzeschi, su questa storia ci faranno un film, è sicuro). Lunedì la Colosimo era finita di nuovo sui giornali per quella foto in cui è ritratta con alle spalle l’effigie di Corneliu Zelea Codreanu, fondatore della “Guardia di ferro”, movimento legionario rumeno degli anni Trenta, antisemita e ultra nazionalista. Ti aspetti una ragazza mortificata, preoccupata, attenta alle parole: e invece, mettendo su un’aria furbetta, lascia intuire che sta già cercando di capire dove tirerà il nuovo vento della politica nel Lazio. Ha intenzione di ricandidarsi? “Embé… sì, per forza!”. Non è scontato. “Come sarebbe a dire? È il mio lavoro, ormai!”. Certo, è il suo lavoro. E con chi si ricandiderà? Con il Pdl? “Ah, boh! Sì, per ora con il Pdl…”. (…) Batman esce dalla Procura di Viterbo e annuncia: “Aho’! Pure io me ricandido!”. Il microfono trema nella mano della cronista di Viterbo Tv: scusi, non ho capito… “Me-ri-can-di-do! Capito? D’altra parte, perché nun dovrei? Nun so’ mica un ladro, io!” (ricorderete: con i soldi del Pdl, quindi i nostri, non solo s’è comprato un Suv costato 88 mila euro, ma ci andava pure regolarmente in Costa Smeralda). (…) E poi De Romanis: “sì, certo che mi vorrei ricandidare…. è il mio lavoro, la politica, no?”. È (era?) il lavoro di tutti. Anche di Veronica Cappellaro, 31 anni, dai Parioli con sobrio giubbino jeans e polsini in visone, già sposata con il nipote di Donna Assunta Almirante e cugina dell’ex segretario personale del potente Denis Verdini: nel 2011 si sottopose, a spese dei cittadini, a una serie di ritratti fotografici (costo: 1.080 euro). E adesso cosa ci farà, signora, con quelle foto ricordo? “Mhmm…”. Clic. Un po’ di nervosismo. Non è facile rinunciare a uno stipendio di 13 mila euro netti al mese.
(…) Sono stanchi, hanno perso lucidità, qualcuno è commosso (come Mario Brozzi, ex medico della Roma e capogruppo della Lista Polverini), ormai è notte: ma, dicono, c’è Francesco Battistoni che già briga per diventare sindaco di Viterbo. “Me lo meriterei, diciamo la verità”.
Una concezione della politica, quella nella testa dei protagonisti degli scandali laziali, che con la politica ha poco a che fare. La politica sarebbe se non passione almeno vocazione, forse impegno ma certo non lavoro. Nel mondo del lavoro il miglior datore di lavoro, quello che offre stipendio più alto e ruolo più prestigioso, è quello con cui si firma un contratto. Ma in politica non si dovrebbe scegliere casacca secondo la logica del miglior offerente. Eppure è evidentemente questa l’idea della politica che i politicanti laziali hanno in testa. La pensano e non sanno, non comprendono nemmeno quanto questa visione delle cose sia distorta e foriera di disastri per la cosa pubblica. Ce l’hanno e la rivendicano: “Con chi mi candido? Ah, boh… Per ora con il Pdl…”, sottointeso finché non salta fuori qualcosa di meglio.
Sono folli, fuori dal mondo i nostri rappresentanti alla regione Lazio? Si, anzi no. Folli nel senso fuori dalle regole certo, ma fuori dal mondo niente affatto. Sono stati votati questi signori, scelti ed eletti. E in questo caso gli elettori non possono nemmeno tentare di nascondersi dietro la casta che da sola si sceglie. Fiorito come la Colosimo, Abbruzzese come Battistoni non sono stati votati perché imposti in liste bloccate redatte dalla segreteria del Pdl o di qualche altra forza politica, ma sono stati votati per scelta. Nel Lazio infatti esistono ancora le preferenze, quelle che molti, almeno a parole, vorrebbero reintrodurre anche nelle elezioni politiche. A livello nazionale le liste bloccate hanno portato in Parlamento personaggi che non sarebbero mai stati eletti, discutibili, dicono in molti. Ma Fiorito e soci hanno trovato la loro poltrona dove gli elettori avrebbero potuto scartarli privilegiando un compagno di partito magari onesto. Qualcuno ci sarà pure stato di onesto.