ROMA – Precari della scuola tutti prof in cattedra! E’ questa la ragione ultima, l’anima vera e profonda dello sciopero generale della scuola indetto da Cgil, Cisl Uil per il 23 maggio. Indetto, non a caso, il giorno in cui parte il concorso nazionale che seleziona 64 mila precari della scuola e ne farà altrettanti professori in cattedra. E’ lì, in quella parola, nella selezione, nell’idea e nella pratica di un concorso che valuta e verifica lo “scandalo” che offende i sindacati, lo strappo rispetto a consuetudini ed aspettative. La protesta, la dura protesta, è perché non si fa più come prima.
Nella scuola da tempo, per volontà sindacale, sostanziale adesione del personale e scelte, anzi abdicazioni accomodanti di governi dopo governi, si faceva così: tu diventa precario, insegna da precario e sarai di fato iscritto in una lista d’attesa, magari lunga, ma che sicuramente porta in cattedra. La qualifica necessaria e sufficiente per diventare un giorno professore di ruolo è stata di fatto quella di precario. Le altre qualificazioni professionali non guastavano certo ma erano per così dire accessorie. Insomma il corpo docente si è modellato sulle attese e aspettative dei lavoratori della scuola. Sui bisogni dei lavoratori precari. Bisogni e aspettative dei cittadini utenti della scuola, di scolari e studenti, sono stati dichiarati d’ufficio coincidere con quelli degli aspiranti prof. Il che è non dimostrato quando non falso.
Quindi ciò che offende e muove allo sciopero i sindacati più conservatori d’Italia, quelli della scuola, non è il numero di coloro che vanno in cattedra: 64 mila su una platea secondo laschi criteri sindacali estesa fino a circa 200 mila. Sessantamila e passa potevano bastare ed avanzare ai sindacati se insieme fosse arrivata promessa e garanzia che poi di sicuro toccava agli altri. Se si fosse giurato sulla fedeltà alla lista d’attesa, se il concorso fosse stato una formalità per far passare il primo scaglione.
Ma se il concorso è selezione, se si pretende di valutare e mandare in cattedra i più idonei, allora 64 mila assunzioni non commuovono ma indignano i sindacati. I sindacati e gran parte del personale della scuola non vuole concorsi, anzi li vive e denuncia come sopruso. Vuole “ope legis”, entrare in ruolo “ope legis” come è stato per anni: leggine che sanavano posizioni, trasformavano per via di legge i precari in prof in cattedra.
E’ quindi quello del 23 maggio lo sciopero “butta dentro” nella scuola. Scuola cui i sindacati assegnano il compito primario se non esclusivo di fabbricare occupazione, posti di lavoro pubblici. La scuola come luogo e fabbrica delle competenze? Magari dopo, se capita, se avanza. Non si vorrà mica escludere un precario perché eventualmente incompetente? Che scuola mai sarebbe? Addirittura, orrore, selettiva! Con i prof addirittura selezionati da un concorso! I sindacati stanno studiando a fondo: un’idea così deve essere anticostituzionale, ci deve essere scritto da qualche parte quell’articolo del tutti in cattedra, senza distinzioni di preparazione, competenze, capacità, attitudine…