Recovery, cioè i 200 miliardi che la Ue ha destinato all’Italia per i prossimi tre anni. Anzi, 209 per l’esattezza. 209 più 27 del cosiddetto Sure (Cassa Integrazione europea per così dire).
Anzi 209 più 27 più ancora 37 del Mes (i finanziamenti alla Sanità) se la patologica puzza al naso M5S consentirà di prenderli. Fa, farebbe 270 miliardi circa. Ma Roma ha un problema col Recovery, anzi due.
RECOVERY PER IL TURISMO, L’AGRICOLTURA, L’EDILIZIA, IL COMMERCIO…
Sentito l’altro giorno esponente di primo piano dell’industria alberghiera reclamare con serenità i “provvedimenti del Recovery per il turismo”. E non c’è attività o settore o territorio d’Italia che non faccia altrettanto. Tutti hanno capito che arrivano soldi, che il governo li distribuirà e che bisogna mettersi in buona posizione per raccogliere, tutti a esporre secchi, catinelle e tinozze per quando pioveranno euro.
Tutto hanno, abbiamo capito male. Capito male per abitudine, capito male per volontà. Vogliamo capir male, non ci va di capir bene come stanno le cose. I miliardi arrivano non se te li metti in tasca come settori, attività, imprese, categorie. Anzi, se fai così i miliardi non arrivano proprio. I miliardi Ue arrivano per pagare all’Italia il costo del cambiare quel che non andava prima. Tutto il contrario di quello che ci aspettiamo: miliardi per pagare il ritorno a come stavamo prima.
BUCO NERO AL CENTRO DEL PIANO ITALIANO
Abbiamo capito male e quindi…Quindi nel piano che il governo sta preparando per avare dalla Ue i miliardi c’è un buco nero. Una gigantesca assenza, un siderale vuoto. Cioè non c’è una sola riforma, un solo cambiamento di quel che prima c’era.
Il sistema socio economico italiano è da 25 anni almeno pluri patologico, ha malattie che coronavirus ha solo esaltato.
Pubblica Amministrazione che aumenta a dismisura costi e tempi della vita produttiva e sociale, Pubblica Amministrazione che quando non boicotta è zavorra. E qui non si parla solo dell’impiegato nell’ufficio comunale, si parla anche di chi scrive le leggi e di chi dovrebbe “metterle a terra”.
Sistema giudiziario che ha reso realtà il paradosso: in Italia il “fammi causa” sottintende e comprende sempre il “tanto…”. La giustizia civile è così lenta che chi vorrebbe impiegare denaro in qualche attività deve mettere in conto che tutto o quasi finirà e da lì Chissà mai se e quando uscirà. E comunque mai per semptre e in maniera definitiva. Una sentenza in Italia è una tappa, quasi mai un traguardo.
Fisco, tasse che definire sbilenche è un complimento: mezzo paese non paga tasse e non perché le evade. Non le paga per legge, non le paga perché è esente. I redditi bassi (reali o fittizi che siano nella loro entità dichiarata) le tasse già non le pagano. Il costo del welfare (pensioni, scuola, sanità, trasporti) è sulle spalle fiscali di una minoranza di cittadini contribuenti che (se non evadono o eludono) pagano tra i 40 e il 60 per cento del loro reddito.
Scuola e sistema della formazione culturale, tecnologica e professionale sono inefficienti e impari al compito. Producono in gran quantità analfabetismo funzionale, cioè gente con un titolo di studio in tasca che non ha competenze, non sa fare quello che fa e per cui viene pagata e non sa fare quello che consentirebbe di trovare un lavoro non assistito.
Cambiare il funzionamento di sistema giudiziario, sistema della formazione, sistema della Pubblica Amministrazione sistema fiscale è quanto la Ue vuol vere per “pagare cammello”. La Ue vuole un’Italia che produca ricchezza e lavoro. E indica dove fare le riforme.
RIFORME, GENTE NON VUOLE
Recovery, Roma abbiamo un problema! Riforme? Gente non vuole. Non generica gente.
I dipendenti pubblici sono fermamente contrari ad una Pubblica Amministrazione che li obblighi alla fatica di nuova professionalità, gerarchie, carriere, priorità, retribuzioni. I docenti di ogni ordine grado hanno spiegato con chiarezza ad ogni governo che non intendono modificare un bel nulla nei requisiti di competenza per il reclutamento prima e l’insegnamento poi. Anzianità di precariato è il titolo di merito supremo.
I magistrati di ogni grado hanno spiegato con determinazione che in casa loro non si tocca neanche un arredo…Anzi, ad esser precisi tutte queste categorie ad una riforma solo si sono detti favorevoli, da sempre e massicciamente. Per loro c’è una sola riforma buona, quella del più soldi al rispettivo settore. Assumere più dipendenti pubblici, più professori, più magistrati e lavoratori del settore giustizia e pagarli di più va bene, salvo che Pubblica Amministrazione, scuola e giustizia funzionino come prima. Ecco cosa la gente intende per riforma, ecco il problema.
Per non parlare delle tasse, anche qui gente non vuole riforma. Riforma sarebbe una tassazione sul lavoro più bassa, o meglio una tassazione sul lavoro meglio distribuita. Sarebbe far pagare i costi del welfare non solo ad un quarto scarso dei contribuenti, riforma sarebbe favorire fiscalmente tutto ciò che è salario, retribuzione, lavoro, profitto e non favorire tutto ciò che è rendita. Riforma sarebbe smetterla con l’ipocrisia delle troppe tasse per redditi bassi quando redditi bassi (talvolta artificialmente bassi) tasse per legge già non pagano.
Ma la gente non vuole, non vogliono i sindacati e i partiti. Riforma del fisco per gli italiani vuol dire attendersi una cosa in cui tutti ci guadagnano qualcosa e nessuno ci perde nulla.
SECONDO PROBLEMA: IGNORANZA E INCOMPETENZA
Recovery, il secondo problema di Roma è tanto facile a dirsi quanto difficile nel sentirlo detto. Il secondo problema si chiama ignoranza, incompetenza del nostro ceto politico. Composto in gran parte di persone senza preparazione scolastica e professionale, quasi tutto privo di eccellenze cognitiva. Insomma personale non qualificato. Per volere e poi attuare riforme occorre essere in grado di pensarle, concepirle. E per pensare e concepire riforme occorrono competenze e studi di cui il ceto politico non dispone.
Ciò che ceto politico e rappresentanze di interessi e categorie riescono a pensare è un paese sostenuto a bonus, debito, dilazioni e pagherò. Un po’ di paese in cassa Integrazione a vita, un altro po’ in Reddito di Cittadinanza, ancora un po’ in pre pensionamento. Eccola la somma dei due problemi, quello della gente che non vuole riforme quello del ceto politico ignorante.
SE C’ERANO SALVINI E MELONI…
Se c’erano Salvini e Meloni al governo al posto di quelli che ci sono? Molto molto improbabile vedere Salvini e Meloni contrastare i No di pubblici dipendenti, insegnanti, magistrati, pauci pagatori di tasse…Comunque il problema non si poneva: con Salvini o Meloni a chiedere soldi all’Europa mentre promettevano di sfasciarla e dichiaravano la Ue nemica del popolo, i miliardi Ue direzione Italia non partivano proprio e buonanotte.