ROMA – Per Roberto Formigoni non è un buon periodo. Non lo è politicamente, con il centro-destra sempre più lontano da un nuova sintesi e attraversato da mille divisioni, ed evidentemente non lo è nemmeno dal punto di vista della buona sorte, tanto è vero che solo pochi giorni fa ha perso per un soffio l’aereo che doveva riportarlo a casa. E lì, gli sono saltati i nervi.
La scena dell’ex rais lombardo che inveisce contro l’inerme personale Alitalia, la compagnia che definisce sprezzantemente “italo-araba”, come se fosse in un qualsiasi talk show, ha ampiamente fatto il giro del web grazie al solerte passeggero verosimilmente in attesa che ha ripreso tutto con il suo cellulare. E a proposito di cellulare viene in mente la sfortunata fine toccata a quello del suddetto Formigoni che, a coronamento dello sfogo, lo ha scagliato con gesto virile per terra. Distruggendolo.
Enrico Mentana ha definito “isteria” il comportamento di Formigoni e Massimo Gramellini, nel suo Buongiorno su La Stampa, ha localizzato la fonte di questa nell’essere ormai Formigoni nient’altro che un semplice “Formighini”. Niente più Pirellone, niente più numero uno della Regione, niente più interviste e tv ma solo un senatore, uno dei tanti. “Lei non sa chi ero io” – scrive Gramellini -. Ecco, soprattutto non si rende conto che ormai non è più nessuno. Lo dimostra la reazione dell’Alitalia (da lui definita, con linguaggio da Crociato, compagnia ‘italo-araba’) che con malcelato fastidio ha emesso un breve comunicato per sbugiardare Formighini come fosse un insetto molesto ma in fondo innocuo. Se fosse stato ancora Formigoni, gli avrebbero regalato un aereo o almeno una divisa da steward”.
E qui, nel non essere più l’onnipotente o quasi, il vicedirettore de La Stampa trova la ragione dell’isteria: nella depressione. E certo a concorrere a questa condizione, si potrebbe ascrivere anche l’attuale stato del centro-destra italiano. Formigoni, dal punto di vista politico, avrebbe ottime ragioni per essere infelice, per l’attuale frammentazione, e preoccupato, per il futuro, della sua area di riferimento politica, Ncd o Area Popolare e comunque si chiami ora che è pure difficile ricordarselo..
Oppure, se non fosse così? Una reazione come quella filmata a Fiumicino può certo nascere dalla depressione, ma anche dalla frustrazione, dalla repressione… Se Formigoni fosse represso? Ad esempio è moltissimo tempo che non lo si vede più con quelle giacche dai colori improbabili che lo caratterizzavano, potrebbero avergliele vietate in Senato, dove siede, e dove è richiesto un certo abbigliamento. Pensate che dolore e che frustrazione per un uomo che aveva fatto dello stile, il suo, un indubbio marchio di fabbrica. E poi le vacanze, quelle meravigliose, e purtroppo chiacchierate, vacanze che si concedeva Formigoni. Quelle dove qualcuno anticipava per tutti qualche decina di migliaia di euro che poi tutti ridavano, perdendo le ricevute. Vacanze che ora non fa più e anzi, quando va all’aeroporto, al massimo per volare tra Roma e Milano, trova anche le porte chiuse.
Lui, Formigoni, ha spiegato così il suo scatto d’ira a Nino Luca del Corriere della Sera: “Ho agito da maschio. Ripeterei quei termini? Assolutamente sì, ho utilizzato le parole che userebbe qualsiasi italiano maschio”. Volutamente Formigoni mette l’accento e sottolinea e calca e ricalca sull’azione, pensieri e parole da maschio che avrebbero caratterizzato e definito la sua performance aeroportuale. Poi narra della grande solidarietà che sta raccogliendo e annuncia che porterà in Tribunale Alitalia per farsi ripagare i taxi e l’hotel. Appunto, isteria: depresso o represso?