ROMA – Sì, va bene…sarà “Salva Italia”, ma io quanto pago? Pensioni, case, Iva e tasse varie. La manovra Monti è finalmente stata svelata e inciderà su diversi capitoli ma, a conti fatti, quanto dovranno pagare gli italiani? Il conto totale della manovra, tra tasse e tagli vari, sarà di circa 30 miliardi di euro, ma la domanda più gettonata in queste ore è: “Ma io, proprio io, quanto pago?”. Semplice, tra 700 e 7000 mila euro. Più o meno 700 euro netti nel 2012 per chi guadagna circa 30mila euro lordi. Tra i 2500 e i 4000 euro netti l’anno per chi è agiato e ha un reddito doppio, circa 70/80 mila euro e qualche proprietà. E circa settemila euro netti l’anno per chi è davvero “ricco” o almeno tale risulta al fisco o al catasto. Tanto costerà il “decreto salva Italia”, come lo ha definito il presidente del consiglio, ai cittadini italiani.
Importi diversi, naturalmente, a seconda delle diverse condizioni economiche degli italiani. Chi più ha più paga, norma del vivere civile a cui l’ultima manovra del 2011 non si può certo sottrarre. L’italiano medio, con un reddito tra 30 e 50 mila euro, pagherà tra 500 e 1000 euro in più per risanare il bilancio nostrano. I ricchi invece, ma anche gli agiati, pagheranno un conto più salato, valutabile in alcune migliaia di euro, soprattutto per “colpa” della seconda casa.
E proprio il capitolo casa sarà il più oneroso per gli italiani. Il ritorno dell’Ici sulla prima casa con il nuovo nome di Imu, che a dirla tutta era già previsto dalle norme sul federalismo, costerà, a seconda della città di residenza, tra 400 e 600 cento euro l’anno. Aliquota relativamente bassa, 0.4%, e possibilità di alcune detrazioni, ma con una rivalutazione dei valori catastali, indici su cui si calcolano tutte le tasse relative agli immobili, del 60%.
Si pagherà poi il bollo sulle giacenze bancarie, depositi, titoli e quant’altro. Una sorta di mini patrimoniale, maggiori saranno i depositi, maggiore sarà il bollo. Il valore percentuale non è stato ancora ufficializzato ma dovrebbe essere relativamente basso.
Si pagheranno poi nuove accise sulla benzina, stimabili in alcune decine di euro in più da spendere ogni anno, per finanziare le regioni in deficit dal punto di vista sanitario; e un più 0.3% di addizionale regionale, utile questa a finanziare il trasporto pubblico locale. E ancora l’Iva, aumentata di un altro 2%, misura questa che inciderà sui consumi. Costerà di più quindi a chi più spende.
Prima casa: 4/600 euro; bollo bancario 50 euro; benzina 30 euro; addizionale regionale 50 euro. Questo il conto per il “cittadino medio”, a cui va aggiunta la mancia che è quel più 2% d’Iva. Totale tra i 500 e i 1000 euro, insomma 700 o giù di lì.
Tutti coloro che posseggono una seconda casa riceveranno invece un conto decisamente più salato. Il Governo ha deciso che ci saranno tre aliquote applicabili: 4.6 per mille, 7.6 per mille e 10.6 per mille. La prima minima, la seconda standard e la terza massima. Sperando che i comuni non optino all’unanimità per la massima è lecito immaginare che non punteranno sulla minima e, attenendosi alla “standard”, la seconda casa costerà almeno 500 euro in più l’anno. Euro che più verosimilmente saranno 1000 o 1500 visto che la stima di 500, fatta dal Corriere della Sera, è l’esempio limite che riguarderà, nella pratica, molto pochi.
I benestanti poi troveranno nel loro conto anche il superbollo per le auto di grossa cilindrata, pari a 20 euro per ogni kilowatt oltre i 170. I ricchissimi pagheranno anche su barche e aerei privati, ma è questa una misura che riguarderà un’esigua minoranza.
Conto per i benestanti: 4/600 euro per la prima casa e 1000 per la seconda; bollo bancario 150 euro; benzina 100 euro; addizionale regionale 150 euro; a cui va aggiunto, anche in questo caso, la mancia-Iva. Totale tra i 2500 e i 4000 euro.
Gli evasori reo confessi, quelli cioè che hanno beneficiato dello scudo fiscale di tremontiana memoria, pagheranno un una tantum sui patrimoni scudati dell’1.5%. Mentre gli evasori, confessi o meno, avranno qualche gatta da pelare con la soglia massima per i pagamenti in contanti abbassata a 1000 euro.
Commercianti ed artigiani poi riceveranno un conto un pizzico più salato rispetto ai loro pari reddito (dichiarato) dipendenti. Allargando gli studi di settore è infatti facilmente immaginabile che se non una fetta, almeno una fettina di sommerso venga svelata. Cosa che farà lievitare il conto di queste categorie.
Infine i pensionati, non i pensionandi, quelli cioè che vedranno la loro capacità di spesa ridursi in conseguenza al blocco dell’adeguamento all’inflazione delle loro pensioni. Adeguamento che rimarrà in essere per le pensioni fino a 930 euro mensili. Gli altri avranno, “pagheranno” un mancato introito. Alcuni esempi: a trentamila euro di pensione annua niente rivalutazione per 403 euro annui, da 40mila euro in poi niente rivalutazione per 1780 euro lordi di pensione annua.