ROMA – Da novembre entreranno a scuola, anzi in cattedra, 55 mila nuovi prof. Nuovi non tanto visto che chi più chi meno già da tempo sono docenti precari, insomma insegnano senza cattedra. E per questo sono nelle liste di attesa, nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti precari. Bene, 55 mila docenti precari diventeranno da novembre di ruolo, avranno un posto e uno stipendio fisso. Tutto bene dunque? Per i prof ieri precari domani di ruolo forse sì, per la scuola italiana decisamente no.
Accade infatti che i professori che vanno in cattedra non sono quel che alla scuola, alle scuole, servivano. Due cifre spiegano tutto con molta evidenza: nove professori di matematica nove che entrano, 1.903 prof di musica e 1.198 prof di educazione fisica e 1.631 di educazione artistica. Con tutto il rispetto per la musica e l’arte e lo sport, sono assunzioni fatte a misura e secondo identikit dei precari rimasti senza posto e non a immagine e bisogni delle classi, degli studenti. Quasi inesistenti gli ingressi di prof di matematica, scarsi anche quelli di italiano, storia e geografia. Trionfo invece degli ingressi di musica, educazione artistica ed educazione fisica, cioè assumiamo i precari perché precari. Anche se alla scuola non servono. Anche se agli studenti sono inutili.
E’ una scelta a cui il governo si è arreso sotto pressione dei prof precari e sindacalizzati oppure è una scelta di resa che il governo ha fatto da solo fin dall’inizio senza attendere i sindacati, difficile tracciare il confine: è un po’ entrambe le cose. Il governo voleva chiuderla la partita con i precari, incassando il ritorno di gratitudine in termini di consenso, e, perché no, di voti. E voleva chiuderla la partita precari assumendoli quasi tutti, svuotando il bacino del disagio e del malcontento, per poi cominciare dopo a fare i concorsi per avere una cattedra a scuola. Concorsi basati sulla professionalità competente e non sull’anzianità di precariato e sulle esigenze e richieste delle scuole e della scuola in termini di materie.
Non è andata, non va come il governo aveva sperato e previsto. Gran parte dei prof e i loro sindacati non sono per nulla grati. Ai centomila circa precari di assumere il mondo dei prof ha risposto: pochi, sono di più. Quanti? Tutti è stata la risposta. Tutti quelli che hanno avuto un qualche contatto lavorativo con la scuola vanno assunti. E poi le polemiche feroci sul ruolo dei presidi, sulla valutazione, sull’egualitarismo retributivo che molti prof difendono come fosse ostia consacrata. Non è andata come il governo voleva in termini di operazione politica e sociale perché il governo, dopo aver avviato l’assunzione di circa 100 mila prof precari, si ritrova combattuto come nemico dal mondo dei prof. Almeno dai docenti sindacalizzati.
Non va come il governo voleva neanche in termini di riforma e miglioramento della scuola, della didattica, quindi della preparazione degli alunni. Vanno in cattedra soprattutto prof che, con tutto il rispetto per la loro disciplina e per la loro dedizione alla disciplina insegnata, oggi alla scuola non servono. Vanno in cattedra per anzianità di precariato ma questo non è parametro che c’entri men che nulla con la qualità della scuola, delle scuole, dei corsi. Qualità, ecco appunto non è prevista nei parametri di assunzione.
Un patto che voleva essere realistico tra un governo e una categoria di lavoratori ha fallito e sta fallendo: la categoria è furibonda nonostante sia stata sostanzialmente esaudita nella sua richiesta di in cattedra si va per anzianità di precariato. E centomila o giù di lì assunzioni non miglioreranno l’insegnamento, non andranno a diretta utilità e vantaggio di chi a scuola ci va ad imparare. Magari prima l’italiano e la matematica e poi educazione artistica e musica…E se qualcuno si offende, quel qualcuno dimostri che il rapporto di utilità corretto tra un’ora musica e una di matematica a scuola è oggi 1.903 a 9. Se non ci credete, ed è facile non crederci, andate a controllare le cifre sul Corriere della Sera. Cifre e tabelle nell’articolo do Orsola Riva.