Svapare fa bene, male, niente. Sigarette elettroniche: 3 milioni e un Big Boh

ROMA – Fa bene, fa male o né l’uno né l’altro? Le uniche certezze sulla sigaretta elettronica sono che ha conquistato il mercato italiano e che da oggi è vietata ai minori di 18 anni. “Abbiamo applicato il principio di precauzione come raccomandano le autorità internazionali”, spiega il ministro Renato Balduzzi. “Nessuna obiezione” ma “il prossimo governo dovrà aprire un tavolo di discussione trasparente con tutte le parti, per evitare inutili allarmismi”, precisa Massimiliano Mancini, presidente dell’associazione nazionale fumo elettronico.

Studi scientifici completi, e con loro certezze assolute o almeno dati attendibili, in realtà ancora non ce ne sono. A spanne e applicando il buon senso si può immaginare che la sigaretta elettronica, specialmente quella con la nicotina, bene non faccia. Ma questa dose di buon senso vale per i non fumatori, per gli amanti delle bionde tradizionali, la variante elettronica, potrebbe essere invece un buon viatico per smettere o almeno un modo per limitare il danno perché, se anche la nicotina rimane, con lei almeno la combustione sparisce.

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Che faccia bene o male non è questione che in molti si sono posti e, ritenendolo i più innocua, il mercato italiano è stato letteralmente invaso in pochissimo tempo. Talmente alta la domanda di sigarette elettroniche da alimentare un embrione di mercato nero con sigarette e filtri (le sigarette elettroniche si caricano con filtri ai diversi gusti e con diverse dosi di nicotina) provenienti da paesi extra Ue. Una diffusione partita dai fumatori classici che, con il nuovo gadget, potevano soddisfare o quasi il proprio vizio anche laddove prima gli era proibito, come in aereo, al ristorante o in treno.

L’abitudine ha fatto però presto a diffondersi e la sigaretta elettronica è uscita dalla cerchia dei fumatori classici assurgendo, in alcuni casi, quasi a status symbol e scatenando anche accesi dibattiti tra i suoi sostenitori su quale fosse la marca migliore. Raggiungendo, in un anno circa, i tre milioni di consumatori.

Dopo questa ondata le limitazioni all’uso della finta bionda sono partite dal settore privato, come Trenitalia che sconsiglia di usufruirne sui suoi treni, o come alcuni ristoranti che non ne gradiscono l’uso. E’ arrivato poi anche il divieto di vendita ai minori di 16 anni e ieri (2 aprile) l’ordinanza che alza questo divieto sino ai 18 anni. Equiparando la sigaretta elettronica al tabacco.

“Abbiamo applicato il principio di precauzione come raccomandano le autorità internazionali — spiega il ministro- . L’innalzamento dell’età è coerente con la scelta che riguarda le sigarette ordinarie. Uno studio ha dimostrato gli effetti dannosi anche se l’uso è moderato, soprattutto per i giovani, nei dispositivi con nicotina”. Principio condivisibile tanto che nemmeno l’associazione di categoria fa polemica: “Nessuna obiezione. E importante tutelare i minorenni ed essere prudenti – ha detto Massimiliano Mancini, presidente dell’associazione nazionale fumo elettronico, Anafe -. Il prodotto non è corredato da sufficienti studi scientifici. Il prossimo governo dovrà aprire un tavolo di discussione trasparente con tutte le parti, per evitare inutili allarmismi”.

“Non è corredato da sufficienti studi scientifici” dice Mancini, e infatti è proprio la comunità scientifica a dividersi sulla bontà o meno della sigaretta elettronica. Carlo Cipolla, dello Ieo, sostiene che bisogna approfondire molti aspetti e che un uso appropriato di questo dispositivo può favorire l’allontanamento dal fumo. Mentre uno studio commissionato all’Istituto superiore di sanità (Iss) aveva consegnato a dicembre al ministro delle conclusioni affatto rassicuranti: “Non ci sono prove che sia innocuo anche quando non contiene nicotina né che abbia un’azione di dissuefazione dal fumo vero” le conclusioni raggiunte. Mentre per Roberta Pacifici, direttore dell’Osservatorio sul fumo dell’Iss, la sigaretta elettronica non solo non è detto che non sia innocua, ma “abitua i giovani alla gestualità e alla ritualità del consumo di tabacco e questo sarebbe un danno immenso”.

Multe salate per chi trasgredirà il divieto di vendita ai minori, da 250 a 1000 euro per la prima violazione del venditore e, la volta successiva, pena raddoppiata e rischio chiusura del negozio.

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Alberto Francavilla