ROMA – Devono presumere molto da e su se stessi quei giudici del Tribunale di Pesaro che hanno deciso e ordinato che Stamina s’ha da iniettare. Iniettare nelle vene di un bambino malato. Devono presumere evidentemente di saperne non solo più dell’Aifa, Agenzia del farmaco italiana, ma anche più dei medici e dei ricercatori. Inoltre quei giudici devono presumere di saperla lunga, molto lunga. A loro non la si fa: avessero solo ordinato di riprendere a iniettare Stamina sapevano non avrebbero trovato un medico disposto a inoculare in vena qualcosa che non si sa cosa è, non si sa se e a cosa serve e c’è pure il sospetto che oltre ad essere inutile sia anche pericoloso. No, un medico non l’avrebbero trovato. E quindi, presumendo di saperla lunga, quei giudici hanno incaricato di iniettare una “parte terza”, cioè quel Marino Andolina vice presidente della Stamina Foundation. Una scelta di garanzia quella dei giudici di Pesaro che ad Andolina, il secondo di Davide Vannoni, hanno anche conferito poteri per obbligare gli Spedali Civili di Brescia a dargli spazio, luogo e tempo per iniettare.
Devono ignorare molto in parecchi perché in questo paese sia possibile iniettare Stamina in vena a qualcuno. I giudici di Pesaro, lo rivendicano loro stessi, ignorano che l’uomo che hanno scelto come esecutore affidabile della loro sentenza è sotto indagine della Procura di Torino con l’ipotesi di reato di truffa. Dicono quei giudici che avevano solo letto “cose vaghe di stampa”. Il documento di chiusura indagini di una Procura “vaga cosa di stampa”?. Forse è regola che la magistratura in sede civile ignori cosa fa la magistratura in sede penale. Comunque, parola loro, i giudici di Pesaro “ignoravano” i pesanti dubbi e accuse su Andolina. Dubbi di medici, scienziati, magistrati. Dubbi italiani, dubbi di tutta la comunità scientifica mondiale. A Pesaro di questo non sanno e non vogliono sapere. Loro difendono il diritto a farsi iniettare.
Farsi iniettare cosa? I giudici di Pesaro abdicano alla risposta. La stessa domanda non ha molto senso per la mamma del piccolo Federico, testè “infuso” di Stamina. Ha avuto modo di dire la mamma: “La sua sorte dipende da Gesù e non dai medici”. Per amore disperato del figlio o per serena scelta culturale si può decidere di ignorare la medicina, la scienza, il metodo scientifico e preferire quello magico-religioso. Più magico che religioso, essendo quella che rimanda alla diretta volontà di Dio la salute e l sorte dei nostri cari e dei nostri affari una teologia molto poco cristiana e una liturgia molto animistica. Si può decidere di farlo, comunque c’è molto, moltissimo da ignorare per farlo. Si tratta di ignorare tutto, proprio tutto, quanto l’umanità ha creduto di aver imparato in una trentina di secoli.
Infine c’è sadismo, inconscio quanto si vuole ma sadismo è rimane, nell’esibire alla stampa l’ago lombare numero 22 con cui si è iniettato Stamina al bambino. Nello sbatterlo in faccia ai cronisti e mediante loro sbatterlo in faccia a medici, scienziati, esperimenti, secoli di metodo scientifico. Nell’annunciare che iniettare è stata una cosetta da niente e comunque nel pavoneggiarsi dell’appoggio, forzato e passivo, delle forze dell’ordine. C’è sadismo nell’iniettare senza compassione ma soltanto con la non rattenuta pulsione dell’umiliare a annichilire gli infedeli del metodo.
Prima o poi scienziati e medici e, ahimè, anche le famiglie che oggi sperano nelle infusioni, diranno cosa c’è in Stamina. Oggi sappiamo che l’altro giorno agli Spedali di Brescia c’erano tre sostanze in miscela: ignoranza, sadismo e presunzione.