ROMA – Tassare meno chi investe sul lungo periodo, e affondare su chi invece specula. In materia di tassazione su titoli e azioni, e in un periodo in cui di questa si torna insistentemente a parlare, Giordano Lombardo, presidente di Pioneer Investment Sgr, rilancia una proposta che già era circolata e un sistema che altrove è già realtà. Come un tassametro a tempo per le tasse sul risparmio: investi lungo, paghi meno.
L’idea di Lombardo è semplice: premesso che armonizzare la tassazione in materia è quasi un obbligo, si potrebbe realizzare un sistema che preveda aliquote più basse per chi compra titoli a lunga scadenza e li mantiene, così come per chi ha un portafoglio azionario “stabile”. E aumentare, di contro, le aliquote per chi compra a breve scadenza e/o rivende rapidamente quello che ha acquistato. Un sistema questo in grado di tutelare maggiormente il risparmio e di far pagare di più chi specula.
Organizzazioni fiscali simili già esistono in Francia e in diversi paesi anglosassoni. Da noi, in Italia, l’unica tassazione al di sotto delle altre è quella destinata alla previdenza. Chi investe in fondi previdenziali nel nostro Paese gode infatti di un’aliquota dell’11%.
Su Bot e titoli in genere, così come sulle rendite finanziarie, l’aliquota applicata è generalmente quella del 12.5% per i primi e del 20% per le seconde. Aliquote basse, bassissime se messe a confronto con quanto avviene nel resto d’Europa dove la media è del 25%. E ancor più bassa se confrontata su quanto pagano i redditi da lavoro. Ragion per cui si è tornato a parlare di una volontà di innalzare la tassazione sulla materia.
Ma se in molti concordano che il 12.5% sia troppo poco così come il 20%, il come realizzare l’aumento è materia ancora aperta al cambiamento e alle proposte. Come appunto quella di Lombardo. “Un’idea che Assogestioni sostiene già da tempo – dice il presidente di Pioneer Investment Sgr – e che aveva fatto capolino in una legge delega. Ma si era alla vigilia della crisi del debito pubblico e il progetto è tramontato”.
“In Francia – spiega Lombardo – e anche in alcuni paesi anglosassoni esiste invece la possibilità, per i privati che investono con un orizzonte pluriennale, ad esempio dai cinque anni in su, di avere consistenti sconti fiscali anche senza utilizzare un veicolo previdenziale”. In questi casi, scrive il Corriere della Sera, il fisco vuole di più (spesso molto di più di quello che oggi pagano gli italiani) se si disinveste rapidamente dal ‘conto di risparmio’ con i titoli, mentre chi resta fermo per costruire un capitale viene riservato, con dei limiti che lasciano fuori le grandi fortune, un vero trattamento di favore.
Bisogna però ricordare, come sottolinea lo stesso Lombardo, che il risparmio proveniente da un reddito regolarmente dichiarato è denaro che ha già pagato una volta le tasse.