“La scienza non sa che presto farà freddo”, taglia corto il presidente americano Donald Trump.
Trump assicura: “Presto farà freddo, la scienza non sa”. Quella stessa scienza che prevede per l’Italia un aumento di 5 gradi della temperatura. E quella stessa scienza che, attraverso i satelliti, ha visto che due ghiacciai antartici si stanno frantumando. Contribuendo all’innalzamento dei mari.
Trump contro la scienza
Siamo a Sacramento, in California, uno degli stati più colpiti, più devastati dagli incendi che hanno imperversato in questi giorni sulla costa Ovest degli Usa.
Trump è lì proprio per questo e, al giornalista che ha avuto la ventura di domandargli se non fosse il caso di cominciare a preoccuparsi e occuparsi del clima, il presidente americano ha risposto candido che, presto, avrebbe fatto più fresco.
Come dargli torto? D’altra parte siamo alla vigilia dell’autunno…
Gli incendi in California e il cambiamento climatico
Val la pena ricordare però che la violenza e la quantità degli incendi che quest’anno oltre a miliardi di dollari di danni hanno causato anche vittime, è considerata uno degli effetti dei cambiamenti climatici, con estati più secche e calde e stagioni degli incendi più lunghe.
Ma a considerarle tali è il mondo della scienza. Un mondo con cui il rosso presidente americano non ha mai avuto alcun feeling. A Sacramento, alla risposta di Trump, l’incauto intervistatore ha provato ad obiettare che “la scienza non era e non sarebbe stata d’accordo” con l’affermazione sul fresco in arrivo.
Per nulla intimidito e al massimo infastidito dalle solite idee dei professoroni con cui proprio non riesce un canale di comunicazione, Trump ha chiuso la questione: “La scienza non sa…”.
I campanelli d’allarme della scienza
Speriamo allora che abbia ragione perché dal mondo della scienza arriva l’ennesimo, anzi gli ennesimi campanelli di allarme. Campanelli che somigliano più ad enormi campane. Speriamo, dobbiamo sperare che gli scienziati si sbaglino sullo scioglimento dei ghiacciai e sul nostro Paese perché, se così non fosse, ci aspetta un futuro duro.
Dall’Antartide arriva la notizia di due grandi ghiacciai, Pine Island e Thwaites, che si stanno fratturando rapidamente in punti chiave e potrebbero contribuire all’aumento del livello dei mari. Notizia frutto delle immagini dei satelliti Sentinel-2 (del programma Copernicus dell’Agenzia spaziale europea Esa) e Landsat della Nasa in uno studio pubblicato su Pnas.
I ghiacciai in questione sono monitorati da tempo, ma adesso è stata documentata la crescita delle aree danneggiate dal 1997 al 2019 con fratture e crepacci in corrispondenza delle aree al confine con le piattaforme di ghiaccio galleggianti. L’Antartide, è vero, è lontana. Ma questo non ci mette al sicuro.
I pericoli per il Mediterraneo
“Il Mediterraneo, per la sua geografia e la sua variabilità climatica, è considerata una zona critica, sulla quale il global warming potrebbe avere un impatto più forte che altrove”, spiega infatti Donatella Spano, docente di Agrometeorologia all’Università di Sassari e coordinatrice dei trenta studiosi del Cmcc che hanno scritto il rapporto ‘Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia’, il primo documento del genere per il nostro Paese.
Un rapporto che prevede, nello scenario peggiore, cioè quello in cui nulla si fa e si farà per limitare il cambiamento climatico – più o meno la politica di Trump – un aumento delle temperature nel nostro Paese di 5 gradi centigradi.
Prevede un’Italia le cui temperature estive al Sud sfioreranno costantemente i 40 gradi, dove per lunghi periodi il termometro non scenderà mai, neppure di notte, sotto i 20 gradi, con sequenze di giorni senza pioggia, tanto che la portata di fiumi e corsi d’acqua potrebbe ridursi del 40% e il rischio incendi aumentare del 20%. Il tutto non tra mille anni, ma entro fine secolo.