ROMA – Huffington Post segnala e sottolinea come una sorta di stravaganza d’opinione quella di Giuseppe De Rita sociologo. Il quale De Rita dice che la maggioranza degli italiani è senza pena e senza angoscia a favore delle unioni gay (forse anche dei matrimoni gay). Dice poi ancora De Rita che la stessa maggioranza degli italiani non è favorevole né per diritto né per rovescio alle adozioni da parte di coppie gay.
Quel che dice De Rita è più o meno il giornalistico “cane morde uomo”, cioè un evento ovvio, usuale, che si presenta e ripresenta nel corso dei fatti con abituale frequenza. Invece nel circuito della comunicazione e dell’informazione dire che la maggioranza è per unioni gay sì, adozioni no è “uomo morde cane”, cioè evento stupefacente e inquietante, tanto da dover essere se non messo in dubbio di certo sottoposto a verifiche e comunicato con molta prudenza.
De Rita dice ad Huffington che questo avviene perché una “minoranza attiva” nella società è diventata di fatto maggioranza nei circuiti della comunicazione, informazione e politica. Non usa questo termine De Rita, non appartiene ala sua formazione culturale, ma è come se lo facesse: egemonia è il termine. C’è o no una egemonia in parte conscia e in parte inconscia da parte della “minoranza attiva” che porta politica, giornali e talk-show a divergere nella rotta del “socialmente corretto” dalla stessa società reale? E cosa è questa “minoranza attiva”, un modo elegante per dire quel che dice la destra omofoba e cioè la “lobby gay”? O più credibilmente è quel progressismo sui diritti civili obbligatorio in società come le buone maniere?
Huffington e De Rita qui non dicono, proviamoci noi. E’ nel senso comune degli italiani che i gay qualora decidano di convivere abbiano dallo Stato e dalla legge riconoscimento di questa unione. Eredità, assistenza medica, subentro contratti affitto, a certe condizioni anche reversibilità della pensione. Il senso comune degli italiani si incontra una volta tanto con il buon senso e quindi ogni sondaggio ma anche ogni chiacchiera di strada registra il maggioritario sì alle unioni gay. Contrari alle unioni cosiddette civili solo gli anti gay per…motivi loro. Sui quali è elegante sorvolare. Non sono pochi ma sono minoranza. Perfino fossero matrimoni e non solo unioni, probabilmente in un referendum tra gli italiani passerebbe il sì. Quindi fin qui non c’è “minoranza attiva” che indirizza il pubblico, ufficiale, corretto sentire.
Se invece sondi, scavi (neanche tanto), annusi, domandi in giro (anche a progressisti, laureati e elettori della sinistra) se alle coppie gay vada dato per legge il diritto alla adozione, allora il senso, il “verso” per dirla alla Renzi, cambia. Allora il “verso” dice che i più tra gli italiani non ritengono inessenziale od equivalente la compresenza o no del genere mamma e del genere papà per un bambino/a. Allora, prima ancora della adozione tramite utero in affitto che ai più fa discreto orrore, prima dell’adozione del figlio/a da parte del partner del genitore naturale che vuol dire appunto due mamme o due papà, allora il “verso” è che i gay hanno diritto e diritti, ma non è per nulla detto che la loro aspirazione alla genitorialità non sia in contrasto con i diritti dei neonati, infanti, bambini, ragazzi. Questo enorme dubbio la maggioranza degli italiani ce l’ha e probabilmente, se chiamata a pronunciarsi per via di referendum, lo renderebbe esplicito con un no alle adozioni.
Unioni gay sì (anche matrimoni), adozioni no. Così è ma non si può dire. Se lo dici, dici quel che dice Alfano e questo in salotto, in tv e in Parlamento non è cool. Così è ma non si può dire perché come fai a dire contro sia il Pd che M5S? E soprattutto come fai a distinguerti mentre lo dici da quelli che dicono e pensano “culattoni e froci” da curare? Così è, talmente così è che i sacrosanti diritti delle coppie di fatto arriveranno sul convoglio delle coppie gay. Per le coppie di fatto eterosessuali non si sbatteva nessuno nella politica, sui giornali e in televisione.
Così è ma non si può dire e succede non per l’egemonia di una “lobby gay” ma per la friabile tenerezza della cultura, del sapere e dell’intendere della politica, della comunicazione, dell’informazione. Gli addetti hanno culturalmente spessore misurabile in micron o almeno questo è lo spessore richiesto in Parlamento e in redazione. Quindi si orecchia, si va a vento e si ripete a pappagallo quello che appare, e talvolta non è, il socialmente corretto.