ROMA – A Roma ci sono due Stati, quello italiano e quello vaticano. E il primo non muove passo senza sentore il secondo e il secondo si fa sentire eccome. Negli affari che lo riguardano e anche in quelli non di sua competenza: le mani del Vaticano si poggiano sotto varie forme, leggere e meno leggere, sulla Rai, sul Parlamento, sui ministri, sui governi, sulle tasse…
Dalla tassa sugli immobili alle poltrone nella tv pubblica sino alla legge sul fine vita, sono i temi trattati nelle mail e nelle lettere contenute nell’archivio dell’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi. Missive inviate e ricevute da alti esponenti della Curia Romana, e destinate alla politica nazionale, che illustrano come la Chiesa facesse sentire la sua autorevole influenza, o allungasse le sue lunghe mani, su temi e argomenti che dovrebbero essere di assoluta ed esclusiva competenza dello Stato italiano. E di come lo facesse non solo suggerendo, ma intervenendo direttamente ed in prima persona con interessi e forme che di celeste nulla hanno.
Sarà forse dovuto all’appeal che l’evangelista Giovanni ha sempre mostrato, sarà forse per questo che l’immagine della Curia Romana che emerge dall’enorme archivio di Gotti Tedeschi (oltre 40 mila pagine di corrispondenze varie) è quella di una Curia che mai ha conosciuto o comunque ha dimenticato la parole “date a Cesare quel che è di Cesare e Dio quel che è di Dio”. Tre vangeli su quattro, Luca, Marco e Matteo, riportano queste parole di Gesù, Giovanni no.
E pensavano forse a Giovanni gli interlocutori di Gotti Tedeschi quando con lui interloquivano su come evitare di pagare l’Ici per gli immobili della Chiesa. Ma al di là di chi pensassero, emerge dalle carte con chi si interfacciassero. Come documenta una nota riservata trasmessa nell’ottobre 2011 dall’allora presidente dello Ior sia a Papa Benedetto, per il tramite di monsignor Georg Ganswein, sia all’allora Segretario di Stato Tarcisio Bertone, un aiuto importante arriva dall’allora ministro del Tesoro Tremonti. Un ministro della Repubblica legittimato a credere nel Dio che più gli piace ma che avrebbe sulla Costituzione Repubblicana giurato e che, evidentemente in teoria, per il solo bene dell’Italia dovrebbe agire. Gotti lo indica quale “suggeritore” delle alternative che si pongono alla Santa Sede. “Nel 2010 – scrive Gotti Tedeschi- la Commissione Europea ha avviato una procedura contro l’Italia per aiuti di Stato non accettabili alla Chiesa Cattolica. Detta procedura evidenzia oggi un rischio di condanna per l’Italia e una conseguente imposizione di recupero delle imposte non pagate (dal Vaticano, ndr) dal 2005. Dette imposte deve pagarle lo Stato Italiano che si rivarrà sulla Cei (si suppone). Ci sono tre strade percorribili: 1) Abolire le agevolazioni Ici (Tremonti non lo farà mai); 2) Difendere la normativa passata e calcolare l’aiuto di Stato dato (non è sostenibile); 3) Modificare la vecchia norma contestata dalla Commissione Europea, con una nuova norma che definisca una categoria per gli edifici religiosi e crei un criterio di classificazione della natura commerciale. La Cei accetta la nuova procedura e questo fa decadere le richieste pregresse (2005-2011) della Comunità Europea. Il tempo è limitato. Ci viene suggerito di accelerare un tavolo di discussione. L’interlocutore all’interno del Ministero delle Finanze è Enrico Martino (nipote del card. Martino)”.
Se le questioni economiche hanno un’enorme importanza anche per il mondo angelico d’oltretevere, grande attenzione meritano anche le grandi questioni etiche che ultimamente si sono poste. “L’esclusiva” sul fine-vita, o comunque una determinata interpretazione della vita umana, sono cose che, comprensibilmente, interessano e non poco la Chiesa di Roma. Quello che è meno comprensibile è come questa decida di intervenire in questioni che però, al di fuori della sfera privata di ognuno, non le competerebbero. Scrive Carlo Bonini su Repubblica: “Domenica 6 febbraio 2011, Alfredo Mantovano, già viceministro del Pdl, scrive al Presidente dello Ior: ‘Caro Ettore, perdonami, ma sulla questione del testamento biologico vi è necessità che dalla Cei vi sia qualche segnale’. Mantovano ha intenzione di coinvolgere direttamente il Presidente della Conferenza Episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco, sottoponendogli una lunga nota che consenta alla maggioranza, sulla base delle indicazioni della Santa Sede, di intervenire su alcune delle norme cruciali del disegno di legge sul ‘testamento biologico’. Nonché di risolvere un problema interno alle due anime del Pdl. Per questo motivo, chiede a Gotti di aiutarlo. ‘Ettore, perdonami se ti tormento. Ho abbozzato la nota per il cardinal Bagnasco. Ti chiedo una valutazione non tanto sulle considerazioni tecniche, di cui sono abbastanza sicuro, e che sono molto simili a quelle che a suo tempo lasciai al cardinal Bertone e da lui poi ritenute fondate, quanto sulla lettera che le precede. Un caro saluto in Domino’. La lettera e la nota per Bagnasco (un articolato normativo del disegno di legge con indicate in grassetto le norme da correggere) vengono inviate da Mantovano con il placet dell’allora Presidente dello Ior. Si legge nella missiva: ‘Eminenza reverendissima, il testo sul testamento biologico approvato dalla Commissione Affari sociali della Camera ha subito incisivi cambiamenti in pejus. Nell’appunto che segue accenno alle ragioni per le quali tali cambiamenti sono a mio avviso fortemente negativi e rischiano di trasformare una debole legge a tutela del fine vita in una legge sostanzialmente eutanasica’. Ma c’è di più. ‘Ho provato a porre le obiezioni che seguono al capogruppo del mio partito alla Camera. Mi è stato detto però che quelle modifiche sono state concordate con soggetto autorevole delegato dalla Conferenza Episcopale e che, poiché le ragioni per le quali si sta provando ad approvare la legge è di venire incontro alle esigenze del mondo cattolico italiano, è strano che io critichi le modifiche stesse, quasi a voler essere pretestuosamente ‘più papista del Papa’. Sono convinto che ci si trovi di fronte a un equivoco che è necessario risolvere’”.
C’è però posto per tutto nelle lettere di Gotti Tedeschi e nell’interesse della Curia, persino per le poltrone, e in particolare per quello di direttore generale della Rai. Il caso è quello di Lorenza Lei, ex dg di viale Mazzini e ora passata a Rai Pubblicità, da sempre vicina al mondo cattolico. In una mail dell’11 marzo 2012 indirizzata a monsignor Lech, segretario del cardinale Tarcisio Bertone, allega l’ex presidente una nota riservata per il Segretario di Stato. “Mi risulta da fonti attendibili che la nomina di Lorenza Lei alla direzione generale della Rai possa trova re ostacoli. Due ragioni principali: risulta che la dottoressa Lei avrebbe in un paio di occasioni ‘sussurrato’ che il cardinal Bertone ha ricevuto assicurazioni da Berlusconi sulla sua nomina. Queste dichiarazioni (vere o false in questi termini) hanno però provocato una certa opposizione interna ed esterna a detta designazione ‘Oltretevere’ (pare soprattutto da parte del vicedirettore Comanducci, in quota Forza Italia, designato da Previti). Risulta anche che la Lega voglia contare in Rai e cogliere questa occasione di rinnovo vertici per avere un proprio dg. Mi viene detto che il candidato della Lega è l’attuale vicedirettore Marano”.
Dall’enorme carteggio dell’ex presidente dell’Ior, sequestrato dalla magistratura, emerge quella che probabilmente è la scoperta del segreto di Pulcinella, e cioè che la Chiesa si occupi e intervenga come non dovrebbe nelle questioni dello Stato. Che questo accada e sia sempre accaduto non è certo un mistero ma, vederlo scritto nero su bianco, lo rende un po’ più squallido e un po’ più inquietante, specie per chi crede in uno stato laico.