ROMA – Uno scontro tutto democristiano quello in atto tra Prodi e Renzi. Per questo Renzi farebbe bene a ricordare che Prodi era già un potente democristiano quando lui in brachette giocava a fare il boy scout.
Uno che come si diceva all’epoca, “grondava bontà da tutti i pori”. Forse Renzi pensa che l’unico democristiano sopravvissuto alla falcidia del dopo tangentopoli, divenendo due volte premier e Presidente della Commissione UE, abbia dimenticato la carica dei 101 renziani che hanno affossato la sua corsa verso il Quirinale, l’unica poltrona a cui veramente teneva proprio per non averlo mai dato a vedere.
Ebbene, la paura dei Renziani per la congiura anti-Matteo, è del tutto fondata. E’ chiaro che Prodi sta facendo di tutto per farlo fuori politicamente, puntando soprattutto su Letta che, con (demo)cristiana serenità, è stata l’ultima vittima del segretario PD.
Uno che è stato democristiano prima e più di Renzi e che di Prodi fu fedelissimo collaboratore nei Governi presieduti dal professore bolognese. Altro che dialogo con Pisapia e con l’art.1 di Bersani e D’Alema.
A Prodi interessa soprattutto porre al centro della scena la vecchia, cara, “balena bianca”. E non è casuale neanche la sortita di un altro democristiano come Franceschini, già segretario del PD con Prodi capo del governo, improvvidamente risparmiato dall’ansia rottamatrice di Renzi, e quanto a questo gli sia convenuto lo vedremo.
A Renzi sfugge che gli alfieri della “gauche insoumise”(si fa per dire), quelli della ditta di Bersani e co., il partito lo hanno abbandonato, anzi, glielo hanno lasciato. Mentre Prodi (che pure formalmente non vi è iscritto, come velenosamente ci tiene a precisare), ma soprattutto Letta e Franceschini non lo hanno abbandonato affatto ed anzi, quel partito tentano ora di prenderselo, soprattutto adesso che governa Gentiloni, che di Prodi fu ministro nel delicato dicastero delle Comunicazioni.
Sbaglia Renzi a credere di avere adesso come competitor un “giovane turco” come Orlando o un magistrato pugliese in aspettativa come Emiliano. Stavolta ha di fronte uno che sa quanto il “dialogo” con Pisapia possa sfiancare il segretario del PD. Una raffinata strategia democristiana quella di Prodi, fingere di essere il collante tra i due e poi abbandonare di colpo l’uno e l’altro al loro destino proprio dopo la scoppola elettorale, cioè nel momento di più grande difficoltà per Renzi.
Insomma, c’è da giurarci, per il ragazzino di Rignano sull’Arno, che pure è di furbizia attrezzato, non sarà facile la battaglia contro chi da sempre si è nutrito di pane cucinato nelle sagrestie.