ROMA – I funerali infiniti di Pino Daniele hanno qualcosa di incomprensibile per chi napoletano non è. Fate un momento mente locale, è il caso di dire, e immaginate un funerale un doppio funerale, una camera ardente per le spoglie mortali e un pellegrinaggio infinito per le sue ceneri.
Immaginate tutto ciò per Giorgio Gaber, ad esempio, o per Lucio Battisti o per Lucio Dalla o per Luciano Pavarotti. Tutte le dipartite di questi uomini hanno avuto risvolti giallo-rosa su eredità, famiglie scomposte, voci di complotti più o meno gossipare. Ma solo per Pino Daniele si sta consumando un rito arcaico, che somiglia un po’ ai lutti dei popoli semiti e un po’ alle ceneri sparse nel Gange.
Il popolo napoletano, si sa, non è nuovo alla idolatrare anche i vivi che occupano l’altare del momento: può essere il comandante Lauro o il Pibe de oro Maradona. Non si era mai visto fino ad ora un tributo senza misura a un defunto, sia pure famoso come Pino Daniele. Un grande artista, un musicista che ha riscritto la storia della canzone napoletana, che s’è messo alle spalle la cultura degli Aurelio Fierro e dei Mario Merola.
Un poeta che ha dato una sferzata alla napoletanità di maniera, e che a Napoli ha portato grandi musicisti che, con lui, cantassero le malinconie e le piaghe di una città che è sempre più un mistero incomprensibile. Tutto questo è incontestabilmente vero, e tutto questo ha fatto di Pino Daniele un personaggio del grande mondo.
Ma basta questa circostanza per capire la magnificenza, nobile e plebea, di un funerale che non finisce più? Basta per accettare come normale lo spettacolo dissacrante della morte? E perché una roba del genere sarebbe inconcepibile a Milano, a Bologna o a Torino?
Perché Napoli pare navigare a vista, sempre alla ricerca di un idolo che le regali una ragione. vera o illusoria, di grandezza. Pino Daniele è stato l’ultimo di questi idoli: e Napoli se lo tiene stretto il più a lungo possibile. quasi ad allungargli la vita fin nell’urna cineraria. Nel ricordo e nella tradizione del suo essere orgogliosamente pagana.