ROMA – Per due servizi taroccati sui rom Mediaset ha licenziato il giornalista Fulvio Benelli. Il direttore di Videonews Claudio Brachino e il direttore del Tg4 Mario Giordano hanno annunciato che Mediaset ha “da oggi ha interrotto ogni rapporto professionale” con Benelli, nei confronti del quale valuta “le opportune iniziative legali”, per due servizi andati in onda rispettivamente a Quinta colonna il 27 aprile 2015 e a Dalla vostra parte il 3 aprile. Si tratta di “Truffatore rom: così rubo le macchine agli italiani” e “Sono d’accordo se fanno lo sterminio”.
Il caso era stato denunciato da un altro programma Mediaset, Striscia la notizia: il soggetto intervistato nei due servizi di Benelli è la stessa persona che ha “interpretato” il ruolo di truffatore rom e di estremista musulmano senza essere né l’uno né l’altro”.
La vicenda Benelli è tutt’altro che un unicum negli ultimi mesi. Ha tenuto banco la controversa storia di Fabio e Mingo, licenziati da Striscia la Notizia perché avrebbero mandato in onda dei servizi falsi (due accertati: un falso avvocato e la maga sudamericana). Fabio e Mingo che si sono difesi più o meno così: abbiamo fatto tutto quello che i nostri autori ci dicevano di fare. Per la serie: i “servizi” giornalistici stanno da un’altra parte, a “Striscia” si fa fiction sulla notizia.
I rom poi catalizzano attenzioni giornalistiche non sempre giustificate dal verificarsi di fatti. Aveva fatto discutere l’intervista fatta da una giornalista di Mattino Cinque a una ragazzina rom che ammetteva davanti alla telecamera di rubare e di fregarsene delle vecchiette che borseggia. La stessa ragazzina ha poi confessato ad altre telecamere, quelle di Servizio Pubblico (Michele Santoro, La7), di esser stata comprata con 20 euro dalla giornalista di Mediaset per dire on the records di vivere rubando.
Per qualche mese Roma è stato il teatro di notizie false e tendenziose che avevano come argomento ricorrente rom e immigrati clandestini: l’assalto ai bus a Corcolle, lo stupro a Tor Sapienza, i sassi sugli studenti di Torrevecchia. Notizie dalle gambe corte sulle quali hanno camminato fotogeniche quanto numericamente insignificanti proteste di piazza e preoccupanti voglie di pogrom. Cronaca cucita su misura di camicia nera.
Un chiasso che poi è magicamente finito quando sui giornali ha fatto irruzione un’altra notizia, questa volta vera: l’inchiesta su Roma Capitale, dove si evidenziavano i legami fra il sistema criminale messo su dal “Nero” Massimo Carminati, il “rosso” Salvatore Buzzi e la politica romana, in particolare il governo di destra della città guidato dal sindaco Gianni Alemanno dal 2008 al 2013. Un sistema che si nutriva della malagestione dei campi nomadi, dei centri di accoglienza per migranti, degli appalti legati al sociale.