Perché Beppe Grillo ha inavvertitamente e senza alcun preavviso, sponsorizzato la conferma di Virginia Raggi a sindaco di Roma? La decisione del “capo indiscusso” dei 5Stelle ha preso in contropiede un po’ tutti. In specie gli alleati del Pd con i quali, sia pure ufficiosamente, aveva raggiunto un accordo per cui del Campidoglio se ne doveva parlare a tempo debito.
Soprattutto perché le elezioni di primavera nelle grandi città italiane saranno rimandate a giugno se non oltre. Ecco perché la mossa dell’ex comico ha preso alla sprovvista i Palazzi romani.
Per cercare di venire a capo di una situazione così intricata è necessario fare un passo indietro quando fu lo stesso Nicola Zingaretti a mettere in dubbio o, meglio, a dire un no netto alla riconferma della Raggi.
Parlando con i giornalisti che gli chiedevano notizie sul fatto che il sindaco avesse dichiarato le sue intenzioni (quelle di riproporre di nuovo la sua candidatura) il segretario del Pd rispose drasticamente: “Questa non è una notizia, è una minaccia per i romani”. Più chiaro di così! Poi, le acque si quietarono, del problema del Campidoglio non si discusse più. Perché si preferiva tacere su una vicenda che avrebbe potuto spaccare l’asse del governo. Rimandare a tempi migliori: questo fu il patto che trovò in sintonia i due partiti.
Infatti, quella poltrona da sindaco della Capitale non era una questioncina di poca importanza. Si andava alla ricerca di un baratto, di un “do ut des”. Io faccio un regalo a te, tu lo fai a me. Insomma, Partito democratico e 5Stelle dovevano trovare una strada comune per evitare un pericoloso braccio di ferro.
Stando così le cose sembrava che la sorte di Virginia Raggi potesse dirsi segnata. Zingaretti avrebbe potuto riavere quel posto in cambio di che cosa? Questo è un interrogativo che non ha una risposta per il momento. Ma è sicuro che su qualche problema di fondo il Pd avrebbe dovuto cedere. Ad esempio, sul futuro di Palazzo Chigi. “O Conte o le elezioni”, si continuava a ripetere in via del Nazareno ai giornalisti che chiedevano notizie.
La contropartita di Beppe Grillo
Probabilmente era questa la contropartita che i Grillini volevano dai dem. Sulla poltrona del Campidoglio si sarebbe seduto un personaggio gradito al Pd e la legislatura sarebbe potuta andare avanti fino alla normale scadenza.
Però, Zingaretti e Grillo non avevamo fatto i conti con Matteo Renzi. Il quale, sparigliando tutto, mise in minoranza l’esecutivo. L’avvocato del popolo non aveva più i numeri per guidare il governo. Lasciò fra mille rimpianti Palazzo Chigi. E così il patto sotterraneo sul futuro di Roma tornava prepotentemente a galla.
Ecco allora affacciarsi alla ribalta l’indubbia capacità di Beppe Grillo. Riproponendo la Raggi come primo cittadino di Roma ha mandato un chiaro messaggio agli alleati del Pd. Badate che essendo saltato Conte, tutto viene rimesso in gioco. Anche la possibilità dell’ex ministro delle Finanze Gualtieri a succedere alla signora Raggi. In parole più semplici. Visto che non abbiamo più il nostro uomo a Palazzo Chigi, ora dovete offrirci qualche altra cosa in cambio del Campidoglio.
Tutto questo nelle segrete stanze dei Palazzi. Mentre Roma e i romani sono costretti a vivere in una città che ha raggiunto il massimo degrado. Con i servizi pubblici che non funzionano. Il metro che si ferma periodicamente. La Nettezza Urbana che rende invivibili molti quartieri del centro e della periferia. Le strade dissestate e quanto altro. Ci chiediamo: le forze politiche vorranno porsi il problema del futuro della Capitale o continueranno a giocare sulla pelle di milioni di romani?