Berlusconi, il vero “reato” è la sua tv

Silvio Berlusconi e Michele Santoro hanno qualcosa in comune e per certi versi si assomigliano. Non mi riferisco al fatto che in passato il giornalista ha lavorato per Mediaset ed è stato lautamente stipendiato dal Cavaliere, quanto piuttosto alla vocazione al martirio che entrambi possiedono e che abilmente sfruttano, ognuno per i propri fini.

Berlusconi non vede l’ora di presentarsi ai moderati di questo Paese come vittima dell’accanimento giudiziario dei “magistrati di sinistra”. Accanimento che almeno sul piano dei numeri è del tutto evidente: non esiste italiano più indagato del nostro Presidente del Consiglio o una azienda più perquisita della sua. Tutto questo non gli ha impedito di diventare sempre più ricco e di essere eletto premier con uno scatafascio di voti.

Santoro ama presentarsi come vittima di una presunta censura liberticida che i dirigenti Rai esercitano contro di lui. Per la verità si è trattato fino ad oggi di goffi tentativi di imporgli una obiettività che è la sola dote professionale che l’abilissimo collega non possiede. Lui è il principe dei faziosi e la sua fortuna poggia anche e soprattutto su questo. Fare il martire gli piace e questo lo aiuta a confezionare trasmissioni assolutamente avvincenti che fanno strage di ascolti.

Se tutto questo è vero – ed io ritengo lo sia – la proprietà transitiva indurrebbe a pensare che certi magistrati che si occupano a tempo pieno ed esclusivo del Cavaliere e l’ineffabile direttore generale Masi, anche loro si somigliano. I magistrati con l’overdose di inchieste nei confronti di Berlusconi (che finora come massimo risultato ha centrato qualche prescrizione di reato), accreditano quotidianamente la tesi della persecuzione fra gli elettori di centro destra. Masi aiuta Santoro martire, cercando di metterlo a tacere non per quanto di fazioso manda in onda ma per una sorta di lesa maestà. Un “vaffa” nemmeno completo. Roba da ridere.

Dato a Santoro quel che è di Santoro, il personaggio del quale vale la pena occuparsi di più è certamente Berlusconi che fino ad oggi è stato inquisito – a differenza di altri – per ragioni squisitamente politiche. Prima della sua discesa in campo del 1994 i magistrati nemmeno se lo filavano. Da allora è costantemente nel loro mirino. Lui si è difeso con leggi, lodi e uno stuolo di avvocati.

Chissà se i magistrati si rendono conto che questa strada rischia di non portarli da nessuna parte. Sono 16 anni che provano a far condannare Berlusconi e 16 anni che i loro sforzi risultano vani. L’ultima chicca è incriminare Berlusconi per evasione fiscale, che magari una delle sue tante società avrà pure commesso ma che per i magistrati lui “non poteva non sapere”.

Questa storia dura da troppo tempo e non indigna più nessuno. In un Paese nel quale alcuni personaggi sono stati singolarmente esentati da qualsiasi tipo di indagine. Prendiamo lo scandalo delle tangenti scoperchiato da Mani Pulite: le pagavano tutti a cominciare dalla Fiat ma gli Agnelli non sono stati mai sfiorati del “non potevano non sapere”.

Venendo ai giorni nostri colpisce l’attenzione per la presunta evasione fiscale contestata ai Berlusconi e la generale disattenzione per una notizia ufficiale, non per un sospetto, che riguarda sempre gli Agnelli. Un miliardo e 400 milioni di euro occultati all’estero e nascosti al Fisco per il quale la “Famiglia” pagherà lietamente una multa di 50 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate.

Allora Berlusconi non va inquisito nè processato? Va processato eccome, ma per un reato ben più grave che ha deteriorato il tessuto etico del nostro Paese. Quindi per un crimine più pesante. Il processo al Cavaliere andava istruito diversi anni fa e doveva riguardare non solo il suo conflitto d’interessi, che certo esiste, ma il tipo di televisione che ha mandato e manda in onda e che ha contagiato molte trasmissioni della stessa Rai.

Un Tv priva di cultura, volgare, violenta, sciatta che corrompe i giovani ed i soggetti socialmente e culturalmente meno attrezzati; che rimbambisce, proponendo modelli di vita assolutamente discutibili; che irride tutto e tutti; che confonde la libertà di espressione con la libertà di insulto e anche di bestemmia. La TV di “Striscia la notizia”, delle Veline e delle tristissime e patetiche Velone, del Grande Fratello e di tutte quelle trasmissioni che, per loro natura, offendono i sentimenti ed il buon gusto. Va fatto un processo da affidare alla gente, perché contrasti i tanti messaggi volgari ed errati che il più potente media ogni giorno mette in circolo.

Immagino che sostenere una tesi del genere possa provocare reazioni a destra ed a sinistra, perché una Tv di questo tipo in fin dei conti può anche far comodo. Perfino a quegli intellettuali progressisti che si sono accorti con decenni di ritardo che la Mondadori è, guarda caso, del Cavaliere. Probabile che destra e sinistra di fronte a verità di questo tipo finiscano finalmente per incazzarsi e magari capire. Sarebbe ora!

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Marco Benedetto