Signor Antonello Venditti, non ho il piacere di conoscerla, però le dico subito che sono un calabrese doc alquanto adirato (uso un eufemismo, naturalmente). Ho letto sui giornali le sue esternazioni sulla mia terra e, francamente, non mi sono sorpreso, perché sono certo che lei questa regione l’ha vista solo di sfuggita. Altrimenti, dovrei supporre che ha dimenticato tutto di quel che ha studiato a scuola.
Ricorda Crotone e Sibari, e cioè le due città più fiorenti della Magna Grecia? Ebbene, sono proprio nella mia regione, entrambe sul mar Jonio. Conosce questo mare, egregio cantautore? Ritengo di no e spero che lei non venga mai a bagnarsi dalle nostre parti, perché forse non comprenderebbe le bellezze di queste spiagge e i meravigliosi paesaggi che le circondano. Ma ognuno, ci mancherebbe, è libero di pensare quel che vuole. Perché, altrimenti, rischia di incappare nell’ignoranza che non è mai una buona consigliera.
Lei sostiene che in Calabria non c’è né cultura, né arte. Bene, sulla prima, se qualche giorno non fosse impegnato a strimpellare le sue canzonette vorrei farle conoscere i tanti calabresi sparsi non solo in Italia, ma nel mondo, i quali hanno dato lustro non solo alla nostra terra, ma all’Italia intera.
Non cito i loro nomi, perché forse non sono nella sua agenda, piena zeppa di cantanti e parolieri. Però, se volesse perdere un paio di ore del suo prezioso tempo… Quanto all’arte, signor Venditti, mi vien da piangere quando rileggo le sue parole. Non di rabbia, per carità.
Ma perché penso che il suo ricordo degli studi che lei ha fatto in giovinezza non sia direttamente proporzionale alla sua fama di cantante. Ha forse dimenticato i bronzi di Riace? E sa dove si trova Riace? Guarda caso, in provincia di Reggio Calabria, sempre sulla costa jonica. Si rammenta che ne ha parlato tutto il mondo, oppure in quei mesi era impegnato nelle sue tournèe e non ha avuto il tempo di acculturarsi? Me ne dispiace, ma se proprio li vuol vedere sono nel museo di Reggio, sul Corso Garibaldi, nel cuore della città.
«Non c’è niente, proprio niente in Calabria», lei sostiene nel video incriminato. Okay. Allora, per sua conoscenza, le faccio un elenco dei posti da visitare. Innanzitutto, vorrei ricordarle che le coste joniche e tirreniche occupano ottocento chilometri di litorale. Con paesi gremiti di turisti: Tropea, Capo Vaticano, Scilla, Copanello, Soverato, i laghi di Sibari, Schiavonea, Brancaleone e via di seguito. Lì, l’acqua del mare si può bere e stia tranquillo non le farà venire il mal di pancia. Ma, oltre al mare, ecco la montagna: con la Sila, l’Aspromonte, il Pollino dove si respira un’aria salubre e dove le persone hanno il dono dell’ospitalità e della gentilezza.
Il cibo? Beh, non vorrei dare un colpo mortale alla sua dieta, provi ad assaggiare il caciocavallo, la soppressata, i peperoni, le melanzane sott’olio, i taralli, le pizze, oltre al tonno di Pizzo noto in tutto il mondo per la sua bontà. Eh, si è proprio vero: «Non si sa perché Dio abbia creato la Calabria» (cito le sue parole). O forse noi lo sappiamo: per far invidia alle persone che non si sono abbeverate alla nostra cultura. A quella cultura che lei ignora, signor Venditti. Si, lo so che lei, dopo queste esternazioni, ha smentito ogni cosa, affermando che il video era stato tagliato e quindi male interpretato. Però, chi ha visto e rivisto il “corpo del reato”, giura e spergiura che non c’è nulla di inventato. Allora, lo ammetta: è stato un brutto scivolone. Nella speranza che, cadendo, non si sia fatto male alle gambe oltre che alla lingua.