di Alessandro Duchi
Gli scenari mondiali stanno cambiando. Anche se il presidente americano Barack Obama รจ accusato, da sinistra come da destra, di essere troppo poco pronto a fare la faccia feroce, di subire troppo i legami dei suoi consiglieri finanziari con Wall Street e la grande finanza, in realtร ha messo parecchia carne al fuoco.
- Ha aperto allโIran, da trentโanni nemico pubblico numero uno degli Usa.
- Ha aperto a Cuba, da mezzo secolo spina letteralmente nel fianco degli Stati Uniti.
- Ha avviato, o accelerato, il processo di uscita dallโIraq.
- Ha dato nuovo impulso allโazione in Afghanistan e Pakistan
Tutto questo Obama lo ha fatto mentre lo scenario in cui opera si รจ molto complicato. La crisi economica, globale e mondiale, รจ un cataclisma che vale una grande guerra. Le elezioni in Israele hanno mandato al ministero degli esteri lโultrarazzista Lieberman, che ha unโimpostazione opposta a quella americana rispetto alla formazione di uno stato palestinese indipendente.
Obama ha anche dichiarato guerra ai pirati che infestano lโOceano Indiano per centinaia di miglia davanti alla Somalia, forse tirato un poโ per la giacca dai repubblicani, che lo accusavano di paviditร . Il tema dei pirati รจ una bomba a orologeria, che rischia di scoppiare in mezzo alle gambe degli occidentali con i devastanti risultati giร verificatisi ventโanni fa.
Ai governi, a breve, conviene starne fuori: costa meno il riscatto, che pagano gli armatori delle navi sequestrate, che non una giornata di navigazione di colossi del mare impegnati nella caccia a barchine che, col mare un poโ increspato, i radar rischiano di non intercettare nemmeno.
Obama รจ stato costretto quando cโera in ballo la vita di un comandante american0. A quel punto era diventato un problema di politica interna.
Ma in tutto questo, vien da chiedersi, lโItalia che fa?
Lโultima volta che lโItalia ha avuto una politica estera che fosse una politica รจ stato quando, dopo il caos del G8 di Genova e le dimissioni dellโallora ministro Ruggero, lโinterim fu assunto dal primo ministro Silvio Berlusconi.
Poi, ben poco o peggio, sia da destra sia da sinistra.
A parte dilettare gli italiani con le sue vicende sentimentali in una specie di Abelardo & Eloisa dellโepoca degli sms, lโattuale ministro degli esteri Franco Frattini prende pubbliche posizioni di sostegno a quanto giร fatto e deciso dagli americani.
Intanto lascia che i pirati si imboschino in terra ferma con dieci italiani in ostaggio (piรน altri cinque romeni), coprendo col suo silenzio (la sua omologa Hillary Clinton ha una sua posizione autonoma rispetto a Obama) il mancato intervento della marina come scelta accorta e comunque ineluttabile.
Cosรฌ oggi i somali, il cui paese รจ dominato dallโillegalitร suprema, possono anche accusare quei poveretti nelle loro mani di attentato allโambiente (scaricavano rifiuti tossici) per alzare il prezzo.
Premesso che, se anche fosse vero, due barili di liquidi inquinanti i mezzo allโoceano e lontano dalle acque territoriali somale non giustificano il sequestro di un equipaggio; premesso anche che allโorigine della pirateria ci puรฒ essere la difesa di poveri oppressi contro lo strapotere delle nazioni forti: resta il fatto che la nostra gente che va per mare deve essere innanzi tutto difesa, nellโinteresse loro e anche delle migliaia che mettono a rischio la loro vita sulle rotte oceaniche.
Se anche i pirati hanno iniziato a fare i pirati per raddrizzare dei torti, oggi sono solo dei criminali, che vivono di soprusi e prepotenze e che capiscono, a breve, solo il linguaggio della forza.
LโItalia paga sempre. Se ci scappa il morto, come in Iraq, รจ sempre colpa degli altri. Ma nessuno potrร accusarci di avere sbagliato per avere fatto o provato a fare qualcosa di attivo.