Nulla da eccepire: almeno su un punto ed a parole il Terzo Polo è unito e coeso. La riprova? Se chiedete a Casini, Fini e Rutelli chi sarà il leader il cui nome mettere sul simbolo in caso di elezioni risponderanno, immancabilmente, che: “Questo non è un problema”. Per la non breve esperienza accumulata dal 1960 in poi sul linguaggio della politica italiana, una risposta del genere per me significa invece che quello del numero uno del Terzo Polo “è” il problema. Visto che loro però non si sognano per ora di affrontarlo apertamente, proviamo a farlo noi.
Non dovrebbe contare il criterio dell’età: sono tutti e tre abbastanza giovani anche se sulla scena politica da un bel pezzo. Fini è del 1952, Rutelli del 1954 e Casini del 1955. Abbastanza “freschi” considerando quanto durano i nostri politici (troppo). Anche il “cursus honorum” non li distingue più di tanto: Fini e Casini sono stati presidenti della Camera (Fini lo è ancora malgrado le forti contestazioni), Rutelli non ha avuto incarichi istituzionali ma è stato sindaco di Roma e Ministro. Come candidato sindaco ha battuto la prima volta proprio Fini nel 1993, mentre è stato sconfitto da Alemanno nel 2008.
Usiamo allora come criterio la coerenza politica. Qui sembra prevalere di molto Casini che democristiano era appena laureato, e democristiano lo è ancora adesso che la DC non c’è più. E’ vero che nella DC è partito con il doroteo Bisaglia per passare poi al seguito di Forlani, ma questo era uno degli sport più in voga nelle file della vecchia “Balena bianca”. In seguito Casini con Mastella ha fondato il CCD, poi Mastella è finito nella fauci del centrosinistra mentre il bel Pierferdinando è rimasto con Berlusconi per poi presentarsi da solo alle elezioni del 2008.
Più frastagliata la storia politica di Fini e Rutelli. Il primo è partito dal Fronte della Gioventù, è stato sdoganato da Berlusconi continuando a dire che Mussolini fu uno dei maggiori statisti del secolo scorso e sponsorizzando iniziative di legge insieme con Bossi. Arrivato alla poltrona più alta di Montecitorio ha iniziato una campagna contro Berlusconi e la Lega. Il Cav. lo ha ripagato alla grande con la vischiosa faccenda della casa di Montecarlo, cercando di riportarlo all’ovile. Non ci è riuscito e allo scontro frontale del 15 dicembre Fini è stato pesantemente sconfitto. Da leader dell’estrema destra era diventato un eroe per il quotidiano la Repubblica e per diversi settori della sinistra politica. Dopo la sconfitta è calato di colpo e perfino Ezio Mauro lo ha esortato a dimettersi. Diciamo che attualmente è un po’ malconcio.
Anche la storia politica di Rutelli quanto a coerenza e linearità presenta ampie zone d’ombra. Nasce nell’orbita di Marco Pannella e diventa segretario del partito radicale dal 1983 al 1990, poi passa a Verdi-Arcobaleno ed ai Verdi tout court per ottenere, alla testa di una coalizione di centrosinistra, una grande vittoria come Sindaco di Roma nel 1993. Ministro con Prodi, ha fondato La Margherita, assunto posizioni di sostegno alle tesi cattoliche in netto contrasto con la sua passata militanza radicale. Ha fatto parte per poco del PD e ne è uscito per fondare l’API prima di entrare nel Terzo Polo.
Anche se Casini appare come favorito nella corsa alla leadership per lui e gli altri due è meglio per ora non prendere di petto la questione in attesa di tempi migliori. La prospettiva di elezioni anticipate li spaventa anche per questo. L’idea di esserne considerati responsabili ancora di più. Fini poi deve anche guardarsi dalla perfidia del Cavaliere che, in perfetta malafede, ha dichiarato: “Poteva essere il mio successore e adesso è il vice di Casini”. Non è vero che lo avrebbe designato, ma fa male lo stesso.