Cassano, la mega saga: come un “vaffa” può costare 18 milioni di euro a chi se lo becca…

Può un vaffanculo a pieni polmoni, condito con un “vecchio rincognonito” e con l’aggiunta apparentemente incomprensibile di un insulto in stretto dialetto di Bari (vecchia) costare 18 milioni di euro a chi quell’insulto se lo becca sul muso? Se lo becca a dieci centimetri dalla faccia, con l’aggiunta di un dito puntato sul naso, delle scarpe da gioco lanciate contro il muro dello spogliatoio. Può costare eccome e costerà proprio questa cifra di 18 milioni di euro, uno sull’altro, lo strappo da Cassano del patron della Sampdoria, il presidente-padrone, Riccardo Garrone, il grande petroliere, rapito dal sogno del calcio quasi per un caso sei anni fa, uno degli uomini più potenti e nodali della vecchia Superba, 72 anni, ex leader di Confindustria, offeso a cielo aperto e poi nelle stanze dello spogliatoio, davanti ai suoi dirigenti e a mezza squadra della Samp che rientrava nella palazzina di Bogliasco martedì pomeriggio, dopo il solito allenamento defatigante , dopo la splendida prestazione a san Siro, pareggio 1-1 e l’esaltazione del presidente che aveva addirittura esagerato forzando il risultato: “Nel derby tra petrolieri ho vinto io con Cassano……”.

Aveva pareggiato, in realtà, con la squadra di Moratti, ma era come se avesse vinto con Cassano, proprio lui che aveva fatto scintille sul campo di san Siro, ammutolendo le superstar nerazzaurre e facendo venire l’acquolina in bocca proprio a lui, al Moratti…. Diciotto milioni di euro sono la cifra che la Samp, quindi Garrone, dovrà sborsare, avendo deciso di troncare unilateralmente il rapporto con il giocatore Antonio Cassano, comprato per un piatto di lenticchie dal Real Madrid quattro stagioni fa, pagato con un ingaggio da 2 milioni e ottocento milioni a stagione (contro i cinque milioni che prendeva per non giocare quasi mai nel Real di Fabio Capello). Tanto costa la clausola rescissoria che il consiglio direttivo della Samp ha deciso di far scattare, tutto unito e compunto, dopo l’ennesima sceneggiata di Bogliasco, dolce collina rivierasca dove la Samp si allena e _verrebbe da aggiungere _ dove spesso Antonio Cassano si scatena. Sul campo e con la lingua. Diciotto milioni per liberarsi del “cafone barese” sono tanti e sono una enormità a Genova, dove i soldi contano di più e nella Sampdoria, dove Riccardo Garrone per anni è stato criticato perchè si rifiutava di rinforzare la squadra adeguatamente, salvo poi smentire tifosi passionali e supercritici con il supercolpo di Cassano e poi con l’affaire dell’acquisto di Pazzini, il centroavanti goleador strappato alla Fiorentina con un gesto di destrezza dell’ex general manager Beppe Marotta, oggi dg della Juve, il genio degli affari che aveva già portato sotto la Lanterna Cassano e che ora è visto come il grande traditore da Garrone&C non solo perchè è passato alla Juventus, ma anche perchè sta puntando i migliori giocatori della Samp, cercando di portarli in bianconero, a incominciare dal portiere Storari, che sabato notte ha fermato il Milan di Ibra. Regia di Marotta anche dietro a questo affare Cassano, che sta scuotendo Genova da cinque giorni di più dell’alluvione catastrofica del 4 ottobre e degli scioperi selvaggi dell’Amt? Marotta da Torino smentisce secco: “Cassano non ci interessa a noi della Juventus.” Ma pochi credono che, Juve a parte, non ci sia dell’altro in questo divorzio folgorante che è già sanzionato: Antonio fuori rosa, fuori organico, contratto rescisso, ridotto a piangere (ma nessuno l’ha visto) nel suo flet di Quinto sul mare accanto alla moglie, la oramai celebre campionessa di pallanuoto Carolina Marcialis, incinta di quattro mesi dell’erede di Cassano, accanto alla madre Giovanna barese doc e pure incazzata di stare a Genova, dove ammazza il tempo gestendo un bar sulla passeggiata a mare di Nervi, angolo di Paradiso che alla signora di Bari vecchia non va giù perchè la gente non è abbastanza gentile e ossequiosa e accanto a tutto il clan di Superantonio, genio e sregolatezza, genio e pioggia permanente di vaffa e di capricci a getto continuo, mescolati a dosi alterne con i capolavori sul campo.

Riccardo Garrone sta chiuso nel suo eremo da grande cacciatore di fucile e di selvaggina a Grondona, nell’immediato entroterra di Genova, sulle colline gaviesi, dove la sua casa trabocca di trofei venatori e probabilmente fa il conto dei soldi che il campione butterato e geniale gli costerà alla fine e magari contemplerà la fine di una specie di artificiale favola del terzo millennio tra il campione-furfante-imprevedibile e geniale e il petroliere burbero e generoso che, conclusa la carriera in prima linea come grande business man del petrolio, aveva trovato nel calcio e nei colori blucerchiati una potente passione “matura”. I suoi dirigenti e i suoi avvocati studiano il divorzio, mentre la sacca dei vestiti da gioco del prodigio barese, numero 99 di maglia e di borsa, non viene neppure imbarcata sul pulmann della squadra che parte per la trasferta non certo difficile di Cesena. La storia di Cassano alla Samp, meglio la favola con tanto di amore sbocciato al bordo di una piscina per Carolina, dopo le 700 donne del suo libro-boom intitolato “Le Cassanate”, edito da Rizzoli, il matrimonio con Garrone che si offre testimone ( ma viene respinto, questa volta non con un vaffanculo), è finita tecnicamente perchè il geniale attaccante di Barivecchia, dopo avere chiesto scusa a parole non ha voluto firmare un documento scritto di riparazione e probabilmente di impegno nei suoi futuri comportamenti e, quindi, il rapporto si interrompe per sempre, lasciando in una valle di lacrime, nel week end dedicato ai defunti, la parte calcistica di Genova che aveva trovato in Cassano, una specie di idolo catalizzatore, capace di riportare i colori blucerchiati in vetta alla classifica e di far sognare una tifoseria per la prima volta minacciata, dopo decenni nella leadership cittadina, dal Genoa di Preziosi, Gasperini e di idoli come Borriello, Milito e compagnia cantante. Eppure tutta la storia della separazione, ivi compreso il rifiuto a un contratto decurtato con l’ingaggio al 50 per cento e gli anni di impegno ridotti a due, da cinque che erano, non convincono nessuno e la dietrologia si scatena. Intanto, questa del triplice insulto dopo la richiesta di Garrone di presenziare a una festa di club blucerchiato (una banalità) , è sola l’ultima delle cassanate genovesi e quindi la sanzione di per se stessa sembra esagerata. “Come mandare uno all’ergastolo per un insulto “ _ commenta Claudio Pasqualin, uno dei più noti procuratori di giocatori, tra quelli che ora si leccano i baffi per l’affare che Cassano potrebbe far fare, cambiando club. Solo tre settimane fa, per essere stato sostituito dall’allenatore Di Carlo nel match contro il Bologna, il numero 99 della Samp aveva fatto una bella sceneggiata, insultando tutti e uscendo dal campo tra gestacci e parolacce senza salutare né compagni, né allenatori. E prima ancora non si contano le leggende metropolitane e le cronache dei match innescati dall’irrefrenabile genio e sregolatezza barese, in campo e fuori, tra dirigenti, giocatori, amici, parenti e membri del suo clan. Cassano rinsavito, domato da Garrone e dai suoi, dopo anni di intemperanze a Bari, Roma, Madrid, in nazionale, con decine di amici, giocatori, campioni superallenatori, a incominciare dall’ex amico fraterno, Francesco Totti (che ora lo tratta come un appestato), a Lippi che si è praticamente evirato calcisticamente nell’ultimo mondiale pur di tenerlo fuori dalla sua Nazionale delle figuracce sudamericame, a Fabio Capello, che pure lo aveva recuperato tra Roma e Madrid? No Cassano era sempre Cassano, come un anno fa, quando l’allora allenatore blucerchiato Del Neri lo ha lasciato fuori suadra per cinque turni per “diverbi tecnici” sotto l’abile regia di Marotta, facendolo poi rientrare al momento giusto del rilancio e dell’incredibile quarto posto, conquistato dalla Sampdoria.

Quella volta anche Del Neri era stato ampiamente vaffanculato, operazione della quale Antonio è sempre stato inarrestabile, chiunque fosse l’interlocutore, senza alcun freno o barriera. Si trattasse di un compagno di squadra, di un avversario, di un dirigente che chiedeva qualcosa, anche di un gruppo di ragazzini che volevano qualche autografo di troppo per lui. Vaffanculo e se dal caso, come martedì scorso, il condimento barese e l’applicazione personale, come quella rivolta al presidente Garrone. Perdonato cento volte e perchè non l’ultima, con in atto una pacificazione globale, famiglia, matrimonio, culla in arrivo, una squadra a sua misura perfetta? La linea della Samp che se ne libera pagando profumatamente, ma di tutto l’establishment calcistico nazionale, è per ora ferrea, compreso l’allenatore della nazionale Cesare Prandelli, che lo aveva mirabilmente recuperato alla maglia azzurra, ma che ha varato un codice etico per il quale gli insulti e gli atteggiamenti alla Cassano sono banditi. Niente maglia azzurra.

Cassano non si può allenare, non può giocare nel momento più magico e maturo della sua carriera? Non risulta credibile e non finirà così. Marotta, l’autore del suo recupero ha voglia a negare, gli altri grandi club come l’Inter stanno alla finestra ma già avevano mostrato interesse durante l’estate, la Fiorentina, molto in ribasso in questo campionato, avevano bussato alla porta di Garrone e Della Valle magari ci sta ripensando. Uno più uno fa due: lo sbotto di Cassano per quanto clamoroso e lesivo dell’onore di un uomo per bene e d’onore come Riccardo Garrone non è sufficiente a spiegare la frattura totale, sopratutto per la pretesa della scusa scritta sulla quale Cassano si è impuntato. Dentro di lui, dentro a quelli come lui, campioni eccelsi e uomini fragili, ricordiamo George Best, Paul Gascoigne, Maradona, Garrincha, lo stesso Adrian Mutu, c’è sempre come una bestia che improvvisamente si mette a ringhiare e nulla la può mettere a tacere. Hai un nuovo padre, come era Riccardo Garrone, ma poi a un certo punto chi mandi a vaffanculo, proprio lui, perchè è il padre da contestare, da rifiutare… Basta questo a spiegare tutto o nella testa geniale-perversa non ci sono altre molle molto più razionali? In fondo Cassano, campione di calcio assoluto, ha giocato nella Roma, nel Real, nella Samp, dopo i fantasmagorici esordi baresi, ma non ha mai vinto niente di grande. Ora o mai più….Aspettare per vedere in attesa che la Lega calcio si pronunci e stabilisca se ha ragione Antonio Cassano, il vaffanculatore o la Samp di Garrone, offesa a morte. “Perdonatelo” scrive da Roma il tifoso Samp, più noto di tutti il genovese Paolo Villaggio. E magari, se le grandi manovre andranno a vuoto, non sarà un urlo nel deserto.

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fmanzitti