Crisi, l’OK Corral d’Europa

Crisi, l’OK Corral d’Europa

ROMA – “Crisi / L’OK Corral d’Europa” è il titolo dell’articolo a firma di Giuseppe Turani anche sulle pagine di Uomini e Business.

Avete presente la “Sfida all’OK Corral”, quando i due pistoleri sono uno di fronte all’altro? Cessa anche la musica, i due si guardano e ci sono lunghi momenti di tensione. In Europa si sta vivendo una situazione del genere: tutto è fermo in attesa che accada qualcosa. Ma non succede niente e l’economia ristagna perché si stanno confrontando due diversi fondamentalismi, due ostinate testardaggini. Da una parte ci sono la signora Merkel e la Germania, che non si spostano di un millimetro dalla loro trincea dell’austerità, e che non vedono altra cura possibile per i paesi in crisi. Dall’altra parte ci sono la Francia e l’Italia, che non vogliono fare le riforme che tutti chiedono loro. La Germania insiste con l’austerità perché vede Italia e Francia come due bombe inesplose: se non cambiano, se non fanno le riforme, prima o poi salta tutto per aria.
Ma perché Italia e Francia non si muovono?

L’Italia ha fatto la riforma delle pensioni nel 2011, sotto l’incubo dello spread vicino a quota 600 e con l‘incubo del default imminente. Dopo di che: niente. Abbiano cambiato tre governi in tre anni, ma le riforme che potevano rilanciare l’Italia (e che la Germania ha fatto dieci anni fa) non si sono viste.
La Francia ha fatto addirittura delle controriforme: ha abbassato l’età pensionabile e ha messo tasse da incubo (75 per cento) sui redditi elevati. E la cosa è molto curiosa. Hollande non è uno sprovveduto: è un enarchista, cioè un laureato dell’Ena, una delle migliori scuole di amministrazione del mondo. La sua ex compagna (Segolene Royale, oggi ministro) è anche lei un’enarchista. E la stessa cosa si può dire di molti collaboratori e ministri di Hollande. Il presidente francese, cioè, dispone di una squadra di tecnocrati straordinaria e su cui nessun altro governante europeo può contare.

E quindi sanno benissimo che cosa dovrebbero fare. Perché non lo fanno e, anzi, vanno nella direzione contraria? La risposta è una sola: politica. Hollande ha vinto le elezioni facendo promesse da vecchio socialista, molto demagogiche, ha combinato un disastro e la sua popolarità, oggi, è ai minimi. Non sa come fare retromarcia. E quindi sta lì, fermo, addossando la colpa per quello che accade alla signora Merkel e alla politica di austerità che c’è in Europa. Ma non fa le riforme (la Spagna però le ha fatte).
In Italia la situazione è quasi peggiore: qui la politica del “non cambiamo niente, i diritti acquisti sono sacri” è una sorta di mantra nazionale, che viene recitato da tutti: taxisti, notai, bottegai, sindacati, farmacisti, pensionati, avvocati, ecc. Invece di fare le riforme, si preferisce rifare i governi perché è più semplice.

Ma adesso c’è Renzi, che ha in mano una carta molto forte. Invece di cercare l’alleanza con Hollande (paralizzato dalle sue stesse scelte) nel chiedere alla Merkel un po’ di pietà, dovrebbe fare davvero le riforme, rompendo lo schema dei due fondamentalismi che si fronteggiano e aprendo quindi in Europa una fase nuova. A quel punto nessuno (compreso Hollande) avrebbe più alibi per non cambiare. Finirebbe il confronto sterile fra due testardaggini e si potrebbe davvero tornare a lavorare per la crescita.

Published by
FIlippo Limoncelli