Dimissioni Marino. Tutti i perché in 5 punti: a tempo forse

Cesare Lanza

ROMA – Cesare Lanza ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog.

Se non fossero drammatiche, le cronache a cui ci ha abituato Marino meriterebbero di entrare nella eterna e variegata commedia italiana, da Goldoni a Monicelli, da Arlecchino ad Alberto Sordi (mi rivolgo ai miei compaesani calabresi: Jugale, Paionni…). Rideremmo senza freni. Purtroppo il disastro di Roma, a due mesi dall’inizio del Giubileo e in attesa dell’arrivo di decine di milioni di turisti, è uno scandalo politico, orribile, viscido, puzzolente.

Come si spiega quest’ultima trovata dell’ineffabile sindaco di Roma: annunciare finalmente le dimissioni, volute giustamente a furor di popolo, e subito aggiungere che potrebbe ritirarle, secondo legge, entro venti giorni?

1. A questa ragionevole domanda il “Corriere della Sera” sembra rispondere con il titolo di apertura, lucido e intransigente: “Marino lascia e avverte: tiro giù tutti”. Mi sembra ragionevole chiedersi: che cosa vuol dire, l’ex sindaco? È solo un grido di ribellione? O un annuncio? O una minaccia? O un ricatto? La riflessione é obbligatoria perché il riferimento è a quei venti giorni, in cui Marino potrebbe dire o fare chissà cosa. Vediamo, ragioniamoci su. La prima impressione non è piacevole: Marino non sembra più il personaggio atipico e comico che è riuscito a far arrabbiare perfino il Papa, e neanche il sindaco vergognosamente incapace, che ha lasciato precipitare Roma in cento guai, senza neanche tentare di risolvere uno. No. Assomiglia a certe inquietanti figure del passato, da cui voleva a parole prendere distacco. Un politico politicante che manda messaggini criptici, toccatine allusive, segnali poco trasparenti, indirizzati a chissà chi, per la decodificazione.

2. Il punto cruciale infatti riguarda quei venti fatidici giorni. A cosa gli servono? Il Corriere scrive che vuol tirare giù tutti… Ma perché, se ha qualcosa di grave da dire, o se vuole decidere cosa fare, perché non parla e non decide subito? Perché si prende venti giorni (utilizzando una legge!) prima della definitiva uscita di scena? Io scrivo opinioni ed esprimo giudizi, previsioni. Facile prevedere che questo sia l’ultimo errore di Marino. Se vuole nascondere qualcosa, si metta l’anima in pace: tutto verrà fuori. Tutti i mass media si scateneranno. Qui, possiamo provare a fare ipotesi: l’ineffabile Ignazio ha conti in sospeso col Vaticano, con il Pd e con la giustizia. Vediamo punto per punto, se il retroscena dei venti giorni nasconda il desiderio e l’esigenza di una trattativa.

3. Può un sindaco in conflitto col Vaticano e tanto mal giudicato dal Papa governare Roma alla vigilia del Giubileo e durante il suo svolgimento? Penso di no. Domanda: ci sono retroscena? Perché il Papa ha detto in quel modo sprezzante di non aver invitato Marino in America, perché ha voluto tanto clamorosamente allontanarlo da sé? Forse ci sono realtà e notizie imbarazzanti sul punto di venire alla luce? E forse Marino ha bisogno di tempo per recuperare e trovare soluzioni?

4. Il plumbeo scontro con il Pd. Plumbeo perché è un braccio di ferro pieno di ombre e nuvole pesanti. Marino alla fine ha deciso di dimettersi, per non essere sfiduciato (finalmente!), come il Pd aveva annunciato. E adesso minaccia di voler tirare giù tutti. Ma tutti chi? Forse qualcuno del Pd? Forse c’è qualche ulteriore scandalo che qualcuno nel Pd vuole nascondere, al di là della figuraccia per il fallimento del “suo” sindaco? Quando ci si parla in codice, si sa come si comincia e non si sa come si va a finire.

5. Infine, la Procura ha aperto un’indagine sulle discutibili note spese compilate e intascate dal sindaco. Peculato? Si vedrà. Anche quando la magistratura apre un’indagine, si sa come si comincia e non si sa come finisce. Intanto una domanda sorge spontanea: Marino, seppur dimesso, restituirà i ventimila euro contestati, come ha promesso curiosamente? E c’è altro da spiegare agli inquirenti? È solo una domanda, senza malizia.

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Alessandro Avico