Telenovela Djokovic senza fine. È iniziato l’effetto domino. Dopo le porte chiuse di Australia e Francia ora si accodano Spagna e Stati Uniti. Oddio, in Spagna ha annunciato il suo no il premier Pedro Sanchez (“ dovrà rispettare tutte le norme sanitarie”) mentre il sindaco di Madrid Jose’ Luis Martinez-Almeida gli ha concesso un precoce via libera. Così almeno riporta El Mundo, il quotidiano della capitale di proprietà del gruppo italiano RCS.
Ma il torneo di Madrid si tiene in primavera (1-8 maggio). Dunque ci sarebbe il tempo per rivedere il protocollo. Ma Sanchez non transige. Anche gli Stati Uniti confermato la linea dura per i suoi due tornei: quello californiano di Indian Wells (10-20 marzo) e quello di Miami (23 marzo-3 aprile). Tacciono, per ora, gli organizzatori di Montecarlo (10-17 aprile), di Roma (8-15 maggio) e di Wimbledon (27 giugno-10 luglio). E l’anno scorso sul campo d’erba più prestigioso del mondo vinse proprio il serbo, in quattro set, su un commovente Berrettini.
Roma possibilista
In verità qualcosa da Roma è trapelato. Informalmente. Sergio Palmieri, direttore ATP di Roma, intervistato da “Radio anch’io Sport “ (settimanale Rai), ex tennista di buon talento, nel giro da sempre (è stato l’agente di John McEnroe, numero uno del mondo per quattro anni), ha detto due cose importanti. Primo: “Djokovic verrà a Roma? Dipende da lui. Se si iscrive, noi dobbiamo stare alle regole. Se arrivano giocatori in regola, non abbiamo nessun motivo per non accettarli “. Secondo: “Djokovic non è certo un esempio per i giovani. Non ha mai avvicinato la popolarità e la credibilità di Federer o Nadal che sono amati e rispettati nel mondo non solo del tennis”.
Respiro epico della crociata di Nole
Non tragga in inganno la crociata No Vax di Djokovic. Certo, suona sempre nobile battersi per ciò in cui si crede. C’è addirittura un respiro epico nella sua battaglia. L’ha ricordato lo stesso Palmieri. Eppero’, come ricorda nella famosa serie animata Daria – l’adolescente tutta sarcasmo, dalla arguzia urticante – la crociata non deve far dimenticare che “dipende anche da quello per cui ci si batte “. Capito Nole? Ora è probabile che, bandito per tre anni dalla Australia, abbia uno sconto di pena come ha lasciato intendere il primo ministro Scott Morrison. Ma gli strascichi restano.
Sponsor imbarazzati
Lacoste, l’azienda francese fra i main sponsor del tennista serbo, si è fatta sentire. Ha fatto sapere di voler parlare con Djokovic “il prima possibile “. Il brand transalpino che è con Novak dal 2017 con un bel pacco di milioni, non gli va di associare il proprio nome ad un personaggio catalogato ormai No Vax a livello globale. Tacciono per ora gli altri sponsor come Peugeot, Hublot, come il creditore austriaco Raiffesen Bank International (sede a Vienna, un colosso con oltre 55 mila impiegati, opera in 15 Paesi europei) ma corrono voci poco rassicuranti. Sono anche loro imbarazzati. E tutti insieme versano a Djokovic 30 milioni all’anno (fonte Forbes). Ne vedremo delle belle.