
Draghi, ultima mano sicura di Europa e Nato, è il pezzo forte della triade
Mario Draghi, detto anche Supermario, c’è. Europa e Nato si affidano a lui. È più affidabile di Scholz e Macron. Su riforme e Ucraina non cambia rotta.
Ma Bruxelles una domanda se la fa: quanto reggerà ancora “l’ultima mano sicura” dell’Europa? Bella domanda. Azzardo una previsione: Draghi non è abituato a lasciare a metà le cose. Dunque reggerà “quanto è necessario”, per usare un suo modo di dire. Almeno tre indicatori lo confermerebbero.
1. I PENULTIMATUM DI CONTE SONO STATI UN FLOP
Giuseppi è tutt’altro che una minaccia seria per il suo governo. Dopo aver “sparato” imbarazzanti avvertimenti , il capo dei Cinquestelle l’unica cosa che ha ottenuto è la scissione di Di Maio e la fine dell’avventura grillina. Un autogol.
Ergo, il viale del tramonto di Giuseppe Conte è inesorabile. Ha fatto impressione soprattutto la calata di braghe di Giuseppi in Senato ; dopo aver minacciato sfracelli – per settimane – contro l’invio di armi in Ucraina, trovandosi alla fine nudo e solo, ha accettato una risoluzione unitaria della maggioranza passata con larghissimo margine.
Ha riposto la bandiera pacifista e buona notte ai suonatori. È in ginocchio. Il Movimento ha perso 164 parlamentari in quattro anni. Da 336 a 164. Giuseppi teme di finire come Dini, Monti, Segni, Goria, Follini,Scajola, Alfano & Co. Il pantheon dei leader -meteora lo aspetta. Presto.
2. SUPERMARIO DRAGHI, PEZZO FORTE DELLA TRIADE
D’accordo, i guai non mancano al premier italiano . Ha blindato Di Maio, ha escluso rimpasti, ma i prossimi passaggi parlamentari saranno ad alto rischio. E Bruxelles nolo sa e lo teme. Ma è l’intera triade ad essere in difficoltà. Il cancelliere Scholz non è la Merkel; è a capo di una coalizione in affanno e speso divisa. Macron è dimezzato dall’ultimo voto in Francia, non ha più la maggioranza assoluta alla Assemblea nazionale appena due mesi dopo la sua riconferma all’Eliseo. Ora i lepenisti smaniano. Vedremo. In ogni caso Mario Draghi , al momento, sta meglio degli altri due. E tira dritto, fiero l’occhio e svelto il passo.
3. LE EMERGENZE DEL PAESE, REBUS DA RISOLVERE PER DRAGHI
Terzo indicatore: i dossier urgenti. Grane rilevanti. Problemi da risolvere. Vietato mollare. E Draghi regge proprio per questo. Le emergenze che scottano? Siccità, gas benzina. Il premier sta lavorando al decreto carburanti, ha prorogato di tre mesi le agevolazioni sulle bollette di luce e gas per famiglie e imprese, lo incalza l’allarme
siccità che fa sempre più paura. Sente le pressioni delle Regioni. “ Non c’è un minuto da perdere” come dice Luca Zaia, presidente del Veneto.
E Draghi non si lascia distrarre dagli scissionisti di Di Maio (peraltro senza voti ne’ soldi) e nemmeno dalle turbolenze in casa Pd per l’alleanza flop con Conte. Men che meno dalle macerie fumanti del fu-Cinquestelle o dai prossimi ballottaggi. Semmai questo è un problema di Letta. Per Draghi i problemi veri sono altri. Avanti.