Elezioni Quirinale, Mattarella Presidente, tutti ci guardano: cosa diranno le potenti agenzie di New York?
Mattarella presidente, Elezioni Quirinale, mai così seguite. Più dei delicatissimi Anni ‘50 (dopo De Nicola, il liberale Einaudi e il Dc Gronchi). Più degli spumeggianti Anni ‘60 (Segni e Saragat) e del successivo e tormentato decennio (Leone e Pertini).
Molto seguite le elezioni degli ultimi cinque presidenti. Cioè Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, Mattarella. Infine queste votazioni con ben 15 schieramenti impegnati a sbrogliare la matassa. Nel gruppo anche i delegati regionali (25 del centrosinistra, 33 del Centrodestra ), due senatori a vita non iscritti e i 50 del cosiddetto “Misto vari”. Però mai così tanti spettatori interessati.
Sono messaggi inequivocabili. In testa i mercati, “i più loquaci”, come li definisce l’economista Enrico Cisnetto. Tutti attenti, vigili, espliciti. Non era mai accaduto, almeno in questi termini.
GoldmanSachs ha tuonato da New York di tenere Draghi a Palazzo Chigi. Citigrup con Travelers (la più grande organizzazione di servizi finanziari del mondo, oltre 200 mila dipendenti), sempre da New York ha detto l’esatto contrario.
Draghi al Colle è una garanzia per l’Europa e le necessarie riforme. Ha poi voluto dire la sua la società privata Standard & Poor’s, sempre dagli Stati Uniti , forte del fatto di essere una delle prime tre agenzie del mondo di rating ; insomma una che dà i voti sulla solidità e la solvibilità di una società che emette titoli sul mercato finanziario. Il presidente Douglas Peterson ha messo in guardia, dagli uffici di Manhattan, sul rischio di scenari instabili.
In effetti è un debito molto grande, qualcosa come 2.700 miliardi che in rapporto al Pil (oltre il 155%) è il secondo di tutta l’Unione Europea. Solo la Grecia è messa peggio di noi.
Due anni fa, quando cioè tirava un brutto vento, Berlino e Parigi “si persuasero a finanziare il “Next Generation Ue” (fondo per la ripresa di 750 miliardi di euro destinati ai Paesi colpiti dal Covid-19). Un fondo che a fine 2027 ammonterà a 1.824,3 miliardi. Sono tutti preoccupati per noi. In testa la Bce che “ha in pancia il 30% del debito pubblico italiano”.
E tremano gli investitori esteri che hanno comprato i nostri bond. Il default dell’Italia sarebbe una catastrofe per l’euro e l’Unione Europea.
La discussione è cominciata. Sono sul tappeto la revisione dei parametri di Maastricht che risalgono al 1992 e il Patto di stabilità e crescita (PSC) sottoscritto nel 1997 per il controllo delle politiche di bilancio degli Stati membri e per rafforzare il percorso di integrazione monetaria intrapreso esattamente 30 anni fa. Il momento è cruciale. Ora più che mai servono stabilità e competenze. Oltretutto si è aggiunta la fiammata inflazionistica che non ci lascia tranquilli. Ergo confidiamo in Mattarella.