ROMA – Giuseppe Turani ha scritto questo articolo dal titolo “Europa, idee poche, soldi meno” anche sul suo sito “Uomini e Business”.
Il tanto atteso piano da 300 miliardi di investimenti dell’Unione europea è arrivato. E, per quel che se ne capisce, non è proprio il caso di mettersi a fare capriole. Ci sono vari punti non troppo convincenti. Intanto i soldi che la Unione mette a disposizione di questo piano sono, in tutto, non 300, ma 21 miliardi: 5 miliardi arrivano dalla Bei e 16 dal bilancio della Ue (8 veri e otto sono garanzie). Ma anche sugli 8 “veri” c’è qualche perplessità. Infatti viene detto che i soldi che gli Stati verseranno a questo fondo non verranno conteggiati nel disavanzo annuale. I soldi li forniranno gli Stati?
Ma come si arriva allora dalla modesta cifra di 21 miliardi al totale di 315?
Molto semplice: si dice che ogni euro investito genererà a sua volta 15 miliardi di investimenti. Si fa la moltiplicazione e 21 per 15 da appunto 315. E qui si apre una domanda che è grande come una voragine. Chi ha detto che per ogni miliardo investito dalla Ue se ne mobiliteranno spontaneamente altri 15? Poiché a Bruxelles non mancano di burocrati e di esperti, credo che siano pronti a seppellirci sotto pagine e pagine di corposi studi. Il problema è che tutte queste ricerche, probabilmente, sono state fatte quando l’economia non era agonizzante come oggi.
Ma, anche ammettendo, che alla fine i 315 miliardi ci siano davvero, resta il fatto che per un continente da mezzo miliardo di persone e con un’economia stagnante sono pochi. Probabilmente in passato qualche singola multinazionale ha investito di più (solo il fondo Blackrock ne ha già investiti 60 negli ultimi anni in Italia). Polemiche a parte, non sarà comunque questo piano che rilancerà l’Europa. Se poi ricordiamo che questo investimento da 315 miliardi verrà investito in tre anni, 100 miliardi all’anno, le perplessità aumentano.
Molto fumo, insomma, e non grande arrosto. E c’è di più. In questo momento il mondo sta letteralmente annegando nei soldi perché le varie banche centrali (meno la Bce) ne hanno messe in circolazione delle vagonate. Solo che tutti questi denari non arrivano in Europa. O, meglio, arrivano, ma vanno a comprare titoli e obbligazioni, cioè pura finanza. Come mai?
Perché in Europa non esiste un piano industriale, o di politica economica, che renda interessante aprire qui degli opifici che diano lavoro alla gente. E allora i soldi arrivano, ma rimangono nel circuito finanziario.