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Festival di Sanremo modello per le elezioni? Una giuria di elevati potrebbe…

 

Festival di Sanremo modello per le elezioni? Cesare Lanza avverte: Una giuria di elevati potrebbe…

Il Festival di Sanremo potrebbe essere assunto a modello per le elezioni politiche in Italia? Cesare Lanza, che in passato ha partecipato a Sanremo come autore, non esita a criticare il risultato della edizione 2019 e aggiunge ragionevoli timori e una paura.

Quest’anno il risultato a Sanremo è stato deciso (stravolto) da due élite: i giornalisti e una cosiddetta giuria di qualità. Il bizzarro tandem, radical chic e sinistrorso, ha demolito il voto dei telespettatori: con un esito anti populista, politicizzato. E così ha vinto un italo egiziano e ha perso il cantante designato dalla gente comune. Una cosa vergognosa e molti l’hanno detto e scritto prima di me. Aggiungo ragionevoli timori. Ed anche un po’ di paura.
Mi chiedo. E se, in futuro, lo stesso criterio sarà esteso alle elezioni politiche? Gli italiani voteranno, ma di loro chi se ne frega: con qualche trucco e travestimento, vincitori e vinti saranno determinati da una giuria formata da chissà chi e stabilita chissà da quale pulpito e chissà come? Brr, vengono i brividi. Ma tutto è possibile: a Sanremo è successo. “Quant’è bello, quant’è bello, il paese di Pulecenella”…

Aggiungo un particolare stuzzicante dietro le quinte del Festival. Quello delle scommesse. Fino a sabato sera la vittoria di Mahmood a Sanremo era quotata 50 volte la posta. Tradotto: chi ha puntato 10 euro su di lui ne ha intascati 500. Secondo l’agenzia Microgame, il 23% delle giocate sono state per Ultimo, seguito da Simone Cristicchi (15%) e da Irama (11%). Hanno investito soldi su Mahmood solo il 3,98% degli scommettitori. Romolo Buffoni ha scritto su Leggo: “Della sorprendente vittoria di Mahmood si è detto tutto e il suo contrario. Si è scomodata la politica e si sono infiammati i social. Ma c’è un aspetto assolutamente non secondario da valutare: la canzone Soldi trionfando all’Ariston ne ha fruttati parecchi per chi ci ha scommesso”.

Infatti Mahmood ha fatto saltare il banco: fino a sabato sera il suo trionfo era quotato 50 volte la posta. Tradotto: chi ha puntato 10 euro su Mahmood ne ha intascati 500. I fortunati vincitori devono ovviamente ringraziare il voto della Giuria d’onore e dei giornalisti presenti al Festival, che ha sovvertito il voto popolare andato a valanga a Ultimo, favoritissimo fin dall’apertura delle scommesse con la quota più bassa in circolazione (2,50/2,75 volte la posta)”.
Secondo l’agenzia Microgame, a quanto riferisce Agipronews, il 23,16% delle giocate erano pro Ultimo. Seguivano Simone Cristicchi (15,34%), Irama (11,48%), Loredana Berte (10,37%), Il Volo (4,36%) e Boomdabash (4,29%). Per Mahmood si è scomodato il 3,98% degli scommettitori probabilmente (e alla fine giustamente) ingolositi da una quota rimasta altissima fino a sabato sera. Snai racconta che al lunedì vigilia della kermesse sanremese la vittoria di Mahmood valeva 25 volte la posta. Dopo la prima esibizione di martedì la quota è schizzata a 50 e così alta è rimasta fino alla finalissima. Il 50% degli scommettitori, secondo Snai, ha puntato sulla coppia Bertè-Cristicchi, con Soldi che ha toccato il 12% grazie soprattutto al live della serata di sabato. Dimostrazione di come l’esibizione finale abbia fatto centro in molti cuori. A 50 anche la quota di Stanleybet i cui quotisti, però, un po’ si erano ravveduti visto che martedì la vittoria di Mahmood valeva addirittura 65 volte la posta. La mattina di sabato soltanto Einar, Patty Pravo-Briga, i Negrita, gli Ex-Otago, D’Angelo-Cori e Anna Tatangelo avevano una quota più alta di Mahmood: 100.

Per il futuro, perciò, si potrebbe ottimizzare la novità: si organizza una grande lotteria, vendita immensa di biglietti (con soddisfazione delle casse dello Stato e della Rai) e i vincitori, dopo una indispensabile preparazione, saranno i presentatori del prossimo Festival. Eliminati gli scandalosi compensi e tutte le polemiche relative! Scommetto che ci saranno risultati di ascolto uguali e forse anche più alti.

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Marco Benedetto