Lettera a un pilota mai nato. Francesco Speroni

ROMA – Mi congratulo per il record di velocità raggiunto al volante della sua Nissan GT-R su una autostrada tedesca. Certo 316 km/h, sia pure di tachimetro, ( a quelle velocità lo scarto può arrivare al 20% in eccesso) sono una performance di tutto rispetto. Non credo però che altrettanto rispetto avrebbe dimostrato nei suoi confronti la severa polizia tedesca. Rubando il mestiere al suo collega Calderoli lei ha operato una eccessiva semplificazione, naturalmente a suo favore, del concetto di assenza di limite di velocità. Perché se è vero che sulle (gratuite !) autostrade tedesche manca in qualche caso il limite di velocità (ma sono ormai sempre più rare a causa della crescente densità del traffico) è altrettanto vero che rimane perfettamente in vigore il concetto di guida pericolosa. E il comportamento è tale quando il veicolo è condotto al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte del pilota.

A oltre 300 km/h si percorrono quasi 90 m/s ed i tempi di reazione dell’essere umano sono di circa un secondo. In altre parole il pilota impiega un secondo per percepire l’eventuale situazione di pericolo. Questo vuol dire, caro Francesco Speroni, che nel momento in cui per una qualsiasi causa esterna (un variazione di aderenza dell’asfalto, un veicolo, necessariamente più lento del suo, un colpo di vento laterale) o interna ( pensi al cedimento di un pneumatico, magari lesionato internamente ma perfettamente integro all’esterno e quindi inn grado sfuggire ad ogni verifica), Lei fosse costretto ad effettuare una manovra di emergenza, questa potrebbe essere attuata solo dopo aver percorso un centinaio di metri. Assolutamente alla ceca, senza neppure essere in grado di sollevare il piede dall’acceleratore. Gli stessi metri o anche di più che probabilmente ha percorso mentre cercava di immortalare la sua prestazione fotografando il computer di bordo che, essendo collocato non davanti agli occhi del conducente ma al centro della plancia, rende ancora più complicata la manovra. Ma forse Lei si trova a suo agio quando guida bendato. E anche se i suoi tempi di reazione fossero quelli di un pilota professionista, che non scendono comunque al di sotto di mezzo secondo e solo in condizioni di concentrazione ottimale, a quella velocità in realtà nessuna manovra di emergenza può essere tentata con una qualche probabilità di successo. Perché la quantità di moto (la massa moltiplicata per la velocità) assunta dal suo veicolo si traduce in una inerzia che in nessun modo può essere contrastata dall’aderenza tra pneumatico e terreno. Che, tra l’altro, diminuisce all’aumentare della velocità di rotazione. Quando si guida al limite (in pista, naturalmente), il pilota sa bene che ogni manovra, ad esempio l’inserimento in curva, va programmata in anticipo perché una volta attuata non è più possibile intervenire per modificarla. Pensi ad un giocatore di bocce: il suo controllo sulla boccia finisce nel momento stesso in cui la boccia lascia la sua mano, a quel punto i giochi sono fatti, non c’è più tempo per i ripensamenti.

Ancora più grave la sua affermazione un po’ guascona che ricorda certi atteggiamenti basati sullo “sprezzo del pericolo” e sul salto nel “cerchio di fuoco”, spesso più ostentati che realmente dimostrati , di una epoca che speriamo passata per sempre. “Mentre andavo ad oltre 300 all’ora, nove persone sono annegate facendo quello che ritenevano un innocuo bagno di mare”. Parole quanto mai approriate alla viglia del grande esodo per le vacanze e alla settimanale vigilia di quei sabato sera che mietono vittime tra giovani. Pronti a raccogliere e ad enfatizzare un concetto che libera da ogni inibizione. E non sulle autostrade tedesche ma sulle nostre strade statali e provinciali. Sono migliaia i morti sulle strade italiane e non è un caso che l’Italia abbia miseramente fallito gli obiettivi di riduzione della inicidentalità e della mortalità proposti dall’Unione Europea e che altri paesi, la Francia, la Spagna ma anche il Portogallo, hanno raggiunto.

Se vuole provare l’ebrezza e i rischi,della velocità . Le consiglio la pista. Li si che la sua GT-R è in grado di dispiegare tutto il suo potenziale. Pensi che al Nurburgring è riuscita a percorrere i quasi 23 km del tracciato in poco più di 7’. Un tempo inferiore a quello ottenuto dalla Formula 1 negli anni 70, prima che l’incidente di Niki Lauda lo escludesse dal novero dei circuiti del mondiale di F1. Certo ci vuole il talento alla guida di un pilota ma anche e soprattutto la professionalità di chi vede nella trasgressione solo un pericolo e che considera le regole non come una inutile costrizione ma come espressione consolidata di una somma di esperienze e quindi condizione necessaria e irrinunciabile per raggiungere la prestazione. Perché non sono tanto l’azzardo o l’incoscienza all’origine di tanti incidenti stradali quanto piuttosto la inconsapevolezza.

Vede caro Speroni la GT-R è una auto piena zeppa di elettronica. Una sorta di angelo custode che affianca il pilota ma che allo stesso tempo finisce per infondergli una illusoria sensazione di sicurezza. Se Lei, come penso è un appassionato di auto, si ricorderà il comportamento della vecchia Alfa Romeo Giulietta. L’avvicinarsi del limite veniva segnalato dall’incremento del rollio in ciurva, poi c’era lo stridio delle gomme. Oggi al limite si arriva senza accorgersene ma nel momento in cui lo si supera l’onnipotente elettronica si tira fuori ed ogni possibilità di intervento del pilota passa per quei pochi centimetri quadrati dell’impronta a terra del pneumatico. E senza aderenza neppure l’elettronica può essere d’aiuto.

Creda a me qualche giro in circuito sarà utile per provare qualche emozione e qualche spavento e toglierle così qualche sicurezza di troppo. O se vuole, facendo ricorso al lunguaggio schietto e diretto che è alla base della comunicazione della Lega, qualche volta “cagarsi sotto salva la vita”.

Cari saluti

Mauro Coppini

Published by
Warsamé Dini Casali