
MILANO – Quando si parla di pensioni d’oro, non si devono dimenticare quelle dei funzionari dell’Unione europea, quelli che predicano bene ma razzolano molto male. Mentre impongono ai pensionati del continente una vecchiaia di fame, badano ai loro interessi con molta attenzione. Le loro pensioni sono davvero d’oro.
Pensioni nellโUe: i coefficienti dei funzionari che predicano bene. Andando a scavare nei meccanismi dei piani pensionistici della Comunitร Europea si rimane fortemente โdelusiโ perchรฉ il sistema previdenziale dei suo dipendenti รจ basato sul retributivo, ha etร pensionabili piรน basse delle nostre e coefficienti di rivalutazione da leccarsi i baffi.
Riporto qui di seguito l’articolo di Michele Carugi pubblicato sul Fatto Quotidiano.
“Andando a scavare nei meccanismi dei piani pensionistici della Comunitร Europea si rimane invece fortemente โdelusiโ perchรฉ ilsistema previdenziale dei suo dipendenti รจ basato sul retributivo, ha etร pensionabili piรน basse delle nostre e coefficientidi rivalutazione da leccarsi i baffi.
I funzionari della Comunitร Europea ricevono come pensione per ogni anno di servizio, lโ1,8% dellโultima retribuzione base; un poโ meno del famoso 2% che il nostro retributivo garantiva per le retribuzioni basse e medie, ma il doppio di quello 0,9 % che lo stesso calcolava per le fasce di reddito alte (per intendersi quelle delle pensioni che qualcuno insiste a chiamare dโoro senza volere porsi il problema di quanti contributi ci siano a monte a giustificarle); il fatto poi di utilizzare lโultima retribuzione base e non la media degli ultimi cinque e/o dieci anni di lavoro come faceva il nostro retributivo crea una differenza piรน che sostanziale, rendendo il sistema della Ue molto piรน premiante (o privilegiato che dir si voglia) rispetto al nostro defunto retributivo che tanti strali si attirava.
La pensione di un funzionario europeo ha un tetto massimo pari al 70% dellโultima retribuzione, ma considerando che il nostro tetto era sรฌ dellโ80%, ma era calcolato sulla media delle retribuzioni dellโultimo quinquennio e/o decennio lavorativo, ancora una volta il sistema in essere per i funzionari Ue si dimostra assai piรน generosodi quanto non fosse il nostro retributivo; il funzionario Ue dovrebbe, poi, andare in pensione a 66 anni di etร , ma puรฒ farlo precocemente, a partire dallโetร di 58 anni, con penalizzazione del 3,5% per ogni anno di anticipo, cosa che da noi non si vuole assolutamente introdurre. Le pensioni erogate dalla Comunitร Europea sono, infine, indicizzate a ogni mese di Luglio al potere di acquisto mediante una formula complessa che tiene conto degliindici al consumo dei vari stati e, nel dubbio che un funzionario possa trovarsi in difficoltร in caso di inflazione galoppante, รจ previsto che โin caso di variazione sensibile del costo della vita tra Giugno e Dicembreโ venga fatta una rivalutazione intermedia a Dicembre (!); nulla a che vedere con il blocco della indicizzazione che sembrerebbe una prassi consolidata per le pensioni italiane, al lordo di futuri veti da parte della Corte Costituzionale.
Ipotizzando che le retribuzioni, sia in Italia che in Ue siano aumentate del 3% allโanno negli ultimi 10 anni di lavoro, per redditi finali sino a 40.000 euro lordi annui e anzianitร di servizio di 40 anni le due simulazioni danno prestazioni pensionistiche quasi identiche allโuscita dal lavoro; salendo le retribuzioni la differenza a favore di quelle Ue cresce fino a diventare enorme per retribuzioni finali decisamente elevate.
Peggio va poi ipotizzando un aumento del costo della vita del 3% allโanno e una de-indicizzazione reiterata delle pensioni Italiana, perchรฉ in quel caso a 3 anni di distanza dalla cessazione del lavoro la pensione Ue mantiene il suo potere di acquisto in termini reali mentre quella italiana lo perde e alla fine le differenze diventano giร apprezzabili per pensioni dellโordine di circa 1.700 euro lordi/mese e abissali per le pensioni piรน alte.
Premesso a questo punto che in unโottica previdenziale canonica il sistema contributivo appare il piรน corretto e che eventuali aggiustamenti assistenziali alle pensioni contributive troppo basse dovrebbero essere fatti, ma dallโesterno del sistema previdenziale(per intenderci: dalla fiscalitร generale), la considerazione perรฒ che viene spontanea รจ che uno degli organismi che รจ stato piรน martellante sulla troppa spesa pensionistica italiana utilizza un sistema che elargisce privilegi non contributivi; proprio quelli che, si diceva per lโItalia, causavano il dissesto del sistema. Come coerenza non cโรจ male e considerando che le pensioni Ue vengono pagate attingendo ai contributi delle nazioni alla comunitร (in soldoni: dalletasse dei cittadini) non si capisce come mai i pensionati italiani, ma anche di altre nazioni, debbano tirare la cinghia mentre continuano a pagare i privilegi dei dipendenti Ue; se a questo si aggiungono anche i privilegi dei vitalizi dei parlamentari, il quadro complessivo dice che coloro che incoraggiano i tagli alle pensioni Italiane e coloro che li legiferano nel nostro paese si godono sistemi che per la previdenza Italiana del lavoratore โnormaleโ sono stati aboliti perchรฉ considerati insostenibili e ingiusti. Chi si domanda come mai crescano lโantipolitica e lโavversione allโEuropa inizia ad avere qualche spiegazione; quando si ascolta una predica si guarda anche al pulpito da cui viene”.
