Tutto nasce ad Alassio che politicamente è un po’ terremotata. Dove fino a due mesi fa regnava uno dei proconsoli dell’ex ministro Claudio Scajola, il sindaco architetto Marco Melgrati, un burbanzone alto un metro e novanta spesso con il look del boss, spadroneggiante sul territorio con la sua voce tonante, il sigaro in bocca, autocandidatosi all’Isola dei Famosi, ma sopratutto mano pesante sul delicato territorio da architetto-sindaco tra la unica spiaggia di sabbia bianca e fine, una vegetazione e una collina già da Cote Azzurra e gli sconci del cemento anni Sessanta-Settanta che il new look della giunta Melgrati ha assaltato a monte e a valle, suscitando anche reazioni dure come quelle di Italia Nostra, erede delle battaglie mitiche di un padre nobile quale Mario Fazio, alassino doc, ex grande giornalista de La Stampa, primo giornalista ecologista e inventore dell’informazione ambientale, scomparso qualche anno fa e come quella sottile e furibonda di Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia, Drive in e di mezza tv dell’era moderna, un cittadino alassino doc.
Ma nelle ultime elezioni il regno di Melgrati è finito. L’hanno promosso in Regione, dove fa il consigliere con grande baldanza e Alassio ha perso non solo lui, ma anche il candidato della sua parte e, un po’ inopinatamente il nuovo sindaco è stato espresso da un centro sinistra che ha scelto per quel ruolo un “rieccolo”, Roberto Avogadro, già primo cittadino di Alassio per dieci anni a cavallo degli Anni Novanta, ma nelle fila della Lega che poi, per un mandato lo portò anche in Senato.
Avogadro è il sindaco che ha sfrattato Totò e il suo bronzo, un busto di non più di un metro e mezzo che raffigura il mito napoletano nelle vesti del “pazzariello” con tanto di cappello napoleonico, decorazioni e mezzo frac. La tesi del sindaco revenant dopo dieci anni sul luogo del delitto è che quel Totò è proprio brutto e non ha niente a che fare con il contesto urbano della sua città rivierasca.
E così l’ha preso e l’ha sbattuto in un magazzino comunale tra vecchi quadri, sedie e poltrone in disuso, panchine rotte. Summa iniuria: lo sfregio al Principe De Curtis ha incominciato a fare il giro del mondo, non solo d’Italia e di Napoli, dove se avessero un esercito, o meglio una flotta e non solo montagne di spazzatura, avrebbero già armato una spedizione per venire su al Nord a cancellare l’offesa sanguinosa, altro che Benvenuti.
Il neo assessore alla Cultura di De Magistris ha già trovato l’area dove piazzare il busto respinto da “quelli del Nord”. D’accordo con la figlia del Grande Principe Liliana, ha pensato ai giardini pubblici vicino al teatro Totò.
