Il ministro che parla a casa sua non evita il tema del referendum abrogativo sulla legge elettorale che la Corte Costituzionale ha “seccato” quasi due settimane fa . E come potrebbe? Lui è uno dei tre o quattro che scrisse nella scorsa estate i quesiti sotto i quali gli italiani hanno poi messo un milione e duecentomila firme, rendendolo ammissibile e sottoponendolo poi al giudizio dell’Alta Corte.
Balduzzi è un professore di Diritto Costituzionale e un conoscitore dei meccanismi tecnici e della Giurisprudenza della Corte: non si è stupito, anzi se lo aspettava. “Era chiaro che la linea della Corte poteva essere di non farlo passare, perchè si sarebbe dovuto approvare implicitamente un principio di “resurrezione” della vecchia legge elettorale, il famoso Mattarellum, sulle ceneri di quella abrogata dal referendum. E ciò non era mai avvenuto. Abroghi ma non restauri. Ci sono quelle firme, un milione e duecentomila, che non si possono ignorare. Un fortyissimo segnale per la politica.
Si capisce che Balduzzi questo lo dice senza intromettersi nel lavoro del Parlamento, anche se sottolinea: “Sarebbe miope e grave che ci intromettesse. Guai se si andasse a votare nel 2013 con questa legge, romperebbe il circuito tra la politica e la gente…
Ma è la Sanità, il suo futuro in mezzo alla grande crisi mondiale, alle tempeste finanziarie, ai default, che viene curata dal neo ministro, già consulente per dieci anni di Rosy Bindi e sulla quale si possono spendere parole di speranza insieme a bollettini drammatici.
“Il nostro sistema sanitario pubblico é sostenibile con questa spesa pubblica in crisi – chiedono a Balduzzi – e fino a quando?. Le proiezioni Ocse avevano autorevolmente stabilito che quella sostenibilità c’era fino al 2050, ma anche in queste condizioni?”.
Ci sono tre fattori che vanno considerati per capire se e come il sistema italiano, che Balduzzi giudica complessivamente efficiente anche nei suoi disequilibri territoriali, terrà ancora: il binario reddito e spesa sanitaria che devono crescere insieme; l’invecchiamento vertiginoso della popolazione che deve assorbire più malattie, più spese sopratutto negli ultimi tre anni di vita, le tecnologie nuove, le diagnostiche del futuro, nuovi trattamenti che bisogna assorbire economicamente….
Insomma che fare per garantire un futuro di assistenza sanitaria pubblica a figli e nipoti?
Balduzzi nella lunga chiacchierata ad Alessandria cita illustri economisti che hanno pesato quella difficoltà della sostenibilità, come Gianluca Fiorentini che sostenne: con il Pil in crescita la spesa sanitaria è sostenibile. Ma se il Pil non cresce adeguatamente sulla sanità si profila il fantasma greco . “ Abbiamo margini di inefficienza da estirpare in modo enorme e ovunque: anche nelle regioni virtuose ci sono zone di recupero, di appropiatezza e di guerra allo spreco. Tutti insieme possiamo agire in questa direzione, incominciando, per esempio, a cambiare la logica del quantum di medicinali che abbiamo nello stipetto a carico della spesa sanitaria. Il sistema sanitario è buono – ripete Balduzzi – lo dice il mondo. E non lo si può ridurre ad uno scontro tra Vibo Valenzia e Trento!”