Sarà che basta eliminare le inefficienze e gli sprechi, ma intanto come si fanno a far quadrare i conti? Questa è la domanda chiave, quella che colpisce al cuore il sistema e fa giudicare una politica sanitaria messa in piedi dai ministri- professori con il loro preside-presidente del Consiglio e questa domanda secca a Balduzzi la pongono ad Alessandria gli esperti del pianeta ospedaliero: aumentate la tassazione? E come, con i ticket o puntate su una sanità complementare con i fondi integrativi, o, infine, riducete l’offerta dei servizi, tagliando qua e là?
Balduzzi ragiona sul suo territorio, quello che conosce meglio, che ha studiato di più: “Il fisco pesa già abbastanza – incomincia – e il Governo lo sa benissimo. Restano altre strade: tasse di scopo e ticket. I ticket sono già sul tavolo, ma si possono far partire a condizione che l’operazione avvenga con trasparenza e con equità. Bisogna spiegare bene cosa si paga e si fa pagare, calcolando il reddito, introducendo anche esenzioni per determinati casi e per determinate patologie”.
Sui fondi privati integrativi il ministro non ha preclusioni, perchè il sistema italiano li “vede” da tempo e il loro intervento era già previsto, ma il loro spazio va delimitato: il nostro non è un sistema a due pilastri.
“Abbiamo un pilastro solo – insiste con un certo orgoglio Balduzzi – quello della Sanità pubblica, che può contemplare qualche apertura. Da noi si rovescia il sistema di Obama, dove i fondi integrativi e le assicurazioni svolgono la parte del secondo pilastro. Qual è la ragione per cui abbiamo potuto fare a meno di quel sostegno che un sistema sanitario pubblico, appena installato in un grande Paese come gli Stati Uniti ha dovuto utilizzare?
Balduzzi ha la sua spiegazione perentoria: abbiamo sfruttato due importanti risorse fondamentali: le famiglie che sono intervenute e continuano a intervenire in modo massiccio sopratutto dove ci sono aree di non autosufficienza e crescenti disabilità e la badanti. E qui il ministro sottolinea con forza: “Siamo stati salvati dalle badanti, il sistema sanitario è stato salvato dalle badanti, ma attenzione c’è un limite a questa risorsa, anzi siamo alla fine e se non interverremo per colmare una lacuna che si apre, la sostenibilità del sistema italiano non ci sarà più”.
Tradotto vuol dire che con la grande crisi mondiale e le difficoltà dell’Italia il flusso delle badanti e dei badanti, cioè di quegli assistenti in prevalenza stranieri chiamati a svolgere funzioni paramediche accanto agli anziani malati o fragili o comunque non più totalmente autosufficienti o, via via, sempre meno autosufficienti, già ridotto rischia di esaurirsi progressivamente. E allora?
Il ministro chiarisce anche un altro tema caldo del dibattito sulla sanità, quello dei piccoli ospedali da chiudere drasticamente, in un piano di razionalizzazione, una decisione per ora presa a pioggia e che suscita sempre microrivolte. “ Non firmerò mai quel decreto segreto che si dice sia stato sottoposto a tanti miei predecessori nel quale si prevedeva di chiudere subito tutti gli ospedali che avessero meno di 120 posti letto – dice senza esitazioni – Ci sono regioni che hanno già razionalizzato in questo senso. E poi chi può escludere che in quegli ospedali anche piccoli, anche sotto i 120 posti letto non ci siano reparti di eccellenza. Quel che è certo è che non lasceremo aperti ospedali piccoli con reparti di ginecologia che fanno pochi parti all’anno. Quello è un esempio del piccolo da chiudere. Ma c’è anche il piccolo efficiente che può rimanere.”