Altro che autonomia! Di temporale in temporale, di fulmine in fulmine tutto si รจ disintegrato. I nuovi vertici di Fondazione e banca sono ora nelle mani di cirenei in mezzo alla tempesta, l’avvocato Paolo Momigliano e il presidente Cesare Castelbarco Albani e l’amministratore Giampiero Montani che hanno cercato di raggiungere due obbiettivi: il primo, ridurre la percentuale azionaria di Carige da quel 43 all’attuale 19, prossimo a scendere violentemente, arrivare a un primo aumento di capitale di 800 milioni, sottoscritto all’inizio dell’estate 2014 e perseguito anche dismettendo e vendendo asset cruciali. Tra questi quelle venefiche societร di assicurazioni che erano nelle mani di un vecchio socio di Berneschi, l’imprenditore Ferdinando Menconi e che sono forse all’origine di tutta la catastrofe della Cassa di Risparmio. Altri obiettivi dei โsalvatoriโ: riportare a galla l’assetto di una banca depauperata del suo valore in modo esponenziale, con il titolo crollato nello spazio di due anni a un livello infinitesimale, distruggendo una ricchezza enorme e asfaltando migliaia di risparmiatori genovesi e liguri, tranquilli fino a ieri.
Il fulmine dell’ultimo temporale autorigenarato dai primi di un anno e mezzo fa era atteso, ma al riparo di qualche protezione purtroppo giudicata erroneamente sicura.
La botta รจ peggiore del previsto, ma non tremano le fondamenta della banca, non devono strapparsi i capelli i risparmiatori, ma รจ la storia Carige e Cassa di Risparmio che si esaurisce, perchรจ i nuovi soci che entreranno per garantire il nuovo martellante aumento di capitale snatureranno – a meno di colpi di scena imprevedibili – la identitร ligure genovese dell’istituto, priverannola cittร e la regione di quella banca-madre e mamma che ha svolto funzioni chiave nella storia recente dello sviluppo genovese, legando il territorio, le imprese, gli imprenditori, seminando con cognizione di causa benefici effetti nella cultura, nella solidarietร , nell’assistenza.
Chi รจ candidato a mettere le mani su Carige? Tra un fulmine e l’altro, tra un temporale e l’altro, รจ da tempo che circolano i nomi del Credit Agricol e di altri tra i quali – lo recita โLa Repubblicaโ – il notissimo finanziere Andrea Bonomi, che giร provรฒ qualche mese fa a prendersi Carige. Senza successo. Ci si chiede se il suo carisma รจ sufficiente.
In passato si รจ anche fatto il nome di Vittorio Malacalza, ex socio Pirelli che aveva tentato la scalata alla cassaforte di Tronchetti e che ne era uscito con un bel pacco di soldi, ma non con le chiavi del tesoro. Malacalza, piacentino-genovese, uomo di impresa, nato sulle autostrade, cresciuto con il commercio dell’acciaio e con la sua produzione, maturato, quindi, nel settore della siderurgia, poi della termo conduzione, acquirente di un pezzo di Ansaldo, รจ, perรฒ, un uomo molto prudente, sopratutto se di mezzo c’รจ Genova, la sua cittร di elezione, ma che con lui non รจ mai stata molto dolce, non concedendogli spazi per costruire uno stabilimento sul mare che sarebbe stato utile per la sua attivitร di trasporto di mega conduttori ( e che poi รจ stato realizzato a La Spezia) e addirittura non scegliendolo attraverso Confindustria Genova per il ruolo di presidente.
Gli fu preferito il giovane Giovanni Calvini, import export di frutta secca, scelto da una lobby portuale-industriale alla quale meglio si confaceva una soluzione meno โforteโ di quella del vecchio leone Malacalza.
In questo clima incerto cosa faranno i soci attuali di Carige, obbligati a aumentare il capitale di 814 milioni per stare fuori dallo stress risk? Il cda della banca riunito di domenica, nel giorno del fulmine, ha deliberato un aumento di 650 milioni. L’advisor sarร Mediobanca che forse ha giร in tasca i nuovi soci o il nuovo socio ma intanto…
Intanto la scia delle sofferenze Carige sul territorio dove รจ caduta l’ultima saetta e lunga e traccia, come in una specie di via crucis, il percorso delle grandi difficoltร genovesi, poche escluse. Ci sono i grandi armatori finanziati dalla Carige di Berneschi e rimasti a galleggiare con lo spettro del crak, c’รจ l’operazione Erzelli, il villaggio hig tech sulla collina di Sestri Ponente, dove sorgono giร i grattacieli Eriksoon e Siemens, che le rispettive direzioni aziendali stanno svuotando sotto i colpi della crisi, mentre l’intero disegno del centro _ impresa piรน ricerca piรน Universitร _ si sta spegnendo come una candela.
E Carige lรฌ ha piazzato oltre duecento milioni di euro. C’รจ perfino il Genoa di Preziosi, la bandiera calcistica rossobรน, retta da finanziamenti Carige oltre i cento milioni di euro. E il rosario potrebbe continuare, tanto per dare il senso dello sfinimento che prende una cittร in procinto, forse, di perdere anche la sua banca, dopo avere perso quasi tutte le sue industrie, comprese quelle di Stato, dopo avere assistito allo smembramento dell’Ansaldo, dell’Elsag, dell’Esaote e ora perfino della Selex, dopo aver visto volare via anche gli aerei Piaggio e avere vissuto la presa degli stranieri sul piรน grande quotidiano della cittร e della regione Il Secolo XIX, della famiglia Perrone, ingoiato al 77 per cento da una societร torinese che fa capo alla Stampa degli Agnelli.
Maledetti piemontesi, che i genovesi non si sono mai dimenticati, dal sacco dei bersaglieri di Lamarmora, che commisero qua le peggioori nefandezze, mai dimenticate, scolpite nel dna dei genovei…..
Affondare nella storia non รจ neppure una cataarsi bancaria, anzi diventa un esercizio piรน che doloroso per il popolo che tra il Cinque e il Seicento inventรฒ le banche stesse, il tasso di sconto e finanziรฒ i grandi della terra di allora e le loro guerre, tanto era ricco, a incominciare da Carlo V.
Oggi Genova รจ nel mirino dei temporali autorigeneranti, delle tempeste a ripetizione, delle saette che minano perfino questo dna storico, nato negli scagni. Allora quando la cittร primeggiuava non ci sarebbe stato veramente nessun fango che tenga (per usare lo slogan della attuale resistenza genovese) perchรจ Genova era costruita intorno alle sue banchine, ai suoi moli storici, chiusa come un pugno tra la collina scoscesa e il mare profondo, a prova di alluvione ed anche di assalto nemico.
Faceva affidamento sulla capacitร marinara, su quella di trafficare nel mondo e di saper navigare contro ogni tempesa, altro che i temporali autorigeneranti.
E sul mare resta l’ultima barricata intorno alla quale resistere, magari con il progetto di allargare il porto, costruendo una diga foranea molto piรน al largo per sfruttare il traffico delle grandi navi da crociera, delle superportacontainer cinesi alte come grattacieli.
Il futuro dei trasporti, nei quali la Superba gioca la sua vera chance. Costerebbe, quella diga piรน di cinquecento milioni di euro e un’opera kolossal. Certo oggi non si possono chiedere i soldi a Carige.
