E lo sconcerto più grande dopo avere detto “ a mia insaputa” su quell’acquisto della casa di via Fatugale, vista Colosseo per quei 900 mila euro pagati dalla cricca al ministro e di cui il ministro appunto non sapeva. La croce che porterà, comunque, per sempre perchè lì non c’è assoluzione che tenga nell’immaginario collettivo il leader di Imperia resta “ a sua insaputa” e lo schema di chi non sa o finge di non sapere quanto gli è capitato di bene o di male nei business ma anche nel resto della vita richiamerà inesorabilmente il suo nome, Scajola Claudio, la casa con vista Colosseo…Comici, battutisti, politici, amici, nemici, tutti a usare a proposito o no “a mia insaputa”.
E poi l’equivoco più pruriginoso con la bella bionda Chiara Rizzo di mezzo, il giallaccio del marito latitante da trasferire da Dubai a Beirut con lo snudamento di quelle intercettazioni che facevano cadere il velo dei rapporti tra il sessantenne ex ministro e la bella signora in crisi coniugale e giudiziaria. Rapporto di protezione o che altro. sul filo che corre tra Imperia e il Principato con le scorte che vanno avanti e indietro e le segretarie del ministro che confessano il loro imbarazzo e i piccoli favori come le calze da comprare per lei, intanto che si devono incontrare…..
Tutto fotografato, descritto, raccontato mentre i flutti delle altre inchieste continuamo a abbattersi su Scajola, che resiste impavido nel giardino della sua villa fortezza. “Se mi attaccano sempre, se cercano di processarmi in continuazione qualcosa vorrà dire _ ha sempre spiegato da lassù mai reticente nel concedere interviste, spiegazioni _ Si attacca chi fa qualcosa, chi cerca di lavorare, di cambiare le cose…..”
Come per esempio di realizzare il suo sogno: il porto di Imperia, opera kolossal, che lui sognava da bambino e che alla fine nell’età matura riesce a far partire, coinvolgendo Francesco Bellavista Caltagirone, il grande imprenditore romano e convicendo le amministrazioni imperiesi che su questa vicenda si avviteranno in un caso clamoroso: il più grande porto nautico del Mediterraneo mezzo costruito, quasi concluso, trafitto da un numero di processi senza fine, penali, amministrativi, politici, dalla Procura alla Corte dei conti, con Caltagirone Bellavista settantenne arrestato e detenuto per mesi. Detenuto sttantenne, messo in ginocchio con le sue aziende che saltano come la celebre “Acqua Marcia” e che alla fine viene assolto completamente, prosciolto, come Scajola che nella vicenda che consuma un paio di giunte imperiesi, era entrato più marginalmente, ma che alla fine esce del tutto, mentre il porto non è finito, è la più grande incompiuta ligure.
Sulle ceneri di questa vicenda si sono bruciate carriere, società, maggioranze politiche, accordi trasversali tra leader diversi in un guazzabuglio tanto grande che un magistrato come Giancarlo Caselli, in quel caso Procuratore capo a Torino è venuto a Inperia a interrogare imputati e indagati in un processo laterale a quello del porto, dove spuntavano i tentacoli della piovra mafiosa e nadranghetosa, la stessa che stava portando allo scioglimento dei comuni della Riviera, Ventimiglia, Bordighera e allo scandalo di Ospedaletti, che faceva cadere la vice presidente di centro sinistra della giunta regionale, la dipietrina Marilyn Fusco, la vice del presidente Burlando…..
Insomma un inferno che sembrava sepellire tutta la provincia di Imperia in un sospetto inestricabile. Tutto questo lui, u’minustru, osservava dalla sua collina accerchiata e violata anche dalle perquisizioni dei finanzieri che volevano scoprire, appunto, quei dossier che si era portato via dal ministero e che gli sarebbero serviti – secondo altre accuse delle tante sparategli addosso – a tenere sotto scacco i “nemici”, tra i quali anche deputati e onorevoli della sua maggioranza, il sanremese Eugenio Minasso, ex Msi e Gigi Grillo, il suo rivale di sempre dentro Forza Italia e in Liguria. Scajola e Grillo le due parabole berlusconiane schiantate per un destino incredibile nello stesso giorno, l’8 maggio del 2014, quando Scajola venne arrestato a Roma e Grillo a Milano per due vicende lontane e vicine: l’imperiese per lo scandalo Matacena, Grillo per gli appalti dell’Expò milanese.
Quel giorno di quindici mesi fa sembrava che tutte le storie piovutegli addosso, una dopo l’altra, per trenta anni, avessero finito con il sepellirlo definitivamente, Claudio Scajola, altro che tre volte nella polvere, tre volte sull’altar………U ‘minustru stava ruzzolando per la dodicesima volta giudiziariamente e quello era il secondo arresto dopo il precedente lontanissimo degli Anni Ottanta.
Cinquanta giorni di detenzione, con i domiciliari lassù a studiare le carte come un certosino, tra il fuoco nemico delle intercettazioni e quello amico dei processi che si risolvevano uno a uno nelle Procure di Imperia, Roma, Perugia.
Resta questo processo finale, attestato al Tribunale di Reggio Calabria per favoreggiamento alla latitanza di Antonello Matacena. Ma Scajola ha già annunciato che torna. Farà politica ancora, chissà come, ma sicuramente partendo da là sopra, Diano Calderina, collina di Imperia. Intano il nipote governa la Liguria, sta nel cerchio magico di Toti.
