Moraglia, al quale l’investitura cardinalizia arriverà dopo che avrà preso possesso della cattedra di Venezia, viene immediatamente dopo Domenico Calcagno, per la verità alessandrino di Parodi Ligure, ma cresciuto nella Curia genovese, fatto vescovo di Savona e poi assurto, con la benedizione di Bertone, al ruolo di responsabile delle Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, dopo esserne stato il segretario.
Nell’ultimo concistoro era stato fatto cardinale monsignor Mauro Piacenza, oggi presidente della Congregazione del Clero, cioè ministro degli Interni della Chiesa cattolica, un genovese doc anche lui, cresciuto sotto la protezione di Giuseppe Siri, di cui fu addetto stampa negli ultimi anni della vita del cardinale principe. In Vaticano, dove era approdato nei primi anni Novanta, Piacenza ha bruciato le tappe da quando Bertone è arrivato a fare il segretario di Stato e di passo in passo oggi siede nel Supremo Collegio e amministra una delle Congregazioni più importanti. Si dice, tra un fruscio di tonache e l’altro nei corridoi della Curia vaticana che anche lui sia stato importante nella scelta di Moraglia, uno dei suoi”pretini” a Genova e sotto la cui benedizione era diventato vescovo non molto tempo fa.
Bagnasco, Piacenza, Calcagno, Moraglia e in qualche modo Bertone, il “capo” la cui carriera è stata rilanciata dal suo arrivo a Genova in modo esponenziale: cinque genovesi nel Collegio dei cardinali potrebbero essere il frutto di una strategia, la stessa che sta facendo aumentare il numero degli italiani tra i cardinali che saranno chiamati a scegliere il successore di papa Ratzinger. Ma è più facile che il numero dei genovesi sia anche una coincidenza anche un po’ fortuita.
La nomina ultima, quella di Moraglia è stata, infatti concordata tra Bertone e Bagnasco, presidente delle Cei, la Conferenza Episcopale oggi probabilmente uno dei cardinali più potenti della Chiesa Romana per il ruolo di influenza che sta svolgendo, attraverso la Conferenze dei Vescovi, nel delicatissimo rapporto tra il Vaticano e la politica italiana. E’ o non è Bagnasco, questo sottile dottore di Chiesa e di politica, nato nei caruggi genovesi, già vescovo di Pesaro e poi addetto militare, l’ispiratore dello storico incontro di Todi, nel quale si sono ritrovate tutte le anime cattoliche della politica italiana, in un movimento che non è poi tanto lontano anche dall’attuale governo italiano e da una delle sue figure più significative ed anche un po’ segrete, il ministro Andrea Riccardi, fondatore della potente e influente Comunità di sant’Egidio, cui l’Espresso di Bruno Manfellotto dedica un ritratto da quasi futuro premier.
Come sono larghe e portano lontano le vie del Signore!