Doria non lo dice, ma il suo stile politico e di candidato appare già l’antitesi di quello delle sue concorrenti – donne: sobrio, severo, quasi silenzioso, impastato di buon senso, con l’azzeramento della demagogia anche oggi che le finanze locali grondano sangue e alibi perfetti per la Sinistra di governo e di lotta, perfettamente incarnata dalla sindaco uscente Marta Vincenzi, che non si perde la testa di un corteo di protesta…
Ora che il transatlantico ha preso il largo il mare di Genova incomincia a incresparsi veramente. Se la sinistra prepara primarie nelle quali qualcuno vede una fotocopia di quelle milanesi, con un nuovo Pisapia zeneise in campo, a Destra o al centro non si è alzata ancora una vela se non quella corsara di Enrico Musso, il professore anche lui di Economia, ex Pdl oggi gruppo misto, che corre da solo trasversale con una bandiera, quella della sua Fondazione, non a caso intitolata Oltremare, ex sfidante della Vincenzi cinque anni fa, con una parola d’ordine civica.
Il quasi candidato che poteva sconvolgere Destra e Sinistra, Beppe Costa, imprenditore, leader dei terminalisti portuali, concessionario del grande Acquario genovese, anche lui erede, ma di una dinastia più recente come i Costa, ha rinunciato, spiazzando il suo fronte che abbracciava anch’esso trasversalmente la città e non osava appiciccargli etichette di partiti o coalizioni.
Ma qualcuno spunterà non si sa da quale porto o isola lontana e vicina, sparando bordate da Destra. I genovesi, ancora malati di mare, comunque possono pure già usare la loro interiezione preferita: Belin che regata!
