Incredibilmente le prossime elezioni comunali avranno una partecipazione mai vista, almeno numericamente. Prima di tutto c’è lei, che si è già rimessa in corsa ed anche minacciosamente, dopo avere dato dei quaquaraquà ai giovani dirigenti del Pd, il segretario regionale Lorenzo Basso e quello provinciale Victor Razeto, incapaci di proteggerle le spalle. La signora sindaco, la cui ombra pensante è il marito, ingegner Bruno Marchese, ex dirigente Italimpianti, vera eminenza grigia, ha addirittura sparigliato i giochi “assumendo” nella sua giunta uno dei leader fondatori di Forza Italia, un ex sindacalista Uil, berlusconiano della prima ora, Pasquale Ottonello, incaricato di fare l’assessore alla manutenzione della città e al decentramento. Il bello è che Ottonello era presidente, ovviamente per la Destra, di uno dei Municipi più importanti, quello di Centro-Levante, che copre quartieri simbolo della borghesia della Foce e di Boccadasse, la patria della generazione di cui Genova è più orgogliosa, i cantautori, da Gino Paoli a Bruno Lauzi a Umberto Bindi. Uno schiaffo clamoroso, assestato all’insaputa di tutti e conclamato in modo che si capisse che alla faccia del Pd, la Vincenzi è capace di disegnare un’altra rotta alla politica locale.
Il “compagno” Claudio Burlando le ha risposto indirettamente che sarebbero necessarie le primarie per scegliere il candidato della sinistra, cosa inaudita per chi sta consumando il primo mandato e si aspetta di replicare automaticamente, soprattutto all’ombra di una roccaforte come quella genovese. Lo scontro ha aperto la strada ad altre candidature interne del Pd, più o meno dichiarate: da quella della senatrice Roberta Pinotti, una delle donne Pd più appariscenti, spesso gettonata in trasmissioni tv come Porta a Porta e Ballarò, prontissima a rientrare a casa, a quella della eurodeputata Francesca Balzani, una giovane avvocata, dello studio Uckmar, spedita a Bruxelles prima che facesse troppa ombra alla Vincenzi.
In un vero baillamme il centro sinistra si è come sturato e la poltrona più ambita nella battaglia è stata prenotata anche dall’Idv di Di Pietro, il cui leader regionale, Giovanni Paladini, ex poliziotto e sindacalista, oggi deputato dopo un percorso nella Margherita, non disdegnerebbe. Le spine di questa rosa di candidati, non a caso prevalentemente al femminile, non mancano, come quella acuminata dell’ex sindaco Pericu, permanentemente attaccato dalla sua successora Vincenzi, il quale, dopo anni di silenziosa sopportazione, ha annunciato che qualora Supermarta fosse nuovamente lanciata dal suo Pd, lui si muoverebbe con una lista civica “contro”, non per rifare il sindaco ma per saccheggiare il serbatoio della Vincenzi e indebolirla. A favore di chi?
Anche sull’altro fronte, quello del centro destra, il marasma è totale e i nomi dei candidati fioccano, ma al ribasso, dopo l’uscita clamorosa dal Pdl del senatore Enrico Musso, di cui Blitz ha raccontato più volte lo strappo dai berlusconiani e l’approdo al Gruppo Misto e poi a quello dell’Udc, del quale il professore di Economia, contendente della Vincenzi quattro anni fa, vorrebbe costituire la “gamba” liberale.