Se prendi il famoso tasso di anzianità, che si misura rapportando gli ultraseessantacinquenni con i ragazzi di 14 anni, scopri che in Liguria ci sono 265 vecchi ogni 100 ragazzi. E allora dove andiamo a finire? Perfino papa Giovanni Paolo II aveva lanciato anatemi duri sulla sterilità dei liguri e dei genovesi. Rimase inascoltato. Che dovrebbe fare se non figli una popolazione che ha quel tasso di anzianità di 265 quando in Italia si naviga su un 144, 144 vecchi su 100 quattordicenni? Fare figli.
Ma come, se qua si battono anche i record di fine gravidanza, come se la corsa verso l’estinzione fosse diventata una questione di principio. In Italia ci sono 210 interruzioni volontarie di gravidanza ogni mille nati, una percentuale che fa rabbrividire il Vaticano e in Liguria le interruzioni salgono a 266 su mille. Il dato si può approfondire con una altro record negativo: se in Italia c’è un 4,4 per cento di interruzioni volontarie di gravidanza tra i ragazzi di 15-17 anni, in Liguria questo rapporto sale a 7,7, l’ottanta per cento in più del dato nazionale.
E’ un riflesso imbarazzante: come se in Liguria insegnassero fin da piccoli a stare lontano dai piccoli, se si può usare questa agghiacciante ripetizione. Chi vuole tutto questo, chi conduce la marcia verso il livello zero, il ground zero demografico? Ma i liguri ovviamente, che possono offrire in questo spicchio della loro storia (avviata al declino?) altri dati importanti: crollano i matrimoni, le separazioni sono in un anno 289 su mille in Italia e in Liguria salgono a 389 e i divorzi, nove su diecimila matrimoni in Italia, quattordici su mille in Liguria.
Che terra è, dunque, questa Liguria che marcia inesorabile, ad ogni livello generazionale, verso la propria cancellazione e dove l’unico ossigeno viene demograficamente rappresentato dalla immigrazione, che però, incomincia a cedere vistosamente anche perché il traino delle occasioni di lavoro per gli extracomunitari si sta assottigliando. Meno popolazione vuole dire anche meno badanti e meno muratori, idraulici, elettricisti, manovalanza in generale perché le occasioni di impiego sono rase al suolo. Il settore edilizio taglia migliaia di posti di lavoro, i grandi cantieri navali, a partire da quelli colossali della Fincantieri in crisi, che assorbivano centinaia di operai e tecnici sudamericani, minacciano perfino la chiusura.
In qualche modo, su quei viali del tramonto dei quartieri residenziali dove i genovesi vacillano nelle malattie e nella vecchiaia gli immigrati possono porsi qualche domanda: che facciamo? Aspettiamo che i liguri si estinguano del tutto e ci sistemiamo in questa terra baciata dal sole, dal mare, da un antico vento di sviluppo considerato una chance, approfittando della situazione? O ce ne andiamo per non essere contaminati anche da questa demografia cinica? Non è un caso che le statistiche ci ripetono che anche fra gli immigrati il tasso di natalità si sta abbassando sensibilmente.
