Qualche vecchio saggio un po più lucido, magari a passeggio per quei viali, intorno a grandi palazzi, simboli di una ex potenza anche economica e dove ora gli ultimi eredi di quei tempi fanno fatica a pagare le spese di amministrazione di appartamenti con troppi metri quadrati per famiglia di una o due persone, potrebbe sostenere che in fondo ĆØ da decenni e decenni che questa ĆØ la musica, il requiem senza dubbio che si ascolta sotto la Lanterna.Ā L’accelerazione del calo demografico c’ĆØ stata nel 1970, ma giĆ nel 1960 la percentuale sulla popolazione degli utrasessantacinquenni era al 12,5 per cento ed ora supera il 30 per cento, dopo essere salita esponenzialmente. Genova giĆ nel 1961 aveva un indice di vecchiaia il 61,7 tra i più alti d’Italia, dietro soltanto a Firenze, Trieste e Torino. Piano piano Genova ĆØ andata in testa a questa classifica misurata sul famoso rapporto sessantacinquenni contro quattordicenni.
Inesorabilmente, malgrado le fiammate dell’immigrazione, sopratutto fino alla metĆ della prima decade del terzo millennio, il 2005, che hanno un po’ rinfocolato la natalitĆ globale, la societĆ genovese ha visto invecchiare le sue generazioni, spolparsi statisticamente i ventenni, i trentenni e i quarantenni e rimpinguarsi i settantenni, gli ottantenni, i novantenni e sopratutto i centenari che sono aumentati di percentuali pazzesche, oltre il 100 per cento. Ed ha incominciato a crollare l’indice di ādipendenza strutturaleā, quello che mette in rapporto gli anziani con le persone in etĆ attiva. Sempre più pensionati, disoccupati, perfino una nuova categoria, figlia di questi tempi āestremiā, i cosiddetti (dal sindacato) ārassegnatiā, che neppure cercano lavoro e sempre meno i cittadini attivi.
Ma ora gli statistici e sopratutto i gerontologi e i sociologi tremano davvero perchĆ© sta per arrivare una vera ondata da tsunami, quella delle generazioni postbelliche particolarmente folte e quelle del babyboom alla soglia dei sessantacinque anni. E allora cosa succederĆ nella giĆ fragile composizione sociale genovese e ligure quando la stragrande maggioranza della popolazione sarĆ vecchia e stravecchia?Ā Che succede, per esempio a Genova, dove nel 2009 i cittadini tra 0 -9 anni erano 46 mila, tra 20-29 51 mila (-13 mila rispetto a dieci anni prima), i 30-39 80 mila (meno 10700), i 40-49 96 mila, i 60-69 81 mila…fino ai centenari poco sotto i trecento, il doppio di dieci anni prima?
Succede che quei viali alberati, quelle creuze di mattoni rossi della Superba, cittĆ verticale, le erte salite, saranno sempre più deserte perchĆØ lƬ i badanti e le badanti non possono spingere i loro assistiti, in salita. E soprattutto esploderanno enormi problemi di assistenza pubblica e privata, che le recenti misure di taglio sociale stanno giĆ rendendo problematici. Trentamila ammalati di Alzheimer contati dal sindacato Spi CGIL, il più presente sul territorio non certo solo nei quartieri alti dai viali silenziosi e rarefatti perfino di carrozelle, ma anche nelle periferie sempre più cadenti, sulle alture nei quartieri Ghetto, come il Diamante di Begato dove gli anziani vivono asserragliati per timore degli attacchi delle bande dei latinos, i giovani latino americani, con berrettino e visiera e mazze in mano per fronteggiare i ārivaliā, come le Lavatrici altro ghetto sulle alture, celebre per il suo assetto urbanistico simile all’elettrodomestico.
