Genova, Marilyn, Maruska e le tempeste sull’Idv

Antonio Di Pietro

GENOVA – Quella coppia sembrava inarrestabile: lui ex poliziotto, ex sindacalista della Ps, ex democristiano, ex margherito, approdato all’Idv nel doppio ruolo di deputato in Liguria e coordinatore regionale, Giovanni Palladini, fisico imponente, eloquio diretto, un po’ grezzo ma duro contro i nemici, avvolgente con gli amici. Lei Marilyn Fusco, la superstar della politica genovese e ligure, mora, selva di capelli sulle spalle, occhi blu di fuoco, una che per la strada ti volti e che con una carriera folgorante è passata dalla umile segreteria di un ex potente in Regione al consiglio comunale, al successo in Regione, e booom, alla vicepresidenza della Regione stessa con in più la delega dell’Urbanistica. Ovviamente nell’Idv e ovviamente sulla scia del fidanzato diventato infine dopo anni di religiosa attesa marito Giovanni Paladini, supercollettore di voti di poliziotti ed ex, tutti inquadrati nel sindacato Sap.

Un amore consacrato dalla politica oltre che dai sentimenti nel momento del maggior fulgore dei due con tutti i potenti della Liguria a festeggiare a Loano, la città del Ponente, dove è cresciuta la bella Marilyn. E intorno a questa coppia di grande potere e influenza un partito sempre più esteso e decisivo nelle geometrie variabili dei governi di Genova e della Liguria. Fuori dalla maggioranza in Comune, con l’avvento del marchese-sindaco Marco Doria, tutto spostato sulla sinistra radicale e escludente i dipietrini, che nella giunta precedente avevano ruoli importanti, in primis l’assessore Stefano Anzalone. Fuori con polemiche al sale, dopo il feeleng con la sindaco precedente, Marta Vincenzi.

Dentro alla maggioranza, invece, ma con quanti maldipancia, in Regione con la Marilyn dilagante nel doppio ruolo in un governo che all’ombra del presidente Burlando tiene molto alla quota rosa e non certo un rosa pallido, con la stessa Marilyn, con Raffaella Paita, spezzina, astro nascente, moglie del potente presidente del porto genovese Luigi Merlo, aggressiva assessore alle Infrastrutture, anche lei proiettata in vetta con una carriera folgorante, da segretaria dell’ex sindaco Giorgio Pagano, un pd molto solido, rapidamente accantonato, a assessore comunale e poi a star regionale.

Un bel rosa anche fuori dalla giunta con la mitica Maruska Piredda, la famosa hostess delle rivolte Alitalia, quella altra bella mora che capeggiava i cortei di Fiumicino, fatta eleggere attraverso il listino dallo stesso Di Pietro in persona tra i banchi regionali. Che ci azzeccava con Genova e la Liguria questa pasionaria dell’ ex “prego allacciate le cinture di sicurezza”?

Quandò sbarcò, e sarebbe meglio dire atterrò nella Superba, senza colpo ferire (nel senso che neppure un voto ha dovuto conquistarsi), si mise in luce con un autogol clamoroso. Le chiesero che cosa conosceva di Genova. Rispose con il suo sorriso conquistatore di consiglieri regionali e non: “ Ma l’aeroporto, innanzitutto, dove come hostess sono arrivata tante volte: il Marco Polo!”. Peccato che l’aeroporto Marco Polo sia quello di Venezia e che quello genovese è battezzato, abbastanza logicamente, Cristoforo Colombo.

Ma nella formazione Idv che decide i destini della Liguria, nella formazione governata con una certa sicumera dal Burlando, c’erano altri importanti personaggi e non solo femminili, vista che l’altra donna forte e forse la più politicamente dotata di tutte, Patrizia Muratore, ha dovuto sloggiare di fronte alle falcate inarrestabili di Marilyn, Marusca e della Raffaella spezzina.

E guarda caso anche la Muratore è volata in un altro partito flessibile, l’Udc, a fianco del suo compagno di vita e di politica l’onorevole Gustavino, un altro ex margherito, oggi basculante tra Casini e gli altri moderati. Insomma, in Liguria se scopri una signora molto forte politicamente, devi capovolgere il detto classico: “Cherchez la famme”, qui funziona cherchez l’homme.

Ecco tra i maschietti targati Idv il preside delle più importanti scuole liguri, Nicolò Scialfa, un’ altra folgorante new entry della politica ligure, detto voce tonante per le sue performace oratorie potenti e documentate, arrivato tra le braccia di Di Pietro da Rifondazione Comunista, figlio di un minatore siciliano, self made man innamorato della scuola e ora della politica, passato dalla cattedra agli incarichi regionali come una folgore, anche lui fisico possente(che sia una caratteristica richiesta dal Tonino nazionale?), un uomo a tutto tondo, amico di Beppe Grillo e a lungo responsabile scuola nazionale Idv.

Che cosa ha indotto un autorevole giornalista come Umberto La Rocca, direttore de Il Secolo Xix, a definire questo giro Idv ( il Pd ovviamente non entra nelle pepata definizione) cavalcante e un po’ trasbordante, una vera e propria “banda”, in un editoriale durissimo arrivato sulle colonne del quotidiano ligure al culmine di una serie di scandali?

Due inchieste urbanistiche e una valanga di rivelazioni giornalistiche partite dalle Procure di Sanremo e poi di Pistoia hanno improvvisamente disarcionato l’amazzone Marilyn dal suo alto scranno di responsabile di uno dei più importanti incarichi: quello di chi governa il territorio delicatissimo della Liguria, tartassata dalla cementificazione, overdosizzata dai porticcioli, minata dall’abbandono delle colline e delle montagne, franosa, spolpata, minacciata permanentemente da progetti edilizi, da ristrutturazioni perfino nei suoi punti nevralgici, le alture genovesi, le coste del Ponente, Portofino, le Cinque terre, le foci del fiume Magra.

Un avviso di garanzia niente di più di questo, inviato alla signora Fusco-Palladini dalla Procura di Sanremo sui suoi rapporti con il costruttore del porticciolo di Ospedaletti, è la scintilla che innesca la tempesta perfetta sull’Idv. Il porto di Ospedaletti è uno scandalo a cielo aperto. Hanno cominciato a costruirlo e poi l’hanno mollato lì: i giudici vogliono sapere quali rapporti di eventuale favore c’erano tra l’impresa costruttrice e l’assessora Fusco, se ce ne furono. Lei si difende sui giornali, sostenendo che l’incarico di chiarire i rapporti con quell’impresa le era stato affidato dal suo presidente Burlando.

Ma la valanga incomincia a precipitare anche perchè Ospedaletti è una ferita aperta. E’ uno dei luoghi più incantevoli della costa tra Liguria e Francia, ville e giardini , una spiaggia di sassi e ora quei lavori interrotti che la deturpano, un cantiere abbandonato, un altro sconcio a trenta chilometri da quello di Imperia dove il famoso porto nautico per megayacht tra Oneglia e Porto Maurizio, costruito dalla imprenditrice locale Beatrice Cozzi Parodi e da Francesco Bellavista Caltagirone giace sotto una coltre di scandali che hanno sepolto l’intera provincia di Imperia e murato in carcere da mesi e mesi il 73enne Bellavista Caltagirone.

Un’opera, quella di Ospedaletti, di cui si fatica a trovare una ragione alla fine di un’estate italiana nella quale i porticcioli della Liguria si sono svuotati per effetto delle nuove tassazioni e le barche italiane sono mtutte di là, da Mentone a Saint Tropez.

Allora che senso ha fare un altro porto ancora? E farlo proprio lì a una spanna da Sanremo che di porticcioli ne ha due, a tre spanne da Aregai che ha un altro grande porto, non lontano dal costruendo porto di Ventimiglia.
Marilyn resiste un giorno, poi scossa da una telefonata di Antonio Di Pietro, si dimette dall’Urbanistica con alti lai di tutta la sua parte politica: siamo gli unici a rimettere il mandato di fronte a un misero avviso di garanzia.
Marilyn scuote la chioma, sbatte gli occhi e si accomoda, ma dove? Non certo sui banchi dei consiglieri, diventa capogruppo dell’Idv e pretende di presiedere la Commissione Urbanistica, al suo posto viene nominato Cascini, un altro Idv che non aveva ben digerito gli assessorati a lui affidati, tra i quali lo Sport e Scialfa va a fare il vicepresidente della giunta dove può dispiegare bene il suo sussiego.

Insomma è un affare Idv e la Regione Liguria, in attesa degli eventi, lascia fare alla supercoppia Paladini-Fusco, che interpreta la tempesta semplicemente come un incidente che si fronteggia spostando qualche pedina sulla propria scacchiera: Marilyn da qui a là, Scialfa in sella e Cascini risarcito. Tutti contenti, madama la marchesa? No, perchè la frana è appena partita e dalla Toscana arriva l’altra inchiesta che piazza i riflettori sulla costruzione di un famoso ponte alle foci del Magra, dove era crollato, nella terribile alluvione dell’ottobre 2011, il collegamento Liguria-Toscana.

I magistrati di Pistoia vogliono sapere che rapporti ci sono tra l’assessore ligure di allora, la bella Marilyn e il costruttore Giordano Rosi, che si era aggiudicato la costruzione dell’opera in un bando un po’ tortuoso poi annullato dal presidente Burlando perchè l’importo, sei milioni di euro, era stato giudicato troppo costoso. Poco importa ai magistrati che quel ponte alla fine lo abbiano costruito gratis Cociv e Impregilo, i general contractor che stanno realizzando il Terzo Valico e che l’opera sia stata poi inaugurata lo scorso 7 luglio.

Il faro dell’inchiesta sta puntando sui rapporti Fusco-Rosi. Spuntano le inevitabili intercettazioni e perfino le foto di Marilyn, che da casa sua assisteva alle telefonate di Rosi in Regione per consocere i passi della procedura di assegnazione e minacciare ricorsi al Tar.

Il costruttore di Pistoia è insistente e anche prepotente, perchè si sente sfuggire l’affare di mano, ma alla fine se lo aggiudica. E chi è l’intermediario tra lui e la bella Marilyn, che rinvia appuntamenti e trasferte pur di incontrarsi con il Rosi? Renato Palladini, il fratello di Giovanni e, quindi, cognato della Fusco. In una intercettazione significativa Palladini II dice a Rosi, dopo che l’opera del ponte sembra nelle sue mani: “Intanto ti volevo ringraziare per i regali alle bambine……”.

Accerchiata da Levante e da Ponente, Marilyn Fusco e suo marito non demordono e guardano in faccia le tempeste che stanno minando la loro perfetta costruzione del potere genovese e ligure, fondato su un pacchetto di voti che il prode Giovanni ha portato a Di Pietro, appunto quel consenso da lui raccolto tra le fila dei poliziotti iscritti al Sap, il suo sindacato e traslocato come un baule dalla Margherita, al Pd, all’Idv. Poliziotti nei secoli fedeli ben più dei carabinieri.

La tesi difensiva è che esista in Italia un vero e proprio complotto anti Idv. Il complotto ha spostato la sua trama anche in Liguria, dove i rumors intorno alla coppia fatale erano incessanti da tempo. Ma è una difesa che resiste poco, anche perchè il consiglio regionale è chiamato ad affrontare il secondo capitolo della Marilyn story, quello del ponte della Colombiera e dell’incontro tra la oramai ex vice presidente e il costruttore. Il resto della maggioranza e tutto il consiglio regionale non sopportano più che l’Idv continui a spadroneggiare nella Urbanistica, dove Marilyn ha traslocato. E allora secondo processo e seconda ritirata. Con la chioma un po’ più scomposta, il look meno aggressivo, l’ex vice presidente-assessore legge due pagine accorate con una citazione di alto livello ma sbagliata nei riferimenti, che scatena l’ironia dei colleghi. Si paragona al protagonista del “Processo” di Kafka, vittima di una accusa sconosciuta, ma sbaglia il nome del grande scrittore, chiamandolo Joseph. I giornali la prendono in giro e sono i giorni in cui l’Idv a Roma si spezza in due, subendo i richiama di Grillo. Dove finiranno Marilyn, il suo potente consorte, Scialfa, che di Grillo è, appunto, amico e i resti dell’Idv, che in Comune potrebbe ascoltare i richiami del Pd, pronto a abbandonare il sindaco Doria di fronte ad altre esplosive diatribe urbanistiche?

Magari si spezza in due e Marilyn più Palladini traslocano con il loro baule di voti da un’altra parte. La amministrazione regionale ha ancora più di mezzo mandato e le scomposizioni dei partiti sono il terreno preferito della rinomata coppia.

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fmanzitti