Sembra che la benedizione cardinalizia di almeno uno dei due principi della Chiesa che hanno fatto la fortuna di Vinai, sua eminenza Angelo Bagnasco, sia stata il vero lasciapassare per lanciarlo, mentre i rapporti con Bertone, il segretario di Stato, siano un po’ più freddi da qualche tempo. Non erano caldissimi neppure i rapporti con il capo politico di Vinai, quello che lo sdoganò dal suo ruolo di ex galoppino Dc, Claudio Scajola, costretto in qualche modo a porre la sua mano protettrice sull’ex pupillo, che un po’ di distanza aveva preso dopo lo scandalo della casa comprata dall’ex ministro a sua insaputa con vista Colosseo.
Vinai è, d’altra parte, un cattolico tutto d’un pezzo, uno che era abituato a mollare qualsiasi impegno a una certa ora del pomeriggio, per “andare a recitare compieta” la preghiera serale, che solo i fedeli più devoti e tradizionalisti vanno a celebrare. In realtà tutta la partita genovese sembra ruotare intorno alla Curia, dove il cardinale “regna” con grande influenza al punto di cercare di pesare pure sulle scelte già decise dal Terzo Polo di Casini-Fini-Rutelli, che per Genova hanno scelto il terzo candidato, Enrico Musso.
Gli uomini del Terzo Polo, già schierati nella città laboratorio della “nuova politica postmontiana, con il professor Musso, starebbero trattando le liste del loro candidato, chiedendo addirittura lo schieramento un numero preciso di “cattolici di provata fede” per adempiere al loro impegno di alleati.
Cose mai viste nella città del fu cardinale Giuseppe Siri, campione di tradizionalismo nella Chiesa, inventore dei Comitati Civici di Luigi Gedda anti Pci degli anni Cinquanta-Sessanta, ma che nel clima confuso che si sta creando a Genova sono legittimate dal sentimenti di riverenza e totale soggezione, manifestati da illustri esponenti del ceto borghese, dell’imprenditoria cattolica.
La “minaccia” di una ennesima vittoria della Sinistra, questa volta più radicale e “estremista”, perché incarnata dal figlio del “marchese rosso”, quel Marco Doria sbucato dal nulla e che ha stravinto le Primarie, continua a spaventare quegli strati di opinione pubblica che ondeggiano vistosamente tra il professor Musso, un laico convinto e Vinai, l’uomo dell’Opus Dei.
Il quadro si complica ancora di più perché i candidati sindaci sono anche altri, sicuramente uno della Lega Nord, tradizionalmente non molto forte a Genova, ma capace di mettere in campo un trentacinquenne popolare, Edoardo Rixi, consigliere regionale che ha fatto della battaglia anti moschea un vero punto di forza e anche l’unica donna candidata, Susy De Martini per la Destra di Starace, una signora che nell’arco delle ultime tre consultazioni elettorali a Genova, in Liguria e in Europa è riuscita a farsi mettere in lista dal centro destra, dal centro sinistra ed ora dalla Destra postfascista.
Questa ultima candidatura, probabilmente quasi insignificante per il peso che potrà rappresentare, è il sintomo di una confusione totale e del disfacimento progressivo del quadro partitico, dove le capriole e le giravolte sono diventate la cifra caratterizzante della vigilia.
Se si aggiunge la notizia che Beppe Grillo, genovese doc, ha minacciato di ritirare dalla competizione elettorale il suo movimento Cinque Stelle e quindi di cancellare la corsa del suo candidato-sindaco, allora le incertezze aumentano. I sondaggi, infatti accreditavano, i grillini di una percentuale intorno al 5-6 per cento, capace di tenere giù il centro sinistra, sotto il 50% più uno, che garantirebbe la “solita”, per la Sinistra, vittoria al primo turno. Doria non avrebbe, in questo caso, il freno che fece saltare il banco nelle ultime regionali piemontesi, facendo cadere Mercedes Bresso e consegnando la Regione al leghista Roberto Cota.
A due mesi esatti dal voto, dopo la grande sberla delle Primarie che hanno capottato il Pd, gli ultimi avvenimenti, l’unzione sacra di Vinai e il ritiro dei grillini, agevolerebbero alla fine l’ex marchese Marco Doria, il cui galeone continua a veleggiare al largo della Superba, come il più accreditato alla vittoria finale.