Chi va al traino di tutto ciò, se non la mafia? Prima poteva chiedere il pizzo al negozio di scarpe, ora lo può chiedere allāimpresa di costruzione che scava la galleria o che trasporta i detriti nelle discariche.
Giusto le discariche sono oggetto di unāaltra clamorosa inchiesta in una terra dove i rifiuti non sanno più dove sbatterli, non potendo certo affondarli in mare e essendo i siti locali stracarichi come quelli di Napoli e dintorni.
Tutto questo ĆØ ancora nulla rispetto allāinchiesta-madre, quella che sta crocifiggendo, dopo mesi di pressing, proprio Claudio Scajola, che figura giĆ tra gli indagati. Era un fascicolo latente nella scrivania della Procura imperiese che riguardava la concessione a una societĆ mista pubblico-privato della costruzione del porto turistico di Imperia, un gigantesco impianto a lungo vagheggiato e finalmente in realizzazione per mano di una santa alleanza tra imprenditori locali e il potente costruttore romano Francesco Caltagirone Bellavista. Dove sta lāinghippo? Dappertutto secondo i giovani pm di Imperia, Alessandro Bogliolo e Maria Antonia Di Lazzaro, che hanno giĆ sequestrato valanghe di documenti dellāaffaire, sostituendo allāinerzia precedente della Procura una indagine a tappeto. Come sono stati scelti i costruttori di quello che viene considerato potenzialmente il porto turistico più grande dāEuropa, sono legittimi i volumi delle costruzioni a terra, nel territorio del Comune di Imperia, come sono stati venduti a prezzi dāoro i posti barca, ci sono violazioni al Prg e scavalcamenti demaniali, in unāopera annunciata con un rullio di tamburi nellāapogeo politico di Scajola, allora potente ministro dello Sviluppo Economico?
Lāinchiesta sta dragando tutto ciò, mentre Scajola tace e fa trapelare solo la sua preoccupazione nellāeremo in cui si ĆØ blindato sulla dolce collina di Diano Calderina, sopra il centro di Imperia. Preoccupazione legittima ancor di più, dopo lāavviso di garanzia, quando la Procura ha messo sotto inchiesta per violenza privata il sindaco di Imperia Paolo Strescino e il segretario generale del Comune Andrea Mattarazzo, rei di avere esercitato una forte pressione su Pierre Marie Lunghi il dirigente comunale del Demanio che aveva clamorosamnente revocato la concessione per la realizzazione del porto a Caltagirone e Company. Sindaco e segretario difendevano a spada tratta la concessione.
La ragione della revoca alla societĆ Porto di Imperia, giustificata dal funzionario demaniale da presunte false fatturazioni, mancanza di altre fatturazioni su lievitazione dei costi, subappalti vietati e irregolaritĆ urbanistiche, erano state pesantemente avversate dal sindaco, eletto un anno fa sotto la regia della alleanza che poggiava su Scajola perchĆØ metteva in crisi tutto il sistema del grande affare.
In realtĆ il cuore dellāinchiesta, che sta veramente facendo tremare Imperia, sono i rapporti tra Scajola e Caltagirone. PerchĆØ e come si arrivò ad affidare lāopera al costruttore romano, dopo un romanzesco viaggio in elicottero del noto costruttore romano accompagnato da Scajola e _ lupus in fabulaā di Pierangelo Fiorani, quello del Banco di Lodi, a pelo dāacqua nel dolce golfo di Imperia?
Scajola ha anche pubblicamente difeso quella scelta e la costruzione dellāopera, attesa da decenni in cittĆ , rivendicandone la paternitĆ e lāimportanza. Lāaccusa contesta quella scelta e mette in discussione il nocciolo dellāaccordo tra il Comune, il costruttore, gli altri imprenditori locali e si chiede quali sono state le contropartite per Caltagirone di un impegno kolossal in Riviera?
E piove anche sul bagnato perchĆØ, mentre i Pm scavano nei documenti risalendo a monte, altri giudici piemontesi stanno setacciando la Porto di Imperia in una inchiesta su imprese della loro regione sospette di legami con la nādrangheta. Hanno sequestrato carte che riguardavano la Reale Costruzione di Rivoli, che realizzò le opere di calcestruzzo delle banchine imperiesi.
Insomma un vero baillamme di giudici che incrociano giudici, una intera classe dirigente, dal suo apice scajolano, agli amministratori locali sotto scacco tra avvisi di garanzia e minacce di custodie cautelari, che agitano i sonni.
Un Ponente cosƬ bollente che ci si può perfino consolare andando a Sanremo, generalmente epicentro di tutti gli scandali dellāarea, dove il Casinò perde colpi e lāimmagine della cittĆ si appanna al punto che il suo sindaco Mauro Zoccarato, un altro scajolano di ferro, e il presidente dimissionario della casa da gioco, Di Ponziano, un abile manager dimissionario, ma in carica fino al dopo Festival e alla chiusura di un bilancio in forte deficit, corrono a Torino e stringono una santa alleanza con la Juventus di Andrea Agnelli, per legare lāimmagine un poā deteriorata della CittĆ dei fiori alla squadra di calcio più popolare dāItalia, malgrado i tempi difficili, prevedendo alleanze, tourneĆØ e scambi di marchi.
Come dire, riuscirĆ la Vecchia Signora del calcio, che in Riviera fa il pieno di tifosi tra i pensionati piemontesi, che si sono trasferiti al caldo della Liguria, a salvare la vecchia signora del turismo ligure, appannata per il business in decadenza del Casinò, incrinata nel turismo(cento alberghi chiusi negli ultimi due anni) rimasto allāetĆ della pietra, affidata ora solo agli scodinzolamenti di Belem e Elisabetta, circondata da inchieste esplosive, mentre continuano a brillare i cento fuochi?