Ma se il comandante รจ di quei posti, di quei porti grandi e piccoli, di quei paesi arrampicati sulla collina, ma in faccia al mare, eccola lรฌ la differenza con gli altri di tutto il mondo, con gli Schettino napoletani ma anche con i comandanti, i capitani, i nostromi, i semplici marinai di ogni dove, di ogni oceano, di ogni mare.
Assaltano una portacontainer nel golfo di Aden i pirati del terzo Millennio e chi la comanda quella โbarcaโ? Un genovese, un ligure. Chi รจ il capitano di quella nave da carico che scampa la tempesta perfetta nel Pacifico infuriato a chissร quale latitudine? Uno di Camogli o di Lerici o di Porto Venere e se non รจ lui il comandante, ci sarร pure un nostromo, un ufficiale in seconda, un capo macchina con la stessa provenienza geografica.
Dove รจ finito, allora, quellโorgoglio da capitale appunto un poโ depressa nel resto, ma sempre fiera della sua arte marinara ombelicale e tramandata di generazione in generazione: da quei diavoli che scendevano in mare contro gli sciabecchi saraceni, dalle battaglie delle Repubbliche marinare in avanti, fino ai galeoni in lizza per gli imperatori delle potenze europee, ai velieri, fino ai vapori, cosรฌ si chiamavano, sempre piรน moderni, fino ai transatlantici belli da strabuzzare gli occhi come il Cristoforo Colombo, il Conte Rosso, lโAugustus, il Vulcania, fino allโAndrea Doria, la ferita ancora sanguinante del suo naufragio davanti alla costa americana, speronata dallo svedese Stockholm, altro che la Costa Concordia.
La tragedia a tradimento nella nebbia nordatlantica e lโimpudenza assoluta sulla rotta Mediterranea tra Civitavecchia e Savonaโฆ..
Ma poi la colpa non รจ rimasta solo di Schettino, della sua spavalda guasconata sotto costa del Giglio, dellโinchino, della crociera turistica piรน o meno concordata con la compagnia, con i manager. Mano a mano che dal relitto gigantesco della Costa Concordia, diventato lo show permanente della vergogna marinara italiana, sono incominciate a emergere, insieme ai cadaveri delle sciagurate vittime, le veritร , quella distanza tra Genova e le responsabilitร del naufragio si sono accorciate.
Certo anche se sul fumaiolo giallo adagiato di tre quarti verso il porticciolo dellโisola la gigantesca C non รจ piรน la โfirmaโ della famiglia Costa, ma รจ diventato il simbolo di Costa Carnival, gigantesca compagnia crocieristica americana, di proprietร di Miki Arison, il magnate yankee, quel timbro storico ora รจ difficile da cancellare.
Costa vuol dire Genova, oltre le appartenenze, le proprietร , il business kolossal che le crociere sono diventate dalla fine del secolo scorso. Costa non รจ solo il nome di una grande famiglia, costretta a lasciare le crociere al culmine della sua crisi, ma Costa รจ sempre Genova, a prescindere.
Oggi le grandi navi con la C sui fumaioli cambiano il paesaggio non solo sulla linea a sorpresa delle rotte turistiche, ma sono storicamente il panorama del grande porto genovese, che le ha sfrattate solo per un grave errore economico dai suoi moli. Sono diventate la impressionante quinta, quelle navi-gigante, della cittร di Savona, loro home port, che puรฒ ospitarne quattro per volta, con una evidenza tanto clamorosa che se arrivi nella cittร del Ponente ligure quando sono tutte allineate sui nuovi moli costruiti apposta per loro, la cittร sparisce al cospetto degli scafi immensi, le case annichiliscono e non vedi neppure lโorizzonte.